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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: L' esposizione dell'arte veneta a Londra, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0263

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254

X.

Almeno otto pitture vengono attribuite a Bonifazio, ma quasi tutte hanno l'apparenza
di opere di bottega. Una, come abbiamo già osservato, dev'essere secondo ogni probabilità
riferita al Beccaruzzi; un'altra secondo alcuni sarebbe di B. Licinio (n. 224 del Capt. Holford);
ma l'attribuzione non è convincente. Non molto meglio si sta col maestro di Bonifazio Vero-
nese, Palma Vecchio. L'unica sua opera è la Flora, già descritta e graficamente illustrata
nella nostra rassegna dell'anno scorso: pittura di buona tecnica, ma che ci lascia sempre
freddi. Sorprendente è l'attribuzione allo stesso pittore di un ritratto maschile, n. 194; se è
italiano, cosa che non ci pare affatto stabilita, non è certo veneziano, ma piuttosto fiorentino,
avendo tutte le qualità di un'opera di un qualche seguace del Bronzino.

È a questo e non al n. 191 che noi abbiamo voluto riferirci in questa nostra disamina
al capo V.

Molto bene invece era rappresentato lo scolare del Palma, il bergamasco Giovanni
Cariani. Spicca il suo carattere palmesco nelle due Sacre Conversazioni (n. 221, di Mrs. Benson,
e n. 128, della Galleria di Glasgow).

È noto essere accaduto più volte che certe opere abbozzate dal Palma e lasciate incom-
piute per causa della sua malattia fossero state condotte a termine dal Cariani. È quanto av-
venne con queste due composizioni, le quali nell'accomodamento generale richiamano il Palma,
mentre tanti tratti individuali rivelano la cooperazione del Cariani; a lui pure il signor Be-
renson assegna un'altra Santa Famiglia (n. 9, di proprietà M. Benson) data al Komanino.
Secondo quello scrittore la Madonna ha lo stesso tipo come quella del cosidetto Giorgione
del Louvre; il devoto somiglia al ritratto altre volte nella collezione Leyland ed ora presso
M. Aynard, a Parigi, mentre nel paesaggio dev'essere rappresentato Bergamo, visto da Pon-
teranica, Non avendo conoscenza intima di Cariani non osiamo esprimere un'opinione.

Indubitato e molto caratteristico nella maniera del Bergamasco, come ritrattista, è il
n. 144, appartenente al signor Salting. Altre volte nella collezione del conte Luigi Albani
a Bergamo, è, secondo ogni probabilità, l'immagine di un membro della stessa famiglia;
forse Francesco Albani (Morelli, pag. 35). Una replica esiste.anche a Bergamo in casa Suardi.

A onor del vero, gli è alle ricerche del Morelli che noi andiamo debitori essenzialmente
se ci è dato oggi di formarci una chiara idea della vita e dell'attività artistica del Cariani
e di molte sue opere, le quali sotto il nome di Giorgione godevano di una reputazione im-
mensa, ed ora vengono restituite a lui.

Era chiamato infatti il Morelli ad approfondirsi nello studio di questo valente colorista,
non solo mercè la sua naturale intuizione artistica in genere, ma anche perchè una buona
parte delle sue opere egli ebbe agio di studiarle nel suo paese natale, cioè nella provincia
di Bergamo. Le pagine ch'egli gli ha dedicato principalmente nella parte della sua opera con-
cernente la Pinacoteca di Monaco sono quindi sempre tali da essere con profitto lette e me-
ditate pei concetti che contengono, tanto nella enumerazione delle sue opere quanto nella
parte ch'egli fa al pittore rispetto a' suoi predecessori Giorgione e Palma, al suo condisce-
polo sotto quest'ultimo, il veronese Bonifazio, e via dicendo.

*

* *

Sebastiano del Piombo non fu così bene rappresentato quest'anno alla New Gallery
come l'anno scorso nel suo magnifico ritratto di Carondelet, un capolavoro che volentieri
avremmo visto di nuovo.

L'unico suo lavoro, messo in dubbio tuttavia da parecchi critici, è il ritratto muliebre
in mezza figura cogli attributi della Maddalena, della Galleria di Sir Frane. Cookdi Richmond.
Ila strette relazioni colle figure di donne nell'altare di Sebastiano a San Giovanni Criso-
 
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