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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Frizzoni, Gustavo: La Pinacoteca Scarpa di Motta di Livenza
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0429

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e difetti propri, che non nel tondo di Siena, dove si vedono mescolati ai suoi certi elementi
eterogenei di quattrocentisti toscani. Chi conosce d'altronde la bellissima tavola del Bazzi,
acquistata pochi anni or sono dalla Pinacoteca di Brera, e già illustrata in questo perio-
dico, si convincerà pure facilmente che si tratta dello stesso autore, principalmente se pone
mente al vago paesaggio che serve di sfondo ad entrambe le tavole, non che al ghigno
grazioso del Bambino Gesù, che trova appieno il suo riscontro in quello del San Giovannino
sorretto dall'angelo nel tondo. Questo poi non poteva andare in migliori mani di quanto
si è verificato nella recente asta, dove 10 acquistò al prezzo di L. 11,100 l'avv. Borgogna,
sindaco di Vercelli, riconducendo così in patria un'opera del geniale pittore, che non vi era
finora rappresentato affatto, da che si sa ch'egli non vi fece alcuna dimora prolungata dal-
l'infanzia in poi, quando poco più che decenne fu condotto ad imparare l'arte dal pittore
Martino Spanzotti a Casale Monferrato.

Un altro gioiello della raccolta era certa tavoletta, più larga che alta, nella quale vede-
vasi dipinta, entro pittoresco paesaggio, da egregio colorista, una fine ed aristocratica
Madonna coi due Putti Gesù e San Giovanni. È andata a trovare anch'essa degna sede in
un palazzo, dove per la liberalità del proprietario fortunatamente può essere tuttora contem-
plata dagli amatori, da che l'acquistò per la sua magnifica Galleria il principe regnante di
Liechtenstein, residente a Yienna. Anche l'autore di questo quadretto non era indicato
rettamente dal catalogo che lo qualificava per Paris Bordone, mentre fu riconosciuto non
poter essere altri, che il bresciano Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, per comune con-
senso degli intelligenti.

Il nome di Paris Bordone invece meglio s'addiceva ad una tela con ricca cornice inta-
gliata, nella quale è rappresentata la Sacra Famiglia erroneamente attribuita al Romanino
(fig. 4). « Quadro dipinto con tanta grazia, osserva l'antica Descrizione della Pinacoteca,
che ognuno lo direbbe di Tiziano ».1 Certamente le affinità fra il Yecellio e il Bordone
sono più dirette, facili quindi ad avvertirsi di quelle che potrebbe offrire il pittore bresciano.
Se non che deve essere notato qui un secondo errore, ed è, che il dipinto in argomento meglio
che un originale vuoisi ritenere per una copia abbastanza accurata, fatta sulla tela, dal cor-
rispondente ma vie più splendido originale di Paris, dipinto sulla tavola, da tempo esposto
agli occhi del pubblico nella civica Galleria di Treviso.

Di copie tenute per originali, a vero dire, ve n'erano altre nella raccolta. Tale, p. es.,
la tela dell'Erodiade colla testa di San Giov. Battista, oscura riproduzione della tavola origi-
nale di Bernardino Lumi nella Tribuna degli Uffizi, tale una Baccante sdraiata al suolo e
immersa in profondo sonno, con un fanciullo a canto, da ritenersi semplice copia ricavata
dalla grande composizione di Tiziano, che faceva parte della serie dei quattro Baccanali
ond'era ornato il Castello dei duchi di Ferrara, e che ora trovasi nella Galleria del Prado
a Madrid; tale fra altro l'attraente composizione di una Madonna seduta in aperta cam-
pagna col divin Putto in grembo, abbracciato dal San Giovannino, in presenza di Santa
Maria Maddalena e di San Zaccaria. Quest'ultimo quadro non è nè più nè meno che una
riproduzione accurata, ma alquanto opaca, da analogo dipinto originale del Parmegianino,
appartenente alla Galleria degli Uffizi, originale che ci piace richiamare qui alla mente
degli amatori nella unita figura 5, come creazione tipica dell'elegante pittore, seguace del
Correggio, per quanto di natura diversa dalla sua.

Passando ai quadri di Scuola ferrarese non ci fermeremo già nè sulla Madonnina ag-
giudicata al Garofalo — pure da registrarsi fra le copie — nè su quella che passava per un
Dosso Dossi, col quale non ha nulla a che fare, mentre rivela piuttosto certe raffinatezze
quali si sogliono riscontrare tra i Fiamminghi studiosi delle opere italiane nella prima metà
del secolo xvi.

1 Vedi: Descrizione della Pinacoteca del signor Giov. collocata, nel novembre 1869 in un locale appositamente
Scarpa, esistente fino dal 1833 in Motta di Livenza e eretto. Oderzo, 1885, Tipografìa di Gr. B. Bianchi, pag. 17.
 
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