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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. VI
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Carotti, Giulio: La gran pala del Foppa nell'oratorio di Santa Maria di Castello in Savona
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0469

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4(50

GIULIO CAROTTI

dinaie. Questa è la medaglia (fig. 6) data dall'Armand a pag. 110, n. 3, del voi. II, e nel
Trésor de numismatìque, a. 1, XIII, 2, che rappresenta al diritto Giuliano con la leggenda:
IYL . Episc . Ostien . Card . S . P . AD . VINC; al rovescio reca la città ed il porto di Ostia.
Un'altra medaglia della stessa epoca viene data dall'Armand a pag. 62, n. 4, del voi. II,
col busto di Giuliano e la leggenda: SIXTArS IIII Pont. Max . VRB . REST . Jul. Card.
Nepos . in Ostio Tiberino, ed al rovescio presenta le fortificazioni di Ostia.

Prima di passare alle altre due parti della pala farò rilevare la grande analogia che corre tra
questa tavola e quella centrale del polittico od ancona, oggi nella Pinacoteca di Brera in Milano.

Quella tavola centrale, a Brera, porta il n. 81 (sala la) e la altre tavole accessorie, con
figure di santi, portano i numeri 77, 78, 79 e 80. Due tavole e la predella andarono disperse.
L'analogia risulterà tanto più evidente confrontandone la riproduzione (fig. 7a) nella com-
posizione, nel tipo della Vergine, nel suo atteggiamento e nei lineamenti, nel tipo degli angioli
e finalmente nel disegno, nella tecnica e nel colorito. Avvertasi nei particolari lo stesso nimbo
con parole in rilievo e lo stesso genere di croce d'argento. Quest'ancona non reca la segnatura
del Foppa, e quando era entrata nella Pinacoteca vi era stata assegnata allo Zenale, ma il
senatore Morelli la restituì al Foppa, appoggiandosi alla menzione fatta dall'anonimo mo-
relliano che la vide in Bergamo in Santa Maria delle Grazie, e la disse di maestro Vincenzo
Bressano vecchio (lo chiamavan il vecchio per distinguerlo dal Civercliio). 1 Se rimanesse
qualche dubbio, malgrado l'autorevole e la convincente prova, questo confronto colla tavola
di Savona lo toglierebbe senz'altro. E la tavola di Milano, alla sua volta, conferma la rela-
zione del Poppa coi suoi seguaci Butinone e Bergognone.

La tavola centrale ora descritta presenta molti guasti: spaccature, distacco del colore che
è caduto in parecchi punti, prosciugamento del colore che ne impedisce lo studio. Eppure
questi danni sono un nulla a confronto di quelli della tavola laterale sinistra, nella quale a
stento s'intravede la figura di San Giovanni Battista con un fondo di paesaggio con roccie
ed un castello. La stessa fotografia dà un'idea del suo deplorevole stato (fig. 8a).

Il rincrescimento è tanto maggiore che, per quanto pallida e nebulosa la percezione di
questa figura, se ne intuisce tutto il pregio ed il valore. Il Precursore ci appare in una
figura smilza, slanciata, dolce, serena e buona; la testa inclinata a destra ed il viso dai
lineamenti delicati e sfiniti hanno una grande espressione di sentimento e di ascetismo.
Tiene con la sinistra la croce e con la destra è in atto di predicare. Le pieghe del manto,
alquanto durette, sono disegnate con una certa ampiezza, ed accompagnano sapientemente
le forme del corpo. Il nimbo dorato è come quello della Vergine e del Bambino, in istucco
a parole rilevate; vi si legge:

IOHANES BAPTISTA EGO VOS CLAMANTIS ;

tra ogni parola e tra CLAMAN e TIS vi sono delle rosette pure a rilievo.

Nel fondo a destra si vede una roccia ed un albero, più sotto un colle; a sinistra una
città, o, meglio, mura turrite e merlate e la cupola di una chiesa.

Osservando ancora questa figura si rimane impressionati dalla originalità del tipo e
dalla sentimentalità che da essa si sprigiona, ed appare che doveva essere ancor superiore
alle magnifiche figure dei quattro dottori della Chiesa. A calmare il vivissimo rincresci-
mento dello stato in cui trovasi questa importantissima pagina, interviene un'altr'opera che
ha così evidente relazione di concetto, di sentimento e di maniera che, se non puossi attri-
buirla allo stesso Foppa, è lecito ritenere che sia di un artista della sua scuola, e che gli
sta assai vicino. Fa parte di un gruppo di cinque affreschi che, intorno al 1870, il signor
Prospero Moisè Loria regalò al Museo archeologico di Brera in Milano. Provenivano dalla
antica chiesa dei Padri Riformati Francescani, detta di Santa Maria del Giardino, in Milano,
e che in quel tempo si andava demolendo e sulla cui area sorse il palazzo Loria che pro-
spetta via Manzoni, ed ha i lati verso via Romagnosi e via Andegori. Pare che fossero

1 Lermolieff, Kunst Kritische Studien iiber italienische Mederei. Edizione 1893, voi. II, pag. 23.
 
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