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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0124
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MISCELLANEA

santi del quadro Caregiani : gravi e solenni nell’atteg-
giamento, essi spirano un senso di meno austera de-
vozione; sono personaggi più umani. Fra le due opere,
certamente prossime di tempo, possiamo quindi asse-
gnare una data alquanto posteriore a quella di llrera.
Ed è lecito concludere che la Santa Conversazione dei
conti Caregiani è di poco anteriore all’anno 1499, e
va in ogni modo ascritta con certezza a quel periodo
nel quale il maestro, alla maturità acquistata nell’arte
accoppiava piena ancora la freschezza del vigor gio-
vanile e la forza innovatrice.

Accanto alla solenne Madonna del Montagna, quella
timida e gentile di Cima non può far più che una de-
bole impressione. Appare tuttavia come una delle cose
più aggraziate del maestro, specie nel delicato ovale,
dai puri lineamenti segnati con grande finezza, del viso
della Vergine, vagamente incorniciato dal velo bianco.
Anche coloristicamente, sebbene abbia alquanto patito,
e malgrado l’abituale freddezza nell'ombrare, l’opera
può considerarsi fra le migliori delle piccole compo-
sizioni di Cima. Come di consueto egli ha vestito la
Vergine d’un manto azzurro con risvolti gialli e d’una
tunica d’un bel rosso vivo. Delicato il paese che si
svolge a destra, con nuvole chiare e lucenti, col mon-
ticello caratteristico, cui sovrasta il castello di Cone-
gliano: una cortina bruna copre il resto del fondo.

Esistono composizioni assai simili del maestro; mala
mano propria di lui si rivela nella finezza dei dettagli,
nei ricami del velo, nel nastro che porta la Vergine alla
cintola, nei ricciolini del Gesù bambino. Quest’ultimo,
coi grandi occhi sgranati, col collo breve, le carni chiare,
le estremità alquanto difettose non è dei più grade-
voli che Cima abbia creati, ma ha riscontro coi suoi tipi
consueti, e in particolare col putto della Santa Conver-
sazione dell'Accademia di Venezia (n. 603).

La Madonna trova pure esatto riscontro in quella, di
insuperata finezza, della pinacoteca di Bologna (n. 61) ;
nell'altra bellissima, ma ormai perduta del museo Cor-
rer (Sala II, n. 50) ; nell’altra ancora, contestata a Cima
dal Morelli ’, della galleria degli Uffizi (n. 584 bis).
11 quadro più prossimo a quello Caregiani è però senza

1 II Morelli ha assegnato il quadro degli Uffizi a Pietro da Mes-
sina, esagerando forse alquanto il valore di questo debole maestro,
dal tipo di Madonna costantemente imbronciata, come si vede nelle
sue opere autentiche del museo di Padova, di S. Maria Formosa a
Venezia, e della collezione Arconati ad Abbiategrasso. Dico auten-
tica l’opera di Padova, sebbene priva, diversamente dalle altre due,
della firma ; in quanto essa non è se non una replica della noia Ma-
donna di S. Maria Formosa.

dubbio quella della galleria di Padova (Sala I, n. 32),
dove soltanto i personaggi si volgono in senso diverso :
la Madonna, identica alla nostra, è rivolta a sinistra, e a
destra il Bambino, che è alquanto più delicato di forme.
Cosi nel fondo la tenda e il paese sono disposti in senso
contrario: questo ne occupa un terzo all’incirca a si-
nistra, quella occupa il rimanente dello spazio, a destra
di chi osserva. In complesso i due quadri dànno l’im-
pressione di esser ricavati da un cartone medesimo.

Il tondo fiorentino, cui abbiamo infine accennato,
rappresenta la Vergine con due Angioli in adorazione
del Bambino. Esso porta, in un vecchio inventario, il
nome glorioso del Botticelli ; ma i tipi delle figure de-
rivano evidentemente dal Ghirlandaio, e in particolare
ricordano, come lo ricorda il modellato, Bastiano Mai-
nardi. Purtroppo il quadro è stato ridotto in pessime
condizioni da uno sciagurato restauro: il volto della
Vergine è addirittura alterato dal ritocco; così sono
ripassati i volti degli angioli e orrendamente conciato
è quello del bambin Gesù. Non può più giudicarsi del
colore originario, sul quale il restauratore ha posto
ovunque la mano, tutto rifacendo, a cominciare dalle
lumeggiature bianche che egli ha ripassato con grossi
tratti. Dato tale stato dell’opera, non sarebbe forse pru-
dente emettere un giudizio sul suo autore; sebbene
per quanto si possa ancora vedere del modellato e dei
tipi, specie di quello della Madonna e dell’altro del-
l’Angelo orante, che è meno mal ridotto del rimanente,
sia lecito pensare a Bastiano Mainardi.

Ma nel museo cristiano Vaticano esiste un qua-
dretto che, pei riscontri col nostro, viene a confer-
mare tale ipotesi. Esso rappresenta, su fondo d’oro,
la Vergine e S. Giuseppe in adorazione del Bambino,
e, salvo il fondo, è in buono stato di conservazione ;
tanto da potersi assegnare con certa sicurezza al Mai-
nardi, per la rispondenza che ha colla maniera di co-
lorire e di modellare propria di questo maestro. Ora
le Madonne dei due quadri offrono tali elementi di rav-
vicinamento (sui quali le due riproduzioni unite ci di-
spensano dall’ insistere) da permettere di affermare che
siano dovute alla stessa mano: per modo che anche
il quadro rovinato di Venezia può, sebbene con qualche
riserva, essere attribuito a Bastiano Mainardil.

Enrico Brunelli.

1 A complemento di queste brevi notizie, aggiungo l’indica-
zione delle dimensioni dei tre dipinti. - Santa Conversazione del
Montagna: ni. 1.80x1 47 - Madonna di Cima: m. o 80 x o 70 -
Tondo attribuito al Mainardi: m. 0.35 di diametro.
 
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