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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Frizzoni, Gustavo: La Galleria Nazionale di Londra: e i suoi recenti aumenti in fatto di Arte Italiana
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0107

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98 GUSTAVO FRIZZONI

donna dell'anno 1540, nella raccoltina alle Belle Arti a Pavia), con Polidoro Veneziano (Sacra
Famiglia con San Francesco, n. 574, in Galleria degli Uffìzi; Sacra Conversazione, n. 171,
in Galleria Borghese), con Palma vecchio (Sacra Famiglia nella Galleria dell'Arcivescovado
a Milano) e via dicendo.

In tanto caos di attribuzioni erronee non è riescito se non alla critica moderna di
recare nn po' più di luce, partendo dal noto, cioè dalle opere già autenticate, per riconoscere
le altre. E fu forse uno de' primi a battere questa via il Cavalcasene, nella di cui opera
della Storia della pittura troviamo enumerata una buona serie di lavori del Licinio, parte
già riconosciuti per suoi, parte da rivendicargli. Quanto ai dati cronologici che lo riguar-
dano tuttavia, egli stesso non ci sa dire altro, se non che le date vanno dal 1524 al 1541. 1
La prima di queste infatti ci venne fatto vederla segnata sopra uno sfolgorante ritratto di
donna a mezzo busto, che da una casa privata di Milano passò, recentemente, in Francia;
la seconda è quella onde va munita l'imponente effigie del gentiluomo veneziano Ottaviano
Grimani, nella imperiale Galleria di Vienna.

Quello che non serve tacere si è che Bernardino, per quanto vigoroso colorista, appa-
risce spesso rozzo e volgare, massime nei lavori di concetto, laddove mostra migliori dispo-
sizioni nella pittura dal vero. Il Cavalcasene stesso poi rileva il pregio del ritratto di che
ci occupiamo, da lui veduto presso Federico Perkins, lodandolo come un bell'esemplare di
maniera giorgionesca.

Un soggetto tanto simpatico non può a meno di risvegliare il desiderio di conoscere
qualche particolare intorno alla persona del rappresentato. Del nome dei Nani intanto si sa
bensì che risponde a quello di antichissima famiglia patrizia veneta. Il loro albero genea-
logico infatti risale al secolo xn. Tuttavia non risulta che fra questi vi siano stati dei Nani
ab Auro o dall'oro. Più ancora (come ci riferisce cortesemente il signor Clotaldo Piucco di
Venezia), non c'è nell'albero genealogico di tutti i rami Nani alcun Stefano. Questo Stefano
dunque non dovrebbe essere della famiglia patrizia. Quanto alla qualifica di ab Auro, piut-
tosto che accennare alla sua condizione di orefice, crediamo potrebbe indicare il suo paese
d'origine. Se questo si abbia a ritenere il piccolo villaggio di Auro, in provincia di Brescia,
rimane ancora a dimostrarsi. Oppure va riferita la voce di Auro all'antico nome veneziano
di Orio?

Comunque sia, si rivela una natura non comune in questa figura, per la dolcezza che
spira dal volto e dall'atteggiamento, cui bene si addice il signorile abbigliamento del robone
nero, foderato di pelliccia, mentre sul petto gli scende una collana doppia con un monile
curvo, forse di quelli usati contro la iettatura o il mal occhio, e la destra si presenta munita
di anella e tiene i guanti.

La terza opera da citarsi in questa serie si è un grande ritratto virile in figura intiera
del ben noto bergamasco Gian Battista Moroni. Per chi fosse stato fatto in origine non
consta; il Catalogo non c'indica altro, se non che proviene dalla signorile raccolta dei conti
Radnor di Longford Castle, insieme con due capi di viemaggiore importanza, quali sono il
quadro detto degli Ambasciatori del Holbein e quello del Velazquez, rappresentante l'ammi-
raglio spagnuolo Pulido-Pareja, i quali meritano per conto loro più speciale illustrazione.

Senza essere da qualificare pel migliore dei ritratti del Moroni in Galleria, chè per tale
vorrà sempre essere riconosciuto quello d'inesprimibile perfezione artistica di un certo sarto
detto altrimenti il tagliapanni, meraviglioso nella sua intonazione grigia argentina, pure
può essere salutato come benvenuto dai buongustai in Galleria anche quello accennato, so-
praggiunto da ultimo, di un barbuto guerriero, che se ne sta in piedi, staccando, da un fondo a
parete grigia, la destra appoggiata sull'elmo, collocato alla sua volta sopra un fusto di colonna
spezzato, la sinistra sull'elsa della spada. Il viso che non accenna a particolare distinzione,
ma a notevole vigorìa fisica, è girato di terza verso lo spettatore. Il vestiario è quello di

1 Per verità presso il signor C. Buttler ci è accaduto di vedere un ritratto di JB. Licinio, datato 1522.
 
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