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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 4
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Sirén, Osvald: Di alcuni pittori Fiorentini: che subirono l'influenza di Lorenzo Monaco
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0393
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33§

OSVALD SIRÈN

fine del Trecento, il principale rappresentante fu Agnolo Gaddi. Dal 1370, all’incirca, sino
al 1396 egli fu il vero maestro di tutti i giovani pittori di Firenze: costoro se non lavo-
rarono proprio nella sua bottega, sentirono tuttavia la sua influenza attraverso a qualche
altro maestro contemporaneo. Ciò che di meglio essi appresero da lui si può ridurre alla
eibile tecnica del dipingere a fresco ed a tempera; ma anche potè avere una benefica influenza
sui giovani artisti il fine sentimento che Agnolo Gaddi ebbe per le composizioni decorative.

Un’influenza più distinta e personale fu esercitata da Lorenzo Monaco, la cui mirabile
maestria di disegno fu un inesauribile modello per alcuni pittori che ne ricavarono figure, atteg-
giamenti, drappeggi e persino intere composizioni. Negli ultimi suoi anni Lorenzo Monaco fu
anche così oppresso dal lavoro che in molte opere dovette adoperare i propri scolari; di questi
seguaci più fedeli tratterò altra volta.

Accanto all’influenza di Agnolo Gaddi e di Lorenzo Monaco si può osservare in alcuno
dei più recenti pittori del periodo di transizione una viva ammirazione per l’arte di fra Ange-
lico, e persino l’influenza di Filippo Lippi : ciò sarà notato a suo luogo.

Lorenzo di Niccolò.

Questo pittore nacque probabilmente circa il 1370: egli viveva ancora nel 1440. Le sue
prime opere mostrano che molto apprese dal padre suo Nicolò di Pietro Gerini,1 * * 4 5 6 7 uno dei
più fedeli aiuti di Agnolo Gaddi ; ei dovette tuttavia conoscere anche l’arte di Spinello Are-
tino. Più tardi cercò di accostarsi sempre più a Lorenzo Monaco, ma il suo temperamento
artistico era troppo rozzo e superficiale per potersi assimilare le squisitezze stilistiche del
maestro: perciò la sua maniera si fa cogli anni sempre più insignificante. Nelle sue prime
opere le figure appaiono ancora forti e vigorosamente costrutte, sebbene alquanto rigide ; più
tardi sembrano soltanto vuoti sostegni delle vesti. Come còlorista Lorenzo di Nicolò fu sempre
di scarso valore.

1. San Gemignano, Galleria Comunale (n. 7): trittico. Nel mezzo troneggia San Bar-
tolomeo sopra un marmoreo seggio ornato di cornici verdi e rosse. In ogni sportello trovatisi
due storie della vita dèi santo ; in ambedue i pilastri laterali stanno tre santi. Nel mezzo
della predella è la Crocifissione ; ai lati vedonsi quattro santi. Quadro ben conservato, con

1 Nicolò di Pietro Gerini ha sì stretti rapporti arti-
stici con suo figlio ed è cosi poco conosciuto che non
possiamo qui passarlo sotto silenzio. Crowe e Caval-
casene descrivono soltanto i suoi noti affreschi di Prato
e di Pisa, la tavola della Galleria di Parma rappre-
sentante il Transito e l’Assunzione della Vergine, ed
un altro quadro di Pesaro, a me ignoto. Nel « Cice-
rone » vengono attribuiti con ragione a Niccolò gli
affreschi della Passione, in parte ridipinti, nella Sa-
grestia di Santa Croce e la grande Deposizione del-
l’Accademia di Firenze (n. 116, «Taddeo Gaddi »). Alle
suddette posso aggiungere ancora le seguenti opere :

1. Firenze, S. Felicita (cappella del Capitolo) : Croci-
fissione,, affresco con molte figure di grandezza naturale.

2. Firenze, Uffizi (magazzino; proviene da Santa
Maria Nuova): trittico. Nel mezzo è la Crocifissione;
nello sportello di destra, San Bartolomeo, Santa Ca-
terina, San Pietro Martire ; nello sportello di sinistra
un evangelista, San Paolo, una santa (con la scritta :
« Scuola di Ghirlandaio »).

2. Londra. National Gallery (n. 579): trittico. Nel
mezzo, il Battesimo ; a destra, San Paolo ; a sinistra,

San Pietro. La predella, con quattro storie della vita

di San Giovanni Battista e con due Santi, fu eseguita

probabilmente con la collaborazione del figlio Lorenzo
di Niccolò.

4. Milano. Di proprietà del cav. Aldo Noseda: San
Paolo e Sant’Antonio abate, parte destra di un trittico.

5. Parigi, Louvre (n. 1313): Morte di San Benedetto,
frammento di rara bellezza pel nostro pittore, la cui
opera si rivela specialmente nella forma delle mani.

6. Firenze. Accademia (n. 248): Madonna col bam-
bino, tre santi e quattro angioli inginocchiati.

7. Firenze. Di proprietà del signor Volpi: grande
crocifisso. Forse è quello stesso che il pittore eseguì
con suo figlio nel 1395 per Francesco Datini. Proviene
da Prato.

Falsamente è attribuita a Niccolò di Pietro VInco-
ronazione della Vergine nel primo corridoio degli Uf-
fizi (n. 29), opera di quel tardo scolaro dall’Orcagna
cui anche si deve la grande Incoronazione conservata
nella National Gallery (n. 569) con nove piccoli dipinti
(Ibidem, n. 570-578) che dovettero far parte del me-
desimo tabernacolo.
 
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