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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Carotti, Giulio: La gran pala del Foppa nell'oratorio di Santa Maria di Castello in Savona
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0467

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GIULIO CAROTTI

state fatte per metà dal cardinale e per metà dalla Comunità di Savona. Tant'è vero che nella
predella troveremo ripetutamente lo stemma ed il cappello cardinalizio di Giuliano, e nessuno
stemma che alluda alla città di Savona.

Il tipo della Madonna non manca di dignità e di un certo che di grandioso; è austera,
seria; tanto nella testa, piuttosto grossa e rotonda, alquanto massiccia, quanto nella forma
ampia e poco mossa del corpo; vi troviamo la tradizione giottesca mantenuta nella scuola pado-
vana dello Squarcione; la modellatura statuaria del viso e del collo è ancora la modellatura
studiata nelle statue dalla scuola istituita dallo stesso Squarcione. La mano sinistra appoggiata
sul libro è invece più delicata e più gentile, siccome risultato di uno studio diretto dal vero. I
panneggiamenti della veste e del manto sono ampli ma semplici ed ancora della tradizione
giottesca. Dietro al capo ha il nimbo di stucco dorato con iscrizione in lettere rilevate, di
cui leggesi la prima parte ave gracia. Sul suo capo poi è deposta una corona d'argento
che ritengo antica e parte integrante della pittura, non un'aggiunta dei sacerdoti o dei
fedeli. La veste ed il manto hanno l'arcaico orlo d'iscrizione dorata.

Il Bambino, paffutello, è abbastanza caratteristico e naturale; tiene nella sinistra un
uccellino e tende la manina destra quasi in atto di protezione sul capo del cardinale
che l'angiolo gli presenta. Il suo sguardo pur portato sul cardinale manca di vivacità ed
espressione, ma è buono. Il disegno è corretto, la linea generale buona, la movenza natu-
rale. La sua veste di tono giallo chiaro ricorda le vesti del Bambino dei quadri del Man-
teglia; non ha nimbo, ma raggi dorati dietro al capo ed una corona d'argento come quella
della Tergine.

Le figure degli angioli per il tipo, per il disegno o composizione e per il colorito sono
le parti più esplicite, più chiare a comprendersi e quindi le più utili allo studioso, benché
le meno belle, le meno perfette per il colorito e la modellazione. Poveri angioletti, sono
pesanti e goffi, brutti di lineamenti e senza genialità; eseguiti a chiaroscuro in terra bruna,
opaca con lumeggiature, e forse con velature a mezza pasta. Ricordano nel tipo, nello stile
e nella tecnica, da una parte le opere della scuola padovana (massime i tre angioli sopra il
trono), cioè ci confermano sempre più la derivazione squarcionesca del Foppa, e d'altro lato
presentano un'evidente concordanza appunto di stile, di tipo e di colorito colla tavola firmata
dal Butinone, n. 275, sala I, della Pinacoteca di Brera in Milano e cogli angioli della tavola
della Crocifissione del Bergognone della Certosa di Pavia, e consentono di far derivare entrambi
questi artisti dalla scuola fondata dal Foppa in Milano ed anche in Brescia ed in Pavia.

Padovano quanto mai è poi il trono della Vergine nel suo colore d'ocra lumeggiata
d'oro e nella sua forma architettonica, colla sua decorazione a palmette, scanalature, putti,
fogliami, grifoni, nicchie conchigliate con statuette e col magnifico tappeto di broccato a
ricchissimi rosoni, che scende dall'alto dietro le spalle della Tergine e vien giù sino al
gradino del trono a lambire il ricco pavimento di piastrelle di marmo.

Ed eccoci finalmente alla figura del cardinale (fig. 5), di misura più piccola della figura
della Madonna, del Bambino e persino degli angioli; appare nel vero atteggiamento ieratico,
di profilo, le mani giunte, collo sguardo dinanzi a se, e quindi per nulla in relazione col-
razione ch'egli compie col l'atto di venerazione e preghiera alla Tergine ed al Bambino ai
quali è presentato. È in sostanza una figura tagliata colle forbici ed applicata sul quadro
rimanendo un fuor d'opera, una dissonanza, e per le proporzioni e per l'espressione che
non si fonde coll'azione del quadro. Eppure è un figura dipinta bene, con una certa fran-
chezza; la testa sopratutto è messa giù largamente. Il Poppa, o l'allievo che lavorava sotto
la sua direzione, avrà ricevuto e tenuto sott'occhio qualche medaglia coll'effigie del cardi-
nale; difatti, troviamo riprodotta la testa rotonda, il tipo perseverante, cocciuto e fermo,
i lineamenti del futuro pontefice, il quale, in allora, non portava ancora la barba. A prova
di quest'asserzione presento il diritto di una sua medaglia, il cui calco mi venne favorito
dall'amico dottor Solone Ambrosoli, direttore del gabinetto numismatico di Milano, il quale
volle aiutarmi nella ricerca di medaglie che confermassero la rassomiglianza dell'effigiato car-
 
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