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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 3
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Reymond, Marcel: L' antica facciata del duomo di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0220
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L'ANTICA FACCIATA DEL DUOMO DI FIRENZE

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diffìcile soprelevando la volta, 1 e aumentando la distanza fra le arcate. Nel nuovo sistema
gli spazi fra le arcate si stabilirono non sopra un piano rettangolare, ma sopra un piano
quadrato, ed ebbero venti metri di dimensione in tutti i sensi. Niente fu essenzialmente cam-
biato nei sostegni, e ci si contentò di aumentare lo spessore dei muri, dei contrafforti e dei
pilastri interni.

E vero che i risultati hanno dimostrato che tutto ciò non era sufficiente e che il vizio
primitivo persisteva. La volta della navata maggiore, infatti, era appena costruita allorché
delle fenditure si produssero nelle navate laterali. Bisognò sospendere il disarmamento della
volta e si ebbe timore che tutto crollasse. L’edificio non si reggeva; esso era male costruito.* 2
Non vi era che una soluzione, dal momento che si rifiutava l’uso di archi di sostegno, ricor-
rere cioè a delle catene di ferro, mantenere in maniera fittizia, con delle potenti armature
di metallo, questi muri che strapiombavano e che non potevano resistere alla pressione delle
volte. E tutta la chiesa fu parata in ferro, ed è in grazia a queste cinture che essa ha potuto
restare in piedi fino ad oggi.

Ma se vi fu un errore di calcolo, se gli architetti fiorentini non realizzarono pienamente
i loro sogni, conviene però di lodarne l’audace temerità. Se essi hanno in parte avuto uno
scacco, bisogna dire che avevano intrapreso un’opera che sorpassava per audacia tutto ciò
che i gotici più arditi avevano tentato di realizzare. O piuttosto, ciò che essi cercavano non
somigliava all’opera dei gotici del Nord. Lo scopo di Arnolfo, scopo che è stato sempre
quello degli architetti italiani, era di coprire un vasto spazio, non ingombro di pilastri all’in-
terno. E qui, quale straordinaria soluzione di questo problema! La navata del Duomo di
Eirenze, infatti, copre uno spazio di tremila metri quadrati; e in questo spazio non vi sono
che sei pilastri. Per rendersi conto del prodigio di un tale risultato bisogna pensare che nella
Cattedrale di Parigi, nello stesso spazio, invece di sei pilastri solamente, ve ne sono più di
cinquanta. Ecco quello che non si dice mai, ed ecco pertanto quello che si deve dire, se si
vuole capire veramente ciò che fa della Cattedrale di Firenze un edifìcio unico al mondo.

Senza dubbio sono stati necessari dei tiranti di ferro per mantenere in piedi questo
edificio. Ma se il problema non è stato risolto pienamente, si può dire che vi è mancato
ben poco; agli architetti fiorentini sarebbe bastato di essere stati un po’ meno temerari.
Ad ogni modo, il loro sistema resta come una delle grandi forme architettoniche che gli
uomini abbiano inventato.

Il sistema di Arnolfo, il sistema che tenta di sostenere un edificio a volte con crociere
a ogiva, servendosi di muri continui, rafforzati da leggeri contrafforti, senza fare nessun uso
degli archi di sostegno e senza moltiplicare i pilastri all’interno, non ha cessato di avere le
preferenze degli architetti italiani : noi lo troviamo dappertutto, a Siena, per esempio, e nel-
l’ammirabile San Petronio di Bologna. E una soluzione meno logica della soluzione francese,
ma non chimerica, e che ha dalla sua il gran merito di sopprimere i puntelli dell’arco di
sostegno e la foresta dei pilastri interni.

* *

Se, nell’epoca gotica, gli architetti italiani, per la costruzione dei loro edifìci, non adot-

tano il metodo francese altro che modificandolo

1 La volta della Cattedrale di Firenze ha ni. 41.50
di altezza. La maggior parte delle cattedrali di Francia
sono meno alte. Laon ha m. 25, Albi 30, Le Mans 32,
Parigi 32, Bonrges35, Reims 37, Amiens 42. Solo il coro
di Beanvais, che ha m. 47, è molto più alto. Ma bisogna
ricordare che il coro di Beauvais era appena terminato
allorché crollò, e che ricostruendolo si fu obbligati a
ricorrere a delle catene di ferro, precisamente come

profondamente, si può dire che, per la costru-

gli architetti di Firenze furono obbligati a fare per
mantenere le volte che minacciavano.

2 Se fosse necessario cercare delle scuse all’errore
degli architetti fiorentini che costruivano per la prima
volta un edificio gotico secondo delle idee nuove, ba-
sterebbe ricordarsi quanti edifici gotici sono crollati in
Francia, prima che si fosse pervenuti a conoscere le
leggi della loro stabilità.
 
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