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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. II
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Boni, Giacomo: Il duomo di Parenzo ed i suoi mosaici, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0151

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IL nrOMO DI PAEENZO ED I SUOI MOSAICI

I capitelli sono accoppiati, abbastanza regolarmente, uno dirimpetto all'altro, e pre-
sentano sette varietà:

I. a foglia di loto, come quello tipico di San Vitale in Ravenna.
II. versione bisantina del capitello composito.

III. canestro ad intreccio.

IV. con quadrupedi al posto delle volute.

ATRIO DEL DUOMO DI PARENZO

" Quidquid enim aut instructor parietum, aut sculptor
marmorum, aut aeris fusor, aut camerarum rotator,
aut gypsoplastes, aut musivarius ignorat, te pru-
denter interrogat „ (Variar., VII. V).

Gypsoplastes, trascrizione latina di ^'jòo-'/Aa—r,;
(lett. modellatore in gesso), significa stuccatore, e non
va confuso con plastes sigillarius (gessino). Dunque
Valbarius, o albarius tector (o Ko^car/i;), di alcuni secoli
prima, aveva già cambiato nome al tempo di Teo-
dorico; Valbarium opus di Vitruvio (VII, 2), distingui-
bile in ggpsatum, arenatimi e mormoratimi, sembra
invece aver finito nel secolo vi coll'esser fatto spe-
cialmente di gesso, dando così ragione a Plinio:
TJ8us gypsi in albariis, sigillis aedificiorum el coronis
gmtissimus (H. N.. XXXVI, 59).

Le cornici e gli archivolti a colonnine, di stucco,
clic decoravano l'abside della basilica ambrosiana di

Archiiio storico dell'Arte - Anno VII, Fase. II.

Milano, furono purtroppo demoliti trent'anni or sono
supponendoli barocchi; Dartein li ha fatti analiz-
zare, e trovò che contenevano l'85% di gesso, un
po' di calce, di sabbia e di polvere di mattone, o
pozzolana ; l'architetto Luca Bertrand, direttore del-
l'ufficio regionale pei monumenti della Lombardia,
mi scrive che " la massa di questi ornati era otte-
nuta con canne vegetali inchiodate al muro e rive-
stite dapprima con uno stucco grossolano. „ Preci-
samente come negli stucchi del palazzo della Ziza
a Palermo.

La ricca e ardimentosa decorazione dell'oratorio
di Santa Maria a Cividale (viii-x secolo) e gli stucchi
arabo-normanni di Sicilia dimostrali pur essi che la
tradizione di tali ornamenti non si era perduta nel
medioevo più avanzato.

(j
 
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