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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. V
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0401

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392 KECE

zione del conte Gregorio Stroganoff (fotografata
dal sig. Domenico Anderson) e qui riprodotta, per
gentile condiscendenza del proprietario (fig. 2a).

Nella serie concernente Pavia e Lodi il B. fa
un apprezzamento ponderato del valore speciale
che si deve riconoscere alle tavole eseguite per
una cappella della chiesa dell'Incoronata, anche per
le preziose indicazioni che vi sono contenute nei fondi
dietro le figure, dai quali si possono ricavare molti
dati utili a richiamare le squisite decorazioni del
tempio stesso, in parte perdute, in parte non ese-
guite.

La sesta serie è dedicata a Bergamo. A ragione
egli accetta senza ambagi per opera del Bergo-
gnone la Madonna col Bambino poppante della
Galleria Locliis, soggiungendo anzi che l'intona-
zione della tavola presenta tutti i caratteri della
maniera grigia. Piuttosto che accennare ai dubbi
in proposito, egli poteva ammettere la certezza
della falsità dell'iscrizione che ci dà per autore lo
Zenale.

Nelle case private rimaneva qualche altra cosa
da citare: se non altro, nella raccolta Frizzoni Salis
tre tavole, rappresentanti N. S. risorto e i Santi
Pietro e Paolo, figure approssimativamente grandi
al vero, parti di qualche antica pala da chiesa.

Passando all'antico ducato di Milano troviamo
fatto menzione di due opere, a proposito delle quali
non possiamo fare a meno di sentirci richiamati

all'antica metafora delle perle gettate ai porci.

^ •

E altamente increscevole infatti il vedere ab-
bandonato nel sudiciume e nell'oscurità di una me-
schina chiesa di campagna un trittico qual'è quello
della parrocchiale di Crescenzago, a poche miglia
da Milano. Anticamente, come avverte il B., do-
veva stare sull'altar maggiore della chiesa, fondata
nel 1503, e la titolare, Santa Caterina, colle sue
compagne Cecilia ed Agnese, unitamente ai devoti
attorno ad esse, concepiti con isquisita ingenuità,
vi avranno fatto grata mostra di se. Ora sono af-
fatto trascurati e rincantucciati in un altare secon-
dario quasi privo di luce.

E a Melegnano il bel soggetto del Battesimo
di N. S., firmato del nome e datato, destinato in
antico alla cappella del Battistero, ora trovasi con-
finato sopra la porta della sagrestia.

Sono questi due casi fra alt, i nei quali vorremmo
invocare l'intervento di qualche provvida disposi-
zione, per cui venissero resi all'apprezzamento del
pubblico colto e alla dignità del loro proprio valore
due opere ragguardevoli del nostro autore.

« Gallerie pubbliche e private estere » è inti-
tolata la serie ottava.

Incominciando con certa tempera sulla tela
della Galleria Reale di Dresda, dobbiamo dire che
il B. è incorso in un equivoco, in quanto quella
tela, piuttosto debole, rappresentante Maria Tergine
in piedi, in atto di adorare il Bambino coricato sul-
l'erba (fig. 3a), era anticamente a torto attribuita al
Bergognone, ed ora per suggerimento del Lermolieff
giustamente è assegnata al suo vero autore Ambro-
gio Bevilacqua, come si può vedere nel catalogo
del sig. Carlo Woermann a pag. 49. Il nostro au-
tore per pura svista deve avere scambiato i ter-
mini-, ma in realtà sarebbe difficile l'immaginare
che ad un erudito forestiero prima delle indica-
zioni del Morelli avesse potuto venire in mente
un pittore di carattere e di fama affatto locale
quale è stato appunto il modesto Bevilacqua, una
specie di Bergognone da strapazzo.

Quanto alle due tavole possedute dalla R. Gal-
leria di Berlino, è interessante l'apprendere che
una di esse offre pure un addentellato colla Cer-
tosa di Pavia. Infatti, oltre che le figure appar-
tengono alla stimata maniera grigia, il pavimento
dipinto al basso è secondo il disegno di quello della
Certosa.

Rispetto all'altra, dove sono raffigurati, oltre
alla divina Madre col Pargolo, i Santi Giovanni e
Ambrogio, quest'ultimo ripetuto in piccolo nel fondo,
mentre a cavallo guida i Milanesi alla battaglia di
Parabiago, il nostro autore c'insegna che si trovava
in Milano nella chiesa di S. M. Liberata, ora di-
strutta.

Sono di minore entità i due numeri registrati
nella serie nona: «Reale Pinacoteca di Torino».

Nell'appendice sono contemplati i quadri d'in-
certa o erronea attribuzione. L'autore a ragione vi
contesta la mano del Bergognone rispetto a certe
figure ora murate sotto il porticato terreno della
Biblioteca Ambrosiana, nelle quali si ravvisano
piuttosto dei caratteri rammentanti il Montorfano.
Non sapremmo invece dividere ]a sua riserva ri-
spetto alle 12 figure di Apostoli e a quella del Re-
dentore nella chiesa della Passione a Milano, non
che a quella del Cristo alla colonna della Pinaco-
teca di Brera, figure che ci sembrano realmente
tutte sue, benché non dell'età migliore.

Si chiude l'istruttivo volumetto con una serie
di documenti inediti relativi al pittore e con un'al-
tra nella quale figurano fino dal xiv secolo i nomi
di Fossano e Bergognone. G. F.
 
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