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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 2
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Ohlsen, F. Y.: I bassorilievi nei sacrofagi in Roma (metá del IV, fine del V secolo): saggio di classificazione cronologica basata sill'analisi tecnica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0131
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I BASSORILIEVI NEI SARCOFAGI IN ROMA

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nostro sistema tecnico stilistico, alcune poche sue regole ci possono servire di guida, perchè
basate su caratteristiche ripetute costantemente.

Per l’arte mitologica ad esempio, combinando l’immiserimento della religione pagana
con quello dell’arte in genere, si verifica una scala discendente dalle rappresentazioni più
complesse alle più semplici; nell’arte cristiana invece i due ordini d’idee contrastano: da
un lato il principio informatore cresce, dall’altro il mezzo tecnico fallisce vieppiù ; di modo
che — mentre le rappresentazioni bibliche si arricchiscono numericamente e quindi nell’in-
sieme i sarcofagi del IV secolo inoltrato (esempio: gruppo di San Paolo) s’impongono
per un certo fasto, contrastante con la semplicità del secolo III e del principio del IV (esem-
pio: Santa Maria Antiqua, Lat. cr., 181, ecc.) — le singole storie, se non si vanno impove-
rendo, rimangono almeno invariate nel numero delle persone implicate e nelle mosse rituali.
Servano ad esempio per la prima categoria le rappresentazioni bacchiche, per la seconda il
ciclo Adamo ed Èva.

Il otowjo;, ossia la processione bacchica che è l’espressione più completa di tutto il ciclo,
e che nella gaia schiera di Sileno, delle Menadi, de’ Fauni e de’ Centauri incarna quanto
vi ha di più voluttuoso e lascivo nel pa-
ganesimo — o che lo spirito religioso si
fosse fatto più austero, o che la fantasia
pagana si fosse esaurita — diventa meno
frequente sul principio e scompare intorno
alla metà del ni secolo.1 Scompare anche
presto (dopo i primi del ili secolo) la scena
Dionisio si appressa ad Arianna ; diventa
invece sempre più popolare nel III secolo
il Trionfo di Bacco nelle Indie, nel quale
si esprime più che il sentimento religioso
l’orgoglio nazionale: più che il dio dei pam-
pini è qui Roma che trionfa. Di tutti gli
altri episodi del ciclo bacchico non soprav-
vivono che delle figure isolate ; più tardi
ancora muoiono anche queste, lasciando però
delle tracce personali dietro di sè. Bacco
sdraiato sulla’ vizila che casca non si trova
nell’arte romana tarda, bensì una remini-
scenza di quest’ultima nel carro tirato da mule di cui una cade, al Museo Chiaramonti; il Satiro,
tipo classico, scompare, ma il suo orecchio aguzzo ricorre sulle maschere finali dei coperchi
(esempio: Istit. archeol. germ. giardino); il suo naso rivolto in su, ne’ putti delle stagioni
- (esempio: villa Wolkonsky, villa Albani, 88o). Le Menadi sui fianchi del sarcofago col
Ratto di Proserpina al Museo Capitolino (atrio, a destra) per goffaggine rasentano la cari-
catura, tanto che saremmo tentati di collocare il monumento almeno sugl’inizi dell’epoca
nostra, se la facciata non lo rivendicasse al passaggio dal il al ili secolo, dimostrando una
volta di più quanto anche in epoca buona alcune parti fatte in fretta (quasi tutte le parti
laterali, le poche parti posteriori, e talora anche i coperchi) riuscissero di gran lunga infe-
riori a tante altre di epoca assai più tarda ma eseguite con cura. Infine gli emblemi bacchici,
il cui numero è legione, evadono dai confini cronologici delle istorie bacchiche, perdendo
poco a poco ogni loro significato simbolico: il capro e il bue, la pantera ritta o coricata soste-
nente un amorino vengono posti come riempitivi sotto i clipei o sotto i Geni o le Vittorie
volanti [esempio : palazzo Caetani, corte]. La pantera ed il capro marini — antichi anelli di

Parte laterale del Sarcofago di Giunio Basso, a.
(Dal Garrucci, Tav. 322, n. 3)

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1 Gli ultimi esempi infatti ne sono i sarcofagi con- Aldobrandini) e al Museo Capitolino. Forse quello del
servati nei palazzi Barberini, Rospigliosi, Doria (sala palazzo Mattei è alquanto posteriore.
 
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