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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Frizzoni, Gustavo: La Pinacoteca Scarpa di Motta di Livenza
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0431

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422

artista furono trasmessi a molti suoi discepoli o seguaci, fra i quali sarà da ricercare per
avventura, l'autore, nel caso concreto che abbiamo sotto gli occhi.

La Scuola milanese, nella sua transizione dal secolo xyj al xvu, era bene rappresentata
da due quadretti succosi, vivaci e ben conservati, Tuno di Giulio Cesare Procaccini, rappre-
sentante San Giuseppe che affettuosamente tiene fra le braccia il pargoletto Gesù, di un
chiaroscuro quasi correggesco; l'altro del vigoroso Daniele Crespi: una Sacra Famiglia con
gloria d'angeli nelle dimensioni limitate di un piacevole quadro da stanza. Quest'ultimo fu
acquistato dal noto critico signor dott. J. P. Richter, residente a Londra.

Lo stesso amatore si fece pure acquirente di una tavola autentica dell'età provetta di
Gaudenzio Ferrari, rappresentante Sant'Andrea che porta la croce, figura pittoresca e di un
colorito ben nutrito ed armonico. Nè rivela meno l'ottimo pittore la tavola che faceva riscontro
a questa (fìg. 8), quella cioè a dire di un Cristo glorioso, uscente dal sepolcro. In questo
quadro, parimenti passato ora in Inghilterra, essendo stato acquistato dal signor Colnaglii
di Londra, è manierato e troppo complicato il panneggio, rigido l'atteggiamento della
gamba destra, ma tanto più ammirevole il modellato del torso, di brillante colorito, e la
raggiante serenità nell'espressione del viso, tutto circonfuso da un ambiente atmosferico
chiaro e trasparente. Per esso l'autore, come ci consta, sarà per la prima volta rappresen-
tato nella Galleria Nazionale di Londra.

Curiosi ed interessanti, nel loro genere, due tavole ritenute del poco noto Lelio Orsi da
Novell ara, appartenente alle Scuole modenese e parmigiana. Nell'una, forse in origine una
pala d'altare, è espresso con accento tragico il Redentore in croce, agonizzante, circondato
da molti angeli d'intorno, piangenti. Le tenebre ingombrano il Monte Calvario ed offuscano
la veduta della sottoposta Gerusalemme. Opera nella quale si nota un miscuglio fra lo stile
correggèsco e il michelangelesco.

Nell'altra, l'apparizione di N. S. a due suoi discepoli sulla via di Emaus, l'argomento
è rappresentato con una certa originale vivacità, non esente bensì del manierismo infiltra-
tosi insensibilmente nei seguaci del Buonarroti. Questo quadro è pure entrato a quest'ora
nella Galleria Nazionale di Londra.

Attrasse maggiormente poi le simpatie del pubblico un altro dipinto, che diamo qui
riprodotto, cioè una tela aggiudicata a Paolo Maratta, dove primeggia il Bambino Gesù
sulla paglia, contemplato da due cherubini e da San Giovanni giovanetto; concetto grazioso,
ma che rivela in tutto e per tutto un eclettico, dove si direbbe fa capolino il Sassoferrato
ed i Bolognesi seicentisti ad un tempo (fìg. 9).

Di questi ultimi eranvi pure alcune discrete tele. La più interessante era una d'inso-
lito argomento, da qualificarsi senz'altro per una cosa di genere, trattata con intendimento
da pittore brioso e originale, qual'era infatti il suo autore, Gius. Maria Crespi da Bologna,
soprannominato lo Spagnuolo. Il soggetto non è altro che quello di una giovane donna di
contado, la quale seduta sul letto si divarica la camicia per guardarsi il petto. La varietà
dei tessuti, di cui il letto è composto: le stoviglie di ogni specie, miste a'commestibili,
sparsi per l'ambiente, aggiungono varietà divertente alla scena. Una inserviente da un piano
superiore discende nella stanza. Ed è graziosa la fantasia del pittore, che per farci conoscere
ch'è in Italia la scena pittoresca da lui rappresentata, dipinse sul rustico muro due sonetti,
secondo l'uso del luogo e del tempo. Analogo quadretto si trova in Galleria degli Vffizi
sotto il n. 992.

Tacendo in fine di altre cose di minor conto, chiuderemo la nostra sommaria descrizione
col rammentare una figura notevole pel tocco geniale con cui è dipinta, quella cioè a dire
di una Santa Caterina d'Alessandria, munita degli attributi consueti (corona, spada, palma,
ruota spezzata), opera caratteristica del genovese Bernardo Strozzi (fìg. 10).

G. Frizzonj.
 
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