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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0457
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406

MISCELLANEA

che sono la mia delizia, non ho cosa al mondo più
cara della pittura. « Plenum «nini studiolum meurn
mille picturis, signis, tabulis, imaginibus. Nunquam
illam Leonelli aspicio, quam Antonius Pisanus effinxit,
quin mihi lacrymae ad oculos veniant : ita illius hu-
manissimòs gestus imitàtur. Tuam vero, inclyte dux,
quarti Lodovicus Castellarne expressit tanquam regi-
nam in medio caeterarum teneo, quae me ad virtutem,
ad saptentiam, ad eloquentiam, ad omne genus ele-
gantiae veneranda gravitate et augusta maiestate
hortari videtur». E, ritornando all’oggetto principale
del suo discorso, magnifica il Carbone l’eccellenza
dell’arte di Galeotto con le più esagerate lodi e com-
parazioni, e tira in campo i sonimi artisti dell’ anti-
chità, Apelle, Zeusi e Fidia e le loro opere più cele-
brate; chiudendo il suo inno al potente congiunto della
sposa e del duca con queste parole :

« Extant innumerabilia et praeclarissima Galeotti
opera; sed prae omnibus divi Nicolai marchionis no-
stri, tui dive Porsi genitoris, effigies, quam tanto ar-
tificio formavit, ut vivere credi possit. Nihil ei praeter
animam deest: quamobrem si de statuis, de vasis ar-
gentei mentio fiat, nihil siile Galeotti consilio agi
potest. Sed sunt in Galeotto alia longe maiora, longe
diviniora bona : magnitudo animi, prudentia, gravitas,
facundia, constantia, fides in Aestensem domum; nani,
cum rebus omnibus quae ad ornatimi principis et curiae
pertineant trium iam clarissimorum principimi tempo-
ribus praefuerit, nihil unquam in domimi suam intulit,
praeter honorem et gl ori am » (fol. 156 b).

«•' -x-

Di Galeotto Dell’Assassino fa menzione Adolfo Ven-
turi nelle sue. dotte ricerche sui Primordi del Rinasci-
mento artistico a Ferrara,1 rilevando la carica di ca-
merlengo affidatagli da Nicolò III d’Este, per la quale
spettava.a lui là custodia dei lavori edilizi e artistici
fatti nella Corte.

Osserva il Venturi che Galeotto fu orafo, ma che non
appare ch’egli si applicasse più all’arte dopo entrato
nella Corte Estense. Dell’attività artistica del camer-
. lengo durante il tempo che fu al servizio di Niccolò
e de’ suoi due figli e successori, attesta invece il Car-
bone nel discorso da noi riferito; e de’suoi lavori,
ch’ei dice innumerevoli, si trattiene a descrivere quello
che fu, a quanto sembra, il più importante, e ripro-
duceva la figura del padre di Leonello e di Borso.

Qui il pensiero corre alla gara che Leonello apriva fra
gli artisti per eternare nel bronzo la memoria del mar-
chese Niccolò: chè di concorrenti all’erezione della
statua equestre ve ne dovettero essere altri, oltre ai
due che furon giudicati da Leon Battista Alberti,
come sembra si possa dedurre anche dalla moltepli-
cità delle attribuzioni che, a proposito degli autori del

1 Nella Rivista sloi'ica italiana, I (1885), pag. 625.

monumento, incontriamo negli scrittori.1 Ma noi vo-
gliamo qui soltanto accennare alla possibilità che co-
desta impresa abbia ispirato al protetto del signore di
Ferrara il concetto dell’opera, di cui parla il Carbone;
e che questi alluda ad una statua, o in ogni modo a
un lavoro di plastica, ci par lecito supporre dalla de-
scrizione dell’opera di Galeotto, dall’espressione for-
mavit, dall’affermazione conseguente che il suo giu-
dizio in fatto di statue era ricercato da tutti. Nè ci
trattiene da tale .ipotesi il vedere, come l’umanista fer-
rarese nel celebrare i meriti artistici del suo protettore
parli della pìctura, e alla pittura sciolga il suo inno
appassionato. Evidentemente egli fa uso, con arbitrio
che non può recar meraviglia, di tale vocabolo, che
gli permette qualche sfoggio di reminiscenze e citazioni
classiche, per indicare le arti figurative in generale ; 2
giacché non fu per certo, comunque, solamente pittore
Galeotto Dell’Assassino, e nemmeno gli altri due ar-
tisti che messer Lodovico ricorda, ad esempio di ce-
lebrati cultori della pictura, nella descrizione del suo
studiolo.

Anche gli accenni a codesti due personaggi, non
sono privi d’interesse per la storia dell’arte. Di Lo-
dovico Castellani rinfrescò la memoria Napoleone Cit-
tadella, 3 traendo in luce documenti che parlano di
suoi lavori d’intaglio e di getto negli anni dal 1456
al H73 ! ma non ricorda di lui il ritratto del duca Borso,
forse una medaglia, di cui parla il Carbone. Quanto
all’autore dell’effigie di Leonello, della quale l’uma-
nista esaltava la sorprendente naturalezza, il nome suo
non compare fra quelli numerosissimi di artisti che si
sa avere prestato l’opera loro al servizio della splen-
dida è munifica dinastia ferrarese del Quattrocento. 4 5

E non è facile identificare la persona, perchè il nome
Antonio Pisano fu comune, in codesto periodo di
tempo, a più personaggi, di cui ci è conservata la
memoria. Senza fermarsi sul nome di quell’Antonio
da Pisa che professò grammatica nella prima metà del
sècolo, 6 nè su quello di un altro Antonio da Pisa,

1 Cfr. G. Mancini, Vita dì L. B. Alberti, Firenze, 1882, pag. 196
e seg.

2 Non mancano altri esempi di simile uso del vocabolo pictura,
nel Quattrpcento: ades., nella deliberazione dei XII Savi di Ferrara,
relativa:.al concorso suddetto, presso il Cittadella, Memorie di.
Ferrara,. Ibid., 1864, pag. 416.

3 Documenti ed illustrazioni riguardanti la storia artistica fer-
rarese, pag. 226, Ferrara, 1868. Dello stesso: Notizie amministra-
tive, storiche, artistiche relative a Ferrara, Ibid., 1868, pag. 52, 215.

4 Troviamo però nei primi decenni del sec. xvi a Ferrara il pittore
Nicolaus Pisanus, la cui famiglia potrebbe essersi stabilita più
tempo innanzi in codesta città, poiché egli è detto civis ferraiieu-
sis. Vedi Cittadella, Documenti, etc., pag. 72 e seg.

5 Vedi R. Sabbadini, Biografia documentata di G. Aurispa.
Noto, 1891, pag. 83. E certamente il grammatico queirAntonio Pisano
di cui trovasi una lettera, indirizzata a un maestro Bartolomeo da
Cremona, nel codice di Einsiedeln, n.° 308, fol. 59;^, con la quale è
da confrontarsi L. Bruni Epistolae, ed. Mehus, Florentiae, 1741,

I, 14.
 
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