Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

DOI Heft:
Fasc. 6
DOI Artikel:
Frizzoni, Gustavo: La pala di Marco d'Oggiono nella chiesa Parrocchila di Besate
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0467

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
LA PALA DI MARCO D’OGGIONO

NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI PESATE

el ripensare ai nostri antichi artisti, quante volte non
abbiamo provato il rincrescimento di dovere constatare
quanto ci troviamo all’oscuro rispetto a tutto quello che
concerne le vicende della loro vita e in ispecie delle cir-
costanze che accompagnarono l’origine delle loro opere !
O non sono relativamente rari i casi nei quali ci sia stata
tramandata qualche notizia che valga a richiamarci i nomi
dei committenti delle opere d’arte, dei moventi che li spin-
sero a farle fare, dell’esito ch’ebbero secondo l’estimazione
dei contemporanei, senza parlare delle disposizioni
in che si trovava l’artista nel tempo che stava lavo-
rando, e delle successive sorti subite dalle opere
stesse? Non riescirà sgradita pertanto al lettore l’il-
lustrazione di un’opera di uno dei noti allievi di Leonardo da Vinci, poi che ci porge
occasione di rivelare ben parecchi dati storici, atti a gettare uno sguardo sui parti-
colari che la concernono nelle successive fasi della sua esistenza.

Il paese di Besate pel quale fu eseguita trovasi a poca distanza dal sobborgo di Abbia-
tegrasso in provincia di Milano. Quivi se ne stava fino a pochi mesi or sono rincantucciata
e presso che ignorata in un’oscura cappella della parrocchia. Spetta ad un cittadino milanese,
al conte Napoleone Bertoglio-Pisani, villeggiante in quel luogo, il merito non solo di averne
avvertita l’importanza, ma altresì di essersi preso a cuore l’urgente ristauro del dipinto che
pochi mesi or sono si trovava sempre in pessimo stato di conservazione. E ben lo sa chi
lo vide, allorché il suddetto mecenate si assunse di affidarlo alle cure del prof. Luigi Cave-
naghi. Le condizioni in cui si trovava il quadro erano delle più miserande che si possano
immaginare. Alto ben m. 1.76 e largo 1.48, i tre assi di che si componeva si erano venuti
disgiungendo in modo da dar luogo a fatali, sensibilissime spaccature in senso longitudinale.
La superficie del colore poi si presentava, grazie àd antico preteso ristauro, rozzamente ridipinta
con densi colori ad olio, senza per questo avere impedito che si fossero verificate in mol-
tissime parti delle scrostature che mettevano a nudo il fondo, ossia l’imprimitura sul legno.
E nonostante ogni buon intenditore vi ravvisava un’opera della buona epoca della nostra
arte pittorica, e dai tipi, non che da quanto vi rimaneva di originale, poteva desumere
criteri sufficienti per accertarsi che si trattava di un dipinto di quell’allievo del grande
Fiorentino, che se fu superato da altri compagni per finezza d’ideali e perfezione di forme,
non fu secondo a nessuno per quanto concerne la bontà della tecnica adoperata nel suo modo
di dipingere.
 
Annotationen