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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 1
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Erbach-Fürstenau, Adalbert: Pittura e miniatura a Napoli: nel secolo XIV
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0042

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PITTURA E MINIATURA A NAPOLI

NEL SECOLO XIV

OTTO il dominio dei Normanni e della casa di Svevia, Napoli non aveva
un’ arte pari a quella delle altre grandi città dell’ Italia meri-
dionale. A Salerno, Ravello e Amalfi fioriva la scoltura che te-
nuto conto dell’età, produsse delle opere meravigliose, vivissime
nelle mosse del corpo umano, e di buon gusto nelle parti decora-
tive. Alcuni dotti ammettono anzi, che lo stesso Niccolò Pisano
sia uscito da questa scuola, e con lui il rinascimento della scultura
italiana. A Napoli invece, nel secolo xm si ritrovano appena le
traccie della nuova vita artistica, e quel poco che vediamo ancora,
non è superiore all’arte bizantina già decadente. Bizzamano d’O-
tranto, se veramente è opera sua la tavola di San Giorgio alla
Galleria di Napoli, si mostra inferiore ai contemporanei toscani
Giunta e Margaritone.

Sotto la dinastia degli Angioini, per altro, a Napoli l’arte co-
mincia a fiorire. La città diventa sede continua della corte reale
di Carlo I che si fece costruire il celebre Castel delll’Uovo.

Roberto il Savio si fece protettore di diversi pittori toscani. Al
principio del suo governo, onorò è nominò cavaliere, Montano
d’Arezzo, le cui opere sono tutte scomparse. Roberto, a quell’epoca
anche signore di Firenze, chiamò alla sua residenza Giotto, il
quale dipinse, come racconta il Vasari, molti affreschi nei castelli reali, in Santa Chiara ed
all’Incoronata, Rispetto all’ultima, il Vasari prese certo un equivoco, non essendo stata
costruita questa chiesa che sotto Luigi I. Le pitture di Giotto sono perdute tutte quante, ma
in una sala attigua a Santa Chiara si vedono ancora affreschi d’un Cristo e di vari santi,
dipinti nella sua maniera.

Restano a Napoli avanzi più considerevoli di pittura senese, della prima metà del Tre-
cento, la tavola del grande Simone Martini: /'Incoronazione di re Roberto, per mano di suo
fratello San Luigi, vescovo di Tolosa, che adorna ancor oggi un altare in San Lorenzo; gli
affreschi in Santa Maria di Donna Regina, studiati recentemente dal Berteaux.

Della scuola di calligrafi c miniatori mantenuta da Roberto non conosciamo saggi parti-
colari, se non ammettiamo l’autenticità dubbiosa del più antico panegirico, che illustreremo in 1

1 Forse ritratti da un’opera di Giotto medesimo, essendovi nel convento un frammento di un Cristo, che
in quegli affreschi è riprodotto, e avendo il frammento tutti i caratteri della mano di Giotto.

(Nota della Direzione').

L’Arte. Vili, r.
 
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