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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Ciaccio, Lisetta: Scoltura romana del Rinascimento, [1]: primo period (sino al pontificato di Pio II)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0208
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168

LISETTA CI ACCIO

che costituiscono, insieme con l’ardente amore della bellezza classica, il pregio maggiore
dell’arte sua. Nè nel rilievo di Santa Maria Maggiore lo spirito di classicismo è minore che
nella lunetta di Sant’Andrea. Quella mossa di danza, già notata, delle gambe dei due angioli,
e che è del tutto in contrasto con la parte superiore del corpo, ferma, immobile, non può
spiegarsi che come ispirata da figure di mènadi danzanti dei rilievi neoattici,1 di comune
con le quali i nostri angioli hanno anche, come quelli delle grotte, le sciarpe di velo svo-
lazzanti, parimenti ingiustificate. Evidentemente il nostro marmoraro, innamorato dell’arte
antica, non seppe resistere alla tentazione di riprodurne uno dei motivi più belli; 2 senonchè,
non potendo poi dare ai suoi angioli nella parte superiore del corpo delle pose da mènadi
infuriate, ed incapace da parte sua a creare la vita e l’azione, li irrigidì in un’immobilità
fredda che rende addirittura assurda l’attitudine delle gambe.

Anche il vaso che sta nel mezzo del rilievo, non ostante le movenze ancora un po’go-
tiche dei petali di alcuni fiori dell’abbondante fogliame d’acanto, è di tipo del tutto classico
nella forma ansata con scanalature, ornato in sul collo di un festone appeso con nastri.

Altre sculture che si collegano con la lunetta di Sant’Andrea sono due figure di virtù,
la Temperanza e la Prudenza, che adornano il monumento secentesco del card. Giulio Acqua-
viva (f 1574), in San Giovanni Laterano.

Le due figure (figg. 3 e 4), e per le proporzioni generali dei corpi e per la modellatura
delle braccia e della testa ed il trattamento del tutto caratteristico dei capelli e del pan-
neggio, sono evidentemente sorelle degli angioli di Santa Maria Maggiore e delle Grotte,
con i quali nella Prudenza vi è persino di comune una caratteristica piega triangolare che
la tunica forma sul petto.

Le due figure sono lavorate ad alto rilievo entro una nicchia con la quale formano un
sol pezzo, secondo la consuetudine propria dell’arte romana, che non offre mai o quasi mai
nel secolo XV vere statue isolate collocate entro nicchie. Queste nei nostri due frammenti
del monumento Acquaviva sono di tipo del tutto classico, con due pilastrini laterali a scana-
lature e capitelli a fogliame d’acanto e volute ancora impacciate, secondo la maniera propria
degli inizi del Rinascimento: sui capitelli posa una cornice che potrebbe benissimo esser
stata copiata da qualche pezzo antico, e che regge una conchiglia a poche e larghe pie-
ghettature.

Èsse delle virtù ci presentano, più che ogni altro frammento del nostro maestro, la ripro-
duzione fedele di sculture antiche. La Prudenza (fig. 4), che tiene nella sinistra un serpe
simile ad un grosso bastone contorto e nella destra un rotondo specchietto, è vestita come
una romana antica, con la lunga veste che le si ripiega sui piedi, e la palla, che l’avvolge
tutta. Evidentemente è ispirata a una statua di musa, con ogni probabilità al tipo di Euterpe,
n. 341 del Louvre, 3 nella quale più che in ogni altra statua antica a noi nota, l’attitudine

di tutta la persona e la disposizione della palla in tutti i suoi minimi particolari sono simili

a ciò che vediamo nella nostra Prudenza.

La Temperanza (fig. 3), rappresentata simbolicamente mezzo nuda e mezzo vestita, con i
due vasi tradizionali in mano, quasi in atto di versare il liquido dall’uno nell’altro, è ispirata
a due tipi classici. La posa di tutto il corpo e delle braccia, la mossa della gamba destra

lievemente piegata in atto d’incedere, ed il panneggio della finissima stoffa di lino sulla

1 Tipi 25-32 dell’HAUSER (Die neue attischen Re-
lìefs, Stuttgart, 1889).

2 Forse il nostro marmoraro conobbe i rilievi da

cui furono disegnate le quattro figure delle tavole 58bis
e 59 AIA’album di Pierre Jacques (1572-1577) edito da
S. Reinach (Paris, 1902); mentre il motivo del man-
tello che, portato a tracolla, fascia quasi la parte in-
feriore della persona, ricadendo dietro con un lembo
svolazzante, potrebbe essere ispirato all’ultima figura

a destra del rilievo Borghese, ora al Louvre, imitato
pure, assai più fedelmente, da Raffaello nel disegno
del paliotto d’altare della cappella Chigi in Santa Maria
del Popolo (Loewy, Di alcune composizioni dì Raffaello
ispirate a monumenti antichi, in Archivio storico del-
l’arte, 1896, pag. 249).

3 S. Reinach, Repertoire de la statuaire grecque
et romaìne, Paris, 1897, (voi. I, tav. 149, fig. 4).
 
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