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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. V
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Bonola, Giulio: Il tritico di Borgomanero
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0351

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342

GIULIO BONOLA

socio del Pini, o, comunque, un artefice da questo incaricato di finire e mettere in opera
l'aitar maggiore allogatogli.

Probabilmente nell'occasione del trasporto il tritico fu restaurato, o, per essere più
esatti, rovinato.

*

* *

Queste sono tutte le notizie che mi fu dato raccogliere sugli autori e sulla storia del
nostro tritico, lieto di avere aggiunto tre nuovi nomi a quelli che si conoscono della sim-
patica scuola di Gaudenzio, più numerosa certo che finora non ci risulti.

La tavola della Madonna ricorda genialmente varie opere sublimi del Ferrari: la Ter-
gine nella sala dello Sposalizio della Pinacoteca di Brera 1 e quella della Pinacoteca Bor-
romeo 2 a Milano, la magnifica tavola della parrocchiale di Tarallo (vedi fìg. 4a) e, più che
ogni altra, la Madonna degli Aranci o di San Cristoforo in Vercelli, che il Ferrari vi di-
pinse nel 1529 (vedi fìg. 5a). Anche la tavola del Lanino a Borgosesia ha colla nostra una
considerevole analogia (vedi fìg. 6a).

Peccato davvero che questa parte centrale del tritico sia anche la meno conservata:
il tempo, la polvere, l'inaridimento e i restauri malaugurati guastarono inesorabilmente il
viso della Tergine; tutta la sua veste gialla, che doveva essere lavorata alla guisa di Gau-
denzio con fini arabeschi (e lo si vede da alcune piccole parti), fu tutta sciupata e ridotta
ad una macchia oscura giallognola; vi è tolto così tutto il fascino delle vesti della ricordata
Tergine di Brera e di quella del conte G. B. Vittadini di Milano. 3

Abbastanza ben conservate invece, quantunque non immuni anch'esse da restauri, sono
le figurine della parte inferiore. Per queste, simpatica consuetudine della scuola di Gaudenzio,
e pei due santoni, non mi trattengo in confronti.

Occorre invece che ne faccia per tla Pietà; ma, pur troppo, solo per dire che essa è
copiata, e poco diligentemente copiata, da quella del Ferrari, che si ammira nel Duomo di
Novara sotto lo Sposalizio di Santa Caterina, dipinta verso il 1524 4 (vedi fìg. 3a). I lettori
dell'Archivio potranno confrontare questa Pietà novarese con quella della tavola già ricor-
data della parrocchiale di Tarallo (vedi fìg. 2a) e con quella di Casa Crespi in Milano,
illustrata già in questo periodico dal dott. Gustavo Frizzoni 5 e dall'avv. Ambrogio Marazza,
che ve ne riprodusse il cartone. 6-7

L'incorniciatura di tutto il tritico non gode la finezza degli intagli gaudenziesclii; ma
ricorda nel disegno quella del Cenacolo della Passione in Milano, riprodotto pure in questo
periodico dall'avv. Ambrogio Marazza,8 al quale — m'è grato dovere ricordarlo — devo anche
gran parte della presente illustrazione.

Giulio Bonola.

1 Già riprodotta in questo Archivio, nel fase. XI-XII,
dell'anno 1890, in un articolo del dott. Gustavo Friz-
zoni: «I nuovi acquisti dei Musei del palazzo di Brera
in Milano ».

2 Illustrata essa pure in questo periodico dal Friz-
zoni nel fascicolo IX-X, del 1890.

8 Vedine la riproduzione ne\V Archivio, nell'articolo
del Frizzoni: «Il Sodoma, Gaudenzio Ferrari, Andrea
Solaro, illustrati in tre opere in Milano recentemente ri-
cuperate ». Anno IV, luglio-agosto 1891, pag. 280.

4 Probabilmente anche questa Pietà coronava tutta

l'opera, come nel tritico di Borgomanero. La presente
incorniciatura fu eseguita su disegno del compianto

ingegnere-architetto G. Fassò, nell'occasione del cente-

nario di Gaudenzio Ferrari.

■' Vedi la Miscellanea del fascicolo IX-X, dell'anno

1890, intitolato: « Una Pietà di Gaudenzio Ferrari e la
supposta Madonna di Casalmaggiore del Correggio ».

6 Vedi nel fascicolo iii del 1892 l'articolo dell'av-
vocato Ambrogio Marazza: « I cenacoli di Gaudenzio
Ferrari ».

7 La Pietà sottoposta alla gran tavola della Chiesa
della Santa Pietà in Cannobio: « Cristo che cade sotto
la croce sulla via del Calvario », viene a torto attri-
buita al Ferrari. La credenza viene forse dal fatto che
essa si trova fra due angeli inginocchiati dipinti dal
Ceri. Questa Pietà, dipinta su pergamena era già ve-
nerata in Cannobio e ritenuta miracolosissima molto
tempo prima di Gaudenzio.

8 Vedi il citato articolo dell'avv. Ambrogio Marazza
« i cenacoli di Gaudenzio Ferrari » nel fascicolo iii
del 1892.
 
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