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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 4
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Corrieri
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Cronaca
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0351

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CORRIERI

Ulpia, erano aperte sopra la nave centrale, lasciando
aperti per maggiore comodità gli accessi dei lati più
lunghi che si aprivano nelle basiliche pagane, come
infatti si vede nella basilica Ulpia che ne aveva tre
prospettanti il grandioso foro.

Il titolo nella chiesa della Pinta non fu mai pronao,
poiché in pianta non esiste muro divisorio tra il pronao,
designato dal Di Giovanni e la parte interna della
chiesa. In corrispondenza dell’altare maggiore non
v’ha traccia di abside poiché, come ognuno sa, le
basiliche pagane avevano due absidi ordinariamente,
delle quali fu soppressa una, nell’epoca cristiana, per
sostituirvi l’ingresso principale.

Nella chiesa della Pinta non v’ha di pagano che
due ricordanze: i° l’allineamento delle colonne lungo
i muri del titolo, 2° le navi minori aperte lateralmente
e prospettanti il giardino o cimitero.

Dopo quanto si è venuto dicendo, ne consegue,
(tenuto conto dei documenti apportati in principio del
presente scritto), che la costruzione della chiesa della
Pinta dovette effettuarsi dopo l’innesto dello stile ba-
silicale cristiano su quello pagano, del quale la chiesa
suddetta conserva i caratteri della grandiosità, alcune
disposizioni in pianta, non che alcuni dettagli architet-
tonici di considerevoli dimensioni, rinvenuti durante
gli scavi del febbraio 1905 in piazza Vittoria e pro-
babilmente facenti parte della chiesa caduta in rovina.

Il capitello (Tav. Ili) è di stile dorico degenerato,
poiché lo squisito echino greco, o greco-romano, è
ridotto a quella forma spezzata, pesante e rispondente
quindi al tempo in cui (anno 535) si eresse la chiesa
di Santa Maria della Pinta.

In questa istessa chiesa, essendo viceré di Sicilia
M. An. Colonna, con spese che ascesero a trentamila
ducati, nell’anno 1581 si rappresentarono le cose create
nei sei Primi giorni del Mondo e molti misteii del
Vecchio Testamento, e per cinque volte, cioè il 28 feb-
braio e ai giorni 4, 8, 11 e 14 nel consecutivo mese
di marzo. Tali rappresentazioni furono di poi chia-
mate « l’Atto della Pinta » e piacquero a segno al
viceré da fargli profferire queste parole:

« Chi desidera vedere cose migliori, vada in Cielo ».

* * # *

Maggior luce, su quanto fu qui rilevato, sarà ot-
tenuta dagli elementi di scoperta dovuti agli scavi
che saranno proseguiti in piazza Vittoria. Nella zona
di terreno di detta piazza prospettante il palazzo Pel-
legrino, senza dubbio, si rinverranno gli elementi suf-
ficienti per ottenere una più razionale e completa ri-
costruzione della vetusta e venerabile chiesa di S. Maria
dell’Itria, detta di poi della Pinta.

Lorenzo Fiocca.

CRONACA

& A Londra presso il Burlington Fine Arts Club
ha luogo la esposizione dei ricami inglesi anteriori
alla metà del secolo xvi. Della importante esposizione
è già stato pubblicato il catalogo illustrato.

& Ad Anversa l’esposizione Jordaens pare voglia
rivendicare la fama del maestro, trascurata oltremodo
secondo gli organizzatori. Tutti gli Olii Santi ufficiali
saranno impartiti per rendere solenne la mostra.

& A Roma l’esposizione dei pensionati di Villa
Medici ha, secondo numerosi critici, mostrato la so-
lita decadenza di forme e di concetti.

A Venezia la Sesta Esposizione fornisce anche
più del solito occasione al commercio artistico, ciò
che non può essere se non di gran buon auspicio per
l’affluenza delle opere belle nelle esposizioni future.

A Venezia dal 21 al 28 settembre 1905 si terrà

il Primo Congresso Internazionale d’Arte de’ cui fini
si è già parlato ne L’Arte. Circa i problemi da trat-

tare L’Arte propone i seguenti quesiti: i° determi-
nazione di condizioni reciproche tra le nazioni per il
buon esito delle esposizioni internazionali d’arte re-
trospettiva; 20 il grado sufficiente di cultura degl’ini-
ziati nelle scuole d’arte, l’insegnamento della storia
dell’arte nelle scuole secondarie; 30 organizzazione
e rapporti fra le società per l’arte pubblica ; 40 se le
opere d’arte dedicate ad patriam, serbate ancora nei
luoghi d’origine, possano essere acquistate dai pubblici
Musei.

A Liegi nello stesso settembre si avrà un con-
gresso internazionale dell’arte pubblica. Esso avrà due
scopi: i° procurare la bellezza; 20 mantenere la bel-
lezza. Il primo si rivolge a sviluppare il buon gusto
presso il popolo, a regolare i progetti edilizi, a inco-
raggiare i privati ad abbellire ciò che è in dominio
pubblico. Il secondo a conoscere e difendere i bei
luoghi e i monumenti storici, lottando contro il van-
 
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