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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: La tomba di Taddeo Pepoli nella chiesa di San Domenico a Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0416
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LA TOMBA DI TADDEO PEPOLI

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stiche neH’esecuzione, tanto da potersi sicuramente concludere che in essi è l’opera di più
di un maestro. I due bassorilievi del lato anteriore dimostrano una mano abile e sicura; i
due del lato posteriore una mano mediocre: rimane dunque la classificazione dei rilievi in
due coppie distinte, ma non rimane come il Martinozzi l’ha posta, poiché a ciascuno dei
bassorilievi del signore inginocchiato risponde tecnicamente uno dei bassorilievi del signore
seduto. Ma il Martinozzi fondò la sua distinzione su apparenze esterne, non su differenze
tecniche.

Nei bassorilievi della fronte vediamo, a sinistra, Taddeo seduto e circondato da cinque
figure maschili (espressione sintetica della signoria su Bologna, o, meglio, della elezione di
Taddeo a signore); a destra, Taddeo inginocchiato in atto d’offrire una specie di dittico, su
ciascuna parte del quale è scolpito un altare, all’Arcangelo Michele e a San Tommaso d’Aquino
(allusione probabile alla dedicazione di due altari, fatta da Taddeo a questi sacri personaggi).
Nel primo il carattere di opera del Trecento non è stato negato mai, nè è assolutamente
negabile: vi è evidente la mano di un artista, toscano forse di origine, toscano certo di
scuola, e scolare probabilmente di Andrea Pisano. La composizione è chiara e simmetrica,

Fig. 3 — Tomba di Taddeo Pepoli (Particolare dell’urna)
Bologna, Chiesa di San Domenico

le teste hanno espressione e carattere ; e i corpi sono modellati sobriamente e vigorosamente,
con pieghe nette, taglienti, che si adattano però senza stento alle membra e alle movenze.
La distribuzione delle parti più o meno rilevate è condotta con senso sicuro degli effetti
d’ombra e di luce. Sono difettose alquanto le mani, che terminano con dita a stecchi. Ma
l’impressione generale è un’ impressione insieme di forza e di bellezza.

Nel secondo bassorilievo vediamo la medesima tecnica sobria e sicura, e il medesimo
modo nettissimo di segnare le pieghe: l’espressione delle teste mostra lo stesso studio di
verità e di carattere, il modellato dei corpi lo stesso vigore. Nella figura dell’Arcangelo
Michele, che fu giudicata di fattura più moderna e sciolta, l’influenza di Andrea Pisano si
accentua anzi nel modo più schietto ; tanto che par presa a prestito da un suo bassorilievo.
Il moto poi del braccio di Taddeo che sorregge il dittico coi due altari è la prova patente
che il bassorilievo non può esser posteriore al Trecento. Sul braccio le pieghe del mantello
si stringono e si irrigidiscono per distendersi poi, alcune obliquamente sul dorso e sulle
gambe in modo che la distanza fra piega e piega si accresca simmetricamente, altre verti-
calmente in direzione del piano ; e questo moto delle pieghe, che è in armonia col moto del
braccio proteso, è ottenuto senza troppo stento, ma con una precisione geometrica e un
ossequio alla linea diritta che rivelano lo scultore gotico.

Vi è fra i due bassorilievi una differenza soltanto nello stato di conservazione, poiché
il primo appare gialliccio e il secondo, liberato forse dalla patina, è d’effetto più chiaro; nè
 
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