Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:
Serra, Luigi: La pittura napoletana del Rinascimento
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0407
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
354

LUIGI SERRA

appartiene probabilmente anche ad un diverso artista. Tutte le parti sono state alterate
nelle dimensioni. Si possono ascrivere alla fine del '400.

Inoltre notiamo due grandi tavole dovute probabilmente a un medesimo artista, conser-
vate al Museo Nazionale e rappresentanti una la Vergine tra S. Sebastiano e Sant’Jacopo
e in una lunetta Cristo che sorge dal sepolcro, e l’altra San Giacomo della Marca fra due
angeli. La prima viene attribuita ai Donzelli e reca una iscrizione dalla quale si apprende
che fu fatta fare da certa Drusia Brancaccio, che il de la Ville 1 2 ci dice esser figlia di Sarro
Brancaccio, il quale nel 1478 seguì Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, in Toscana ove
morì combattendo. Lo stesso de la Ville dà il quadro ai Donzelli fiorentini,3 lo Schultz 3 lo
ritiene umbro e il Cavalcaselle 4 afferma che è della scuola di Benvenuto Cozzarelli da Siena.

Alla monotonia delle forme stereotipate dell’arte senese si aggiunge qui una sensibile
povertà nell’esecuzione anche delle cose più semplici. Dello stesso tempo cioè dei primi anni
del Cinquecento e con le stesse caratteristiche, benché forse di esecuzione meno incerta è
l’altro rappresentante, come si è detto, San Giacomo della Marca, morto a Napoli il 1476
e, sebbene beatificato solo nel 1624, innalzato agli onori dell’arte e degli altari assai presto
anche da Cosimo Tura e dal Crivelli. Pure qui il volto è rilevato con luci bianco-giallognole,
gli occhi sono stretti e lunghi dallo sguardo trasognato con la sclerotica lucente, le carni
sono bruno-dorate, le pieghe scavate, le unghie ovali con largo margine di carne, l’orecchio
col lobo carnoso.

Tre altre opere appartenenti all’indirizzo napoletano-senese vennero notate dal Caval-
caselle5 nel Duomo di Savona, nel Duomo di Amalfi e in Santa Maria della Pietà di Eboli.

Di molti altri lavori di pittori napoletani conservati nelle chiese e nel Museo ancor più
difficile riesce la determinazione del carattere. Fra questi ricordiamo un insignificante Presepe
nella chiesa di San Giovanni Maggiore di un tardo cinquecentista sotto l’influsso lombardo,
fiorentino e fiammingo; due tavole del 1500 circa e della stessa mano al Museo [Cristo tra
quattro sante e Vergine col Bambino e devoto), forse con qualche carattere umbro; il San Bene-
detto di San Gennariello con la data 1475; un debole Presepe con angeli musicanti al Museo.
Così un trittico a cinque figure anche al Museo (fig, 7), una pessima Madonna allattante
e una santa anche pessima seduta, ambe al Museo; una tavola, forse sotto l’influsso veneto
o senese, del Museo che rappresenta la Vergine e il Bambino tra due santi e due angeli, un
trittico nella seconda cappella a destra di San Domenico Maggiore, due opere della stessa
mano, cioè un trittico posto in una delle cappelle a destra di Santa Maria la Nova e un
Cristo benedicente nel cappellone del Crocifisso a San Domenico, con qualche tendenza veneta,
e infine, un debolissimo e insudiciato quadro esposto nella chiesa della Pietatella.

Questa è l’arte cui scioglieva i suoi inni Bernardo de Dominici! Quando per tutta Italia
le energie prima a lungo inerti e poi intensificatesi in un lavoro secolare si risvegliarono
con maravigliosa fioritura, a Napoli l’arte errava incerta dei suoi ideali, vivendo alla gior-
nata. È penosa conclusione certo, ma essa scaturisce evidente dall’esame sereno e completo
delle opere d’arte.

Luigi Serra.

1 Di un quadro attribuito ai fratelli del Donzello,
in Nap. nob., 1892, pag. 121.

2 Id. id. id.

3 Op. cit., III, 220.

4 Gesch.derital.Malerei, Leipzig, 1876, VI, pag. 132.

5 A hist., pag. 105.
 
Annotationen