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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: La tomba di Taddeo Pepoli nella chiesa di San Domenico a Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0415

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3 Ó2

ENRICO BRUNELLI

non si ebbe riguardo a lasciarla in condizioni tali che ne permanesse, pieno ed inalterato,
l’effetto.

Voglio infine rammentare ancora una volta che non è molto probabile che nel 1540 si
pensasse ad erigere una tomba sontuosa a un uomo morto da due secoli; e che non sarebbe
nemmeno stato atto prudente e politico il ricordare allora, sotto un altro governo, governo
geloso e dispotico, l’antica signoria avuta sovra Bologna da una famiglia ancor potente e
cospicua.

Se per tutte queste considerazioni non mi sembrano molto persuasivi gli argomenti, sui
quali si basa l’attribuzione al Cinquecento della tomba, considerata nel suo complesso ; molto
meno ancora mi persuadono gli argomenti addotti per riferire al Cinquecento i bassorilievi,
ove Taddeo Pepoli è ritratto ginocchioni, in atto di offrire alcune cappelle ad alcuni santi.
« La trattazione della scultura è ben diversa ; i rilievi del signore inginocchiato, per quanto
imitino gli altri, son di fattura ben più sciolta : si guardi la figura dell’angelo in uno d’essi, e
le figure femminili dell’altro, facendo attenzione al disegno dei panneggiamenti, e si confron-
tino con le vesti degli altri due rilievi ». 1 2 In conclusione questi bassorilievi dovrebbero rife-
rirsi al 1540, come quasi tutto il resto del monumento: e poiché era pur forza riconoscere
in essi uno spiccato carattere trecentista, la difficoltà fu superata con l’ammettere che il
moderno scultore volle imitare i bassorilievi preesistenti.

Ora che in pieno Cinquecento si trovasse a Bologna uno scultore che lavorasse in
maniera così arcaica è di per sé un fatto che parrà quasi incredibile, sebbene qualche traccia
d’arcaismi voluti nell’arte bolognese del Rinascimento non manchi. A Bologna che (tolto il
momento glorioso caratterizzato dai Carracci e da Guido e dal Domenichino) fu città artisti-
camente sempre in ritardo, si avverte per buona parte del secolo XV un costante attacca-
mento alle forme dell’architettura gotica: e ne abbiamo un esempio notevole nel palazzo
Bolognini, oggi Isolani; tentativo ibrido e sgraziato di conciliazione tra i motivi archiacuti
tradizionali e le esigenze del nuovo stile fiorente in Toscana. Così vi è prova non infre-
quente di tendenze arcaiche nell’arte decorativa del tempo: ricorderò in proposito l’interes-
sante documento pubblicato dal Malaguzzi, donde risulta che Pagno da Fiesole, cui nel 1467
venne dato incarico di ornare il portico di San Pietro, si obbligò ad intagliare i capitelli more
antiquo cuni foliis et vidiciis. 2 Anche nel Cinquecento vediamo persistere la tendenza a con-
tinuare l’eterna fabbrica del San Petronio in stile gotico ; tanto che era respinto un progetto
del Peruzzi e se ne approvava ed attuava a preferenza uno dell’oscuro e mediocre Ercole Sec-
cadenari, sol perchè quest’ ultimo rappresentava un ritorno al vecchio stile, secondo il quale
il tempio era stato iniziato. 3 Si comprende però l’arcaismo in costruzioni, o in particolari
ornamentali del secolo xv; e s’intende nell’ultimo caso la ragione evidente di continuità e di
armonia. Ma quale spiegazione potrebbe darsi dell’ imitazione di forme trecentistiche, in una
rappresentazione di soggetti storici, affidata allo scalpello di un contemporaneo di Vincenzo
Onofri e di Properzia de’ Rossi?

La stessa ipotesi, sostenuta per i bassorilievi del signore inginocchiato, venne fatta per
il monumento Pini, esposto ora nel Museo civico di Bologna. Lorenzo Pini seniore, morto
nel 1542, venne sepolto in San Pietro, e la sua tomba parve curiosissima, «perchè a metà
del secolo xvi rinnovelia il tipo dei sepolcri scolpiti nel secolo xiv e in parte nel secolo XV ».4
Ma il fatto giudicato strano apparve non vero, poiché venne riconosciuto che la tomba di
un ignoto del Trecento era stata per equivoco creduta quella del Pini. Si avrebbe quindi,
per i bassorilievi della tomba di Taddeo, un caso non solo di per sè strano e poco credibile,
ma anche assolutamente isolato.

Considerati dappresso questi bassorilievi mostrano effettivamente differenze caratteri-

1 Martinozzi, op. cit., pag. 17-18. doc. 216. — Malaguzzi, L’architettura a Bologna,

2 Malaguzzi, L‘architettura a Bologna, pag. 62-65. pag. 68-69 e 183.

5 Gatti, La fabbrica di San Petronio, Bologna, 1889, • 4 Venturi, op. cit., pag. 35.
 
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