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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0439

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C O R R IERI

Notizie d’ Inghilterra.

Il ritratto di Pietro Aretino del Tiziano. Per

cortesia dei signori P. e D. Colnaghi, siamo in grado
di porgere ai lettori la riproduzione del tanto discusso
ritratto di Pietro Aretino, attribuito a Tiziano e pro-
veniente dal palazzo Chigi. Il dipinto è stato esposto
nelle sale dei detti signori a Londra durante parecchie
settimane dell’estate passata, ed i primi giornali e
periodici inglesi e stranieri ne hanno parlato diffusa-
mente. Fra quegli articoli dobbiamo segnalare gli im-
portanti contributi dei professori Corrado Ricci ed
A. Luzio, pubblicati nel Marzocco. L’Aretino fu al-
meno sei volte ritrattato dal Cadorino, e, secondo la
opinione di Mr. Fry (Burlington Magazine, agosto 1905),
pare probabile, che il ritratto in discorso sia da iden-
tificarsi con quello che Tiziano dipinse per lo stam-
patore Francesco Marcolino, il quale soleva vantarsi
che il dipinto fosse eseguito in tre giorni ; e difatti
l’aspetto del quadro sembra giustificare la teoria di
un’opera eseguita rapidamente e in pochi giorni. L’ef-
fetto del colorito è sontuoso; il colore del vestito, di
giallo d’arancio vivace, fa contrasto al bruno sobrio
della pelliccia; le tinte calde dell’incarnato spiccano
sopra un fondo grigio, il quale, dalla parte destra di
chi guarda, è di una tonalità fine assai. Ma in quanto
concerne la parte principale, cioè l’esecuzione e la
caratterizzazione della testa, abbiamo dovuto ricono-
scere che il ritratto ci lasciava fredda ; rivedendolo
ci veniva sempre un leggerissimo dubbio riguardo alla
sua origine tizianesca, non ostante i suoi alti meriti
coloristici, che al primo colpo d’occhio ci abbagliarono,
e malgrado la spontaneità del concetto e la bravura
del disegno.

Visto l’entusiasmo che il quadro destava a Londra,
e di fronte al fatto che il senatore Morelli, il signor
G. B. Cavalcasene, e molti altri critici illustri l’hanno
accolto come opera indubitata di Tiziano, è con la
massima titubanza che ci permettiamo di notare la
nostra impressione rimasta più viva nel richiamarci
in mente quell’interessante ritratto dell’Aretino.

Ci siamo forse lasciati ingannare dallo stato attuale

del dipinto, coperto, di una vernice pesante che turba
ora una gran parte della superficie e non ci permette
indagine alcuna sulla questione della tecnica? Sarà
questa alterazione che ci ha impedito di riconoscere
in quella testa la sottile qualità, il fine sentimento e il
pennelleggiare magistrale, che distinguono sempre le
opere del sommo pittore?

In ogni caso, dalla unita riproduzione gentilmente
offerta dalla Casa Colnaghi, ognuno può giudicare da
sè del valore artistico e storico dell’ora celebre ri-
tratto di Palazzo Chigi.1

C. J. Ff.

1 Le incertezze della nostra corrispondente da Londra attestano
della sua perspicacia artistica. Il preteso ritratto di Tiziano è cosa
tale da non meritare l’onore che la stampa inglese lo vantasse, e
che l’italiana ne piangesse la dipartita. Sin da quando il Cavalca-
sene scrisse del ritratto nell 'Archivio storico dell'Arte, feci osser-
vare all’ illustre mio compagno di lavoro che esso non era degno
della considerazione in cui era stato preso, e lo assicurai che, ve-
dendo il ritratto da presso, tolto dalla parete, ogni illusione sva-
niva. Ora a Londra scrittori insigni cantano la gloria del ritratto
dell’Aretino di Tiziano: e ciò sèmbra incredibile!

Prima di esprimere pubblicamente il mio giudizio sulla questione,
sono tornato a Londra, per rivedere il ritratto tante volte riveduto
in casa Chigi. E ho di nuovo esaminato la tela scompisciata, sorpreso
delle traveggole che in questo caso sono negli occhi di scrittori come
Gronau, Fry, ecc. Ci sarebbe da giurare che non si sono mai tratte-
nuti innanzi al dipinto miserrimo o che ragioni differenti dalle
artistiche li ha mossi a vantare ciò che sarebbe indegno d’un ma-
gazzino di galleria. Sopra un fondo opaco, grigiastro è colorata la
testa mal costruita, dai lineamenti disfatti, dalle carni piatte, senza
trasparenza, senza calore. Le labbra dell’Aretino sono di un rosso
arido divise da un segno nero; la barba di un grigio sporco; il
collo con ombre livide. Le vesti sono degne della testa : vi è un
manicone giallo con luci a colpi dati a caso; e quelle luci giallo-
dorate si ripetono nella collana e qua e là, ugualmente, senza trovar
mai il loro grado, il loro valore. Su quel manicone, che sembra
una vuota pelle o una grande vescica sgonfiata, vi sono tratti ros-
sicci, di mattone, che escono non si sa dove. Tutto è brutto e sten-
tato e falso. Il manicone ha certi contornacci neri che avrebbero
fatto paura al macinatore dei colori di Tiziano; e non attacca alla
spalla; e da esso vien fuori una mano informe, storpia, sporca di
colore. Auguro al mio paese di regalare sempre agli stranieri simili
capilavori !

Da Londra, 4 settembre '905.

Adolfo Vf.nturi.
 
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