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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. V
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Supino, Igino Benvenuto: Nino e Tommaso Pisano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0370

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NINO E TOMMASO PISANO

361

Scrive il Da Morrona: « L'altare di bei marmi composto racchiude il simulacro di Cristo
confitto sulla croce, che da una delle porte del Camposanto fu rimosso, e qui trasferito nel-
l'anno 1790.

« Or che l'abbiam veduta d'appresso non dubitiamo di attribuir quest'opera di tondo
rilievo al prodigioso scalpello di Niccola e più volentieri ancora a quel di Giovanni suo
fkrlio. se toltone il restauro dei piedi e delle mani ciò eli'è d'antico ne consideriamo. Non

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apparisce in tutto il corpo di lui una buona proporzione anatomica, ma i pochi muscoli
ben segnati, l'artificio della testa, e del panno che gli gira sull'anca in ben intese falde,
constituisce questa scultura, chiunque di essi ne sia stato l'autore, per un bel monumento
dell'Arte pisana de'tempi di mezzo».1

La figura del Cristo, non abbiam bisogno di dirlo, non può ritenersi nè del prodigioso
scalpello di Niccola, nè molto meno di quello del figlio: e, se in quest'opera non si riscon-
trassero i caratteri di somiglianza da noi più sopra accennati, un altro argomento verrebbe
a confermare le nostre supposizioni. Nel 1390, Magister Jacopus quondam Michaelis pictor,
qui aliter nominatur et Gera, de Catella Sancii Nicoli, corani me etc— confessus fuit se
imbuisse et in veritate recepisse a Domino Operaio, dante ut supra, prò suo salario et mer-
cede, prò ornatura et pictura Crucifixi positi super hostium Campisancti, versus portam Leonis,
lire 24 e soldi 10.2

Ora, poiché è logico e naturale supporre che la pittura, secondo l'uso di quei tempi, seguisse
immediatamente la fattura dell'opera, non ci pare d'esser lontani dal vero argomentando essere
stato questo Crocifìsso scolpito nell'anno stesso o nell'antecedente, ossia 4 o 5 anni avanti
che si lavorasse dal medesimo artista il monumento sepolcrale del cardinal Moricotti, morto
nel 1394. Ma fra i tanti maestri allora al servizio dell'Opera, a chi attribuire il merito?
Forse a Lupo di Gante, le cui notizie vanno dal 1368 al 1398, il quale lavora nel frattempo
alle ornamentazioni esterne della cupola di San Giovanni, e che fece un allievo in maestro
Jacopo, chiamato nel registro del 1391 (nel quale solo comparisce il suo nome), discepolo di
maestro Lupo? o a Nocco di Yenturino, altro maestro di pietra, le cui notizie vanno dal-
l'anno 1385 al 1398? È impossibile indovinarlo, dal momento che mancano documenti per
dimostrarci il carattere della scultura propria a questi o ad altri artisti, che in quell'epoca
vissero ed operarono.

Contentiamoci dunque di ammirare il lavoro, e di stabilire che non può tenersi per opera
di Niccola o di Giovanni, di Nino o di Tommaso, bensì di altro artefice, che ha lavorato
nella seconda metà del secolo xiv.

Pende il Cristo dalla croce con le braccia distese, i piedi soprammessi e tenuti fermi
da un chiodo, la testa abbandonata sull'omero destro, il torso nudo, le anche ricoperte di
un sottil panno, che con naturali andamenti di pieghe finissime gli scende sin sotto il ginoc-
chio. Sul capo, in una cartella, a caratteri gotici, è la scritta: Jesus nazarenus rex judeorum,
e nella base, entro il rialzo di dove sorge la croce, è il teschio. Notevole è veramente il la-
voro: piena d'espressione la testa, dalle chiome a ciocche, cadenti sulle spalle, dagli occhi
socchiusi e pieni di dolorosa espressione, dalla bocca semiaperta. Studiate anatomicamente
le braccia distese, sapientemente solcate dalle vene; nel torso, sebbene non possa dirsi la
parte migliore della figura, perchè esile e un po' diritto, son ben resi i vari muscoli delle gambe,
contratti per la sforzata positura. L'opera insomma ci rivela un artista di valore, studioso
del vero, ricercatore della forma e del sentimento, del quale non siamo in grado di dir nulla
a maggiore illustrazione di questa opera, che rimane l'ultima manifestazione importante
della scultura pisana del secolo xiv. La quale noi abbiamo così studiata nei lavori princi-
pali che ci rimanevano, cercando, ove ci è stato possibile, di assegnarli ai differenti ar-
tefici cui ci pareva dovessero appartenere; nè vogliam dire con questo di aver percorso intiero

1 Pisa illustrata, ecc., voi. Ili, pag. 163.

Archivio storico dell'Arte, Serie 2", Anno I, fase. V.

2 Entrata e uscita, 38 turchino, c. 70*.
 
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