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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0379
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324

CORRIERI

ghe e potrebbe ripetere cose note agli studiosi. Ri-
cordiamo però un quadro, che è rimasto tipico per
il Moretto da Brescia, di Sant’Orsola che dà gli sten-
dardi alle Vergini, eseguito cent’anni prima che al Mo-
retto suggerisse la gentile creazione da Antonio Vivarini
da Murano.

Il dipinto, appartenente al Seminario di Sant’An-
gelo è esposto con altri due quadri della stessa pro-
venienza, rappresentanti i Santi Pietro e Paolo, di Bar-
tolommeo Vivarini.

La contessa Nina Lechi ha esposto come opera
del Bonvicino un San Giovanni in Patmos, il quale
richiama piuttosto il Moroni del tempo giovanile; e il
cav. Antonio Brunetti due quadri del Romanino: uno
coi Santi Stefano, Pietro e Giacomo, l’altro, assai bello,
con la Madonna, il Bambino e gli angioli che la in-
coronano. Poco di altro si può ricordare che abbia uno
speciale interesse.

Chi potrebbe credere che Brescia, nella sua Ro-
tonda, non abbia potuto raccogliere molte cose belle
e grandi? Eppure è così! Non vogliono credere i rè-
tori che le miniere dell’arte si esauriscano come tutte
le altre miniere. Oggi un angolo della Galleria nazio-

concorrere a queste esposizioni d’arte retrospettiva.
Tali esposizioni sono divenute, appunto per la spari-
zione delle cose private, impossibili.

Aftastellare cose esposte o esponibili al pubblico,
toglierle dai loro luoghi naturali, no! Non si può
quindi più aiutare l’esodo delle cose private, come
aiutarono le vecchie esposizioni retrospettive, e met-
tere la molta buona voglia dei Comitati a battere la
cassa per i privati espositori.

Mettiamo dunque un punto fermo alle esposizioni
d’arte retrospettive e, se si crede, decretiamone il fal-
limento, almeno fino a che non sia possibile, con ac-
cordi internazionali, con lunga e sicura preparazione,
dare nelle esposizioni compiuti quadri sintetici della
vita dell’arte antica.

A. Venturi.

Notizie del Veneto.

Il Monastero di Praglia. — Nel celebre Monastero
di Praglia presso Padova sono tornati a insediarsi i mo-
naci benedettini, ai quali ora il governo affidò in custodia
anche la parte monumentale dell’edificio. Era celebre

Monastero di Praglia, Refettorio

naie di Londra coi quadri delle collezioni bresciane
vale più di tutto il buono e di tutte le ciarpe di privati
che a grande sforzo si raccolgono nel duomo di Brescia.

Cosi può dirsi del resto anche per Siena. Se le
chiese, le fabbricerie non avessero dato le cose che
restano ancora salve, e insomma se qualche ente mo-
rale non avesse esposto ciò che può essere tutti i
giorni mostrato al pubblico, possiamo chiederci quanta
parte del patrimonio artistico privato concorra e possa

di questo monastero il refettorio colle lunghe tavole e
coi dossali di legno mirabilmente scolpiti nel 1725 dal
Biasi, degno imitatore ed emulo dei più celebri intaglia-
tori francesi. Quel refettorio, colla sua superba mobilia,
con un poderoso affresco di Bartolomeo Montagna, con
un delizioso pulpitino di marmo del 400 a leggerissimi
rilievi, era una delle più pregevoli rarità artistiche
della provincia di Padova. Alcuni anni or sono passò
su di esso la mano dei vandali. Prendendo motivo da
 
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