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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Toesca, Pietro: Michelino da Besozzo e Giovannino de'Grassi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0388
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MICHELI NO DA BESOZZO E GIOVANNINO DE' GB ASSI

335

Duomo dava da eseguire ad Alberto da Campione, su disegni di Paolino da Montorfano,
la figura « unius hominis salvatici », 1 che, insieme cogli altri fantastici « giganti » allora
scolpiti, adórna tuttora all’ esterno la sommità della crociera meridionale del Duomo. Ivi
l’uomo selvaggio è raffigurato ritto in piedi, ignudo e coperto di peli tutto il corpo, con
la clava ed una testa di belva nelle mani ; altrove egli si protende dall’alto, sullo spigolo
di un contrafforte,2 a formare una di quelle fantastiche gorgule nelle quali, più che in ogni
altra parte del Duomo, prevale l’inspirazione dell’arte settentrionale. 3

Ritroviamo a carte 29 recto la leggiadra figura di donzella che altrove vedemmo

(c. 3 verso) intenta a suonare l’arpa ; essa è qui segnata con tocchi di bianco, e quasi indefi-
nita, ma pure vi si riconosce con tutta certezza la mano del solito nobile maestro.

E sul verso di questa e della carta seguente 4 che trovasi una singolare serie di lettere

alfabetiche (dalla H alla Z), diligentemente miniate, la quale forma seguito ad altra serie di
lettere (cc. 26 verso e 27 recto-, lettere da A a G), identiche nella forma e nello stile, ma
tratteggiate soltanto a penna. Entro le rigide aste delle lettere gotiche l’artista ha rinchiuso
le più strane fantasie, accozzando esseri disparati, rospi e lucertole con ali di farfalla, veltri,
orsi, uomini selvatici, guerrieri e cavalli forzatamente intrecciati e contorti, colorendoli tutti
di tinte vivaci e leggiere, digradanti dal colore puro sino al candore della pergamena: la
lettera X è formata da quattro figurine di suonatori vestiti di rosso vivo, di verde, di azzurro
a tinte vellutate ; nelle aste della lettera M è rappresentata l’Annunciazione insieme con an-
gioli che suonano corni, viole ed organo (v. Tav. 2). Chi confronti le figurine di animali entro
queste iniziali con gli altri disegni del codice, le pieghe rettilinee nelle vesti dell’angelo e
della Vergine figurati nell’Annunciazione con il drappeggio delle figure femminili a
carte 3 verso e 4 recto, chi esamini in genere la maniera del segnare e del colorire, ritroverà,
credo, in questo alfabeto (nel quale lo schematismo delle lettere ha costretto l’artista a
deformare le figure) lo stile di Giovannino de’ Grassi. E giova ricordare come una delle
ultime opere del maestro siano state le miniature delle iniziali di un codice, ora perduto,
per la Fabbriceria del Duomo: forse per tale lavoro il miniatore adoperò i modelli ch’egli
avevasi preparati nel suo libro di schizzi ! L’alfabeto ora descritto, affatto diverso da quanto
si ritrova nei coevi manoscritti italiani, piuttosto che da uno spontaneo svilupparsi delle
« droleries » usate anche dai nostri miniatori già sulla fine del Dugento, ci sembra dovuto a
quella immediata influenza settentrionale che ha lasciato sì copiose tracce di sè nelle gor-
gule e nei « giganti » del Duomo : 5 anche ciò conspira a provare l’origine milanese del
codice e a rafforzarne l’attribuzione a Giovannino de’ Grassi.

1 Annali, App. I, 268.

2 Cfr. A. G. Meyer, op. cit., I, fig. 27.

3 Meyer, op. cit., I, 49.

4 II trovarsi la predetta figura di donzella (simile
ai disegni delle carte 3 verso e 4 recto) sul recto della
carta 29, la quale per il suo formato e perchè ricu-
cita a parte si potrebbe sospettare aggiunta casual-
mente agli altri fogli, è una prova che essa carta ap-
partenne al disegnatore delle carte 3 e 4 e, insomma,
di tutto il codicetto.

5 Una delle gorgule, opera di Michele di Benedetto,
fu composta, secondo le parole dei Fabbricieri del
Duomo « cum uno babuyno, qui habet caput ad mo-
dani unius serpentis cum parvo soldato ad collimi cir-
cumcirca, cum alis unius avis et pedibus unius leonis,
et cum certis aliis foliaminibus de post » (Annali,
App. I, 277, a. 1406). Nella Galleria degli Uffizi alcuni
foglietti cartacei (cornice 290: 2264, 821, e, in cartella,

n. 2268) recano lettere alfabetiche formate anch’esse
con istrani intrecci e contorcimenti di figure e di ani-
mali : nella lettera V si ritrova qui pure la figura del-
P « homo salvaticus » ; la lettera T è composta con la
figura dell’angiolo Gabriele. Altri disegni, certamente
della medesima mano, rappresentano giovani e don-
zelle ora intenti alla pesca, ora che stanno per uscire alla
campagna, un fabbro seduto all’incudine (cornice 290:
2275, 2267, 2269). Tali foglietti, un tempo attribuiti a
scuola tedesca, dal B. de Tauzia furono giudicati di
scuola veronese (Notice des dessìns de la collection His
de La Salle) ; alcuno ora li indica come opere di Ste-
fano da Zevio ma ci sembrano di forme più arcaiche
che non siano quelle adoperate da questo maestro e
forse potrebbero anch’essi venire assegnati alla scuola
lombarda (non tuttavia a Giovannino de’ Grassi). Su
tali disegni ci annunzia un suo studio l’amico dottor
G. Bariola.
 
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