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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Supino, Igino Benvenuto: Tino di Camaino
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0195

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IGINO BENVENUTO SUPINO

Rimarrebbe a dire ancora del S. Michele Arcangelo e dell'Ercole, statue che insieme
con quelle che noi abbiamo restituito alla tomba di Arrigo facevan parte dell' informe rico-
struzione del pulpito operata a tempo del riordinamento del coro. Senza poter precisare
sicuramente a qual monumento appartenessero, prima della loro nuova destinazione, tro-
viamo però che pei caratteri tecnici sian da attribuirsi a Tino esse pure: e l'Ercole in
specie, per quella convenzionale maniera con la quale è resa la barba, monotonamente lavo-
rata col trapano, e la scorretta interpretazione delle estremità inferiori nell'attacco fra la
coscia e la gamba, così simile a quella della figura femminile imitata dalla Venere prassi-
telica, ci dimostra la maniera caratteristica dello scolare di Giovanni Pisano.

V.

Noi non abbiam dato a Giovanni i lavori di scultura che adornano esternamente la
chiesetta di Santa Maria di Pontenovo, più comunemente conosciuta sotto il nome di Santa
Maria della Spina, perchè nessuno di quelli che tuttora si vedono conserva il carattere della
scultura di lui, mentre ci pare di aver trovato in alcune di quelle statue la maniera di Tino.
Infatti il San Jacopo ci fa rammentare il San Giovanni che abbiam visto nel gruppo degli
Evangelisti e il San Matteo, nonché alcune altre statue di apostoli, rivelano la stessa esecu-
zione tecnica.

Ma ci trattiene dall'insistere sulle più o meno probabili assegnazioni delle varie opere
di scultura esistenti in quella ornatissima chiesetta e dal proseguire quindi nelle nostre
ricerche il sapere che molti furono i restauri fatti subire in più epoche a quelle figure, e per
molte che conservano i caratteri della Scuola sarebbe difficile, o per lo meno soverchiamente
ardito proposito, stabilirne in modo assoluto l'attribuzione. Poiché quel Lupo, che dopo Tino
abbiam visto nominato capo maestro dell'Opera, era pur esso scultore e architetto, e deve
aver avuta parte non piccola in questi lavori per il fatto che insieme con Giovanni Gatto,
Colo Rau, Nocco Ciabatto, Cello dell'Agnello, Puccio da San Sisto, maestro Nocco dell'Abbaco
e maestro Puccio Rodolfi fu eletto dagli Anziani a fare gli studi occorrenti per ingrandire
la chiesa e recarla alla forma e all'ampiezza che ha di presente.1

I libri di entrata e uscita dell'Opera della Primaziale hanno molte memorie""che a
maestro Lupo si riferiscono. Nel 1316 egli si reca a Carrara ad emendimi marmora prò fa-
ciendo fieri sepulturas Principo et aliis corporibus quod sunt in ecclesia; 2 nel gennaio dello
stesso anno (stile pisano) l'Opera paga le lapidi fatte venire da Carrara prò fadendo monu-
menta in ecclesia corporibus apportatis de exercitu Montis Catini,3 ai quali lavori egli attende
per tutto l'anno 1318, nel qual tempo fa quatuor alis angelorum qui debent esse ad altare

mai ori et prò pictura et prò pice et smeriglio operata et operato adcolumnas super

quibus debent poni angeli, soldos odo.4

Ma se questa volta i documenti attestano l'operosità di lui, ci mancano le opere per
fissare il carattere e l'artistico valore di quest'artefice, in parte del resto comprovato dalla
sua nomina a capo maestro dell'Opera. Questa mancanza è veramente deplorevole, perchè
molti monumenti tuttora esistenti a Pisa, attribuiti dagli storici con poco o punto scrupolo
a Giovanni, o a Nino e a Tommaso Pisano, non sono assolutamente da tenersi per opere loro,
come per qualcuno riesciremo a dimostrare in seguito.

1 Tanfani, Santa Maria di Pontenovo, pag. 67.

2 Entrata uscita, n. 9, c. 59, 70, 74; Bonaini, Memorie

inedite di disegno.

3 Loc. cit., n. 9, c. 72; Bonaini, loc. cit.

4 Tanfani, loc. cit., pag. 68, nota 1.
 
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