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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Fabriczy, Cornelius von: Andrea del Verrocchio ai servizi de' Medici
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0184

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175

nelle «venti maschere ritratte al naturale» del presente paragrafo. L'unico esempio che
dall'epoca del Rinascimento ci è pervenuto di una maschera formata sul volto del cadavere,
è quella della effigie del Brunelleschi fatta in tal modo dal figlio suo adottivo Andrea di
Lazzaro Cavalcanti, e che si conserva nel Museo dell'Opera del Duomo a Firenze. 1 Ma
esistono bensì parecchie sculture in cui si scorge ancora, in modo evidente, la loro prove-
nienza da cotali maschere, benché siano state ritoccate dallo scalpello, ossia dalla stecca
dello scultore, e perciò siano divenute vere opere d'arte. Ci piace di accennare fra esse ai
due medaglioni in terracotta raffiguranti due teste, probabilmente moglie e marito, senza
dubbio di origine fiorentina, uno posseduto da L. Courajod a Parigi, l'altro entrato dal 1882
nel Museo di South-Kensington ;2 al busto in terracotta colorito di Sant'Antonino nella chiesa
di Santa Maria Novella a Firenze; al busto di bronzo nel Museo nazionale di Firenze della
così detta Annalena Malatesta, ma in cui U. Rossi, non ha guari, ha riconosciuto il ritratto
della Contessina de'Bardi, moglie di Cosimo il Yecchio, al quale, come un'opera di Donatello,
accenna il Vasari; 3 a una serie di maschere, ossia metà anteriori di teste di donna in marmo
nei Musei di Yilleneuve-les-Avignon, Chambéry, Berlino, Bourges, Aix, Puy-au-Velay e Car-
pentras, su cui fu il primo L. Courajod a dirigere l'attenzione dei conoscenti,4 e che poi
Gr. Carotti riconobbe derivar da maschere prese dal cadavere, 5 opere quest'ultime che mo-
strano la più stretta affinità con un numero di busti in marmo, dal Bode assegnate, senza
argomenti convincenti, a Francesco da Laurana, e fra cui ci limitiamo ad accennare al busto
di giovine donna anticamente detta Marietta Strozzi nel Museo di Berlino, di Battista Sforza
al Bargello in Firenze, di Beatrice d'Aragona nella collezione Dreyfus di Parigi, di giovine
donna nel Museo imperiale di Yienna e di altra nel Louvre. 6 Delle immagini di cera messe
in voga precipuamente mercè l'abilità, in simili lavori, dei Benintendi, uno dei quali, secondo
il Vasari, in essi sarebbe stato aiutato dal Verrocchio, ci si è conservato l'unico esempio
nella maravigliosa testa di cera (tète de ciré) del Museo di Lille. Appoggiandosi agli scarsi
ragguagli che lo storico aretino ci trasmise dell'esercizio della procedura artistica di tal
fatta, si è creduto poter rintracciarvi un'opera di Orsino Benintendi, e connetterla pure col
Verrocchio. 7 Ma il carattere prettamente cinquecentistico, improntato dalla più pura bellezza
e da un sentimento d'idealità non proprio al Quattrocento, ci vieta di attribuirla ancora
a quest' ultimo, e perciò esclude anche la cooperazione del Verrocchio in essa. Altri, addu-
cendo la testimonianza di un disegno dell'Albertina di Vienna, raffigurante una testa di
fanciulla morta o in sonno, tagliata al collo, come se fosse copiata da un gesso fatto sul
naturale, e che ha qualche somiglianza nei tratti colla testa di cera di Lille, ha pensato
che quest'ultima opera d'arte abbia avuto il suo punto di partenza in una maschera formata
sul cadavere.8 Ma anche questa supposizione venne rifiutata o almeno contradetta con argo-
menti di peso, fra cui quello che i conoscitori più competenti convengono nel l'attribuire il
disegno in discorso non allo scorcio del secolo xv, ne al principio, bensì piuttosto alla fine
del Cinque o proprio al Seicento; 9 sicché esso, in ogni modo, sarebbe posteriore al busto
stesso di cui nessuno assegna l'origine a un'epoca posteriore ai primi decenni del Cin-
quecento.

1 II Courajod (Bulletin de la Sodate nationale des
antiquaires de France, anno 1883, pag. 219) accenna
anche a un busto di San Bernardino fatto nella stessa
procedura, e di cui egli dice esistere parecchie copie,
ma a noi non è mai capitato di vederne una.

2 Cfr. le notizie che ne dà il Courajod, nel Bulletin

de la Societe' nationale des antiquaires de France,

anno 1882, pag. 163, e 1883, pag. 219, dove si trova

anche riprodotto in fotografia uno dei due medaglioni.

* Archivio storico dell'Arte, anno VI (1893), pag. 15.

i Bulletin, ecc., anno 1882, pag. 331 e seg.

5 Archivio storico dell'Arte, anno IV (1891), pag. 41.

6 Jahrbuch der K. preussischen Kunstsammlungen,
anno IX (1883), disp. 4\ Cfr. Archivio storico dell'Arte,
anno II (1889), pag. 87.

7 L. Gonse, Le Muse'e Wicar a Lille, nella G-azette
des beaux-arts, anno 1878, t. I, pag. 204.

8 Vedi a questo proposito l'ipotesi del Courajod nel
Bulletin de la Societe' nationale des antiquaires de
France, anno 1882, pag. 235 e seg.

9 Cfr. l'articolo del Janitschek, nellMrtf, t. XXXV,
n. 458, del 7 ottobre 1883,
 
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