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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Ciaccio, Lisetta: Scoltura romana del Rinascimento, [1]: primo period (sino al pontificato di Pio II)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0220
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i8o

LISETTA CI ACCIO

nio IV, 1 11 potrebbe farci ritenere che egli sia da identificarsi senz’altro con Isaia stesso.
Vediamo se ciò è possibile.

Nel monumento di Eugenio IV (fig. 12) abbiamo riconosciuta la mano del nostro mar-
moraro soltanto nella statua giacente : tutto il resto infatti, quantunque eseguito da più
mani, rivela nel complesso una direzione generale di spirito completamente diverso dall’arte
che vediamo nella statua funeraria. Ora, osservando attentamente il monumento, notiamo
che la statua giacente è più corta del sarcofago su cui giace, a cui fu adattata malamente,
con un’aggiunta al drappo funebre che le serve di lettuccio,2 di modo che dalla parte dei
piedi essa non tocca la parete laterale interna del monumento, quantunque la mancanza di
lavorazione in quel lato della statua mostri che essa alla parete doveva aderire.

Ora di certo il monumento ha subito un restauro ben poco accurato al tempo del col-
locamento nel locale in cui ora si trova, del quale resta traccia e nei pilastrini barocchi che
stanno ai lati dell’epigrafe e nelle aggiunte di due cornucopie secentesche alle estremità del
fregio con teste di cherubini e mazzi di frutta che orna l’architrave, il quale molto probabil-
mente non doveva appartenere al monumento, ma vi fu forse inserito per errore, in luogo
del vero fregio del sepolcro. Ma non credo che assolutamente possa attribuirsi a tale cattiva
ricomposizione del monumento la discordanza notata fra la statua funebre ed il sarcofago:
in nessun modo, senza l’aggiunta tarda del pezzetto di drappo, la statua poteva star bene
sul sarcofago. E mi sembra che ciò non possa spiegarsi se non ammettendo che si tratti
qui di due frammenti di monumenti diversi. Ma il sarcofago, che non può esservi dubbio
non fosse destinato ad Eugenio IV, data la breve epigrafe che vi è apposta, sembra adat-
tarsi perfettamente al monumento in cui si trova, per la sua lunghezza corrispondente a
quella voluta dai tre rilievi che occupano la parete di fondo e dallo stretto soffitto a cas-
settoni che sta sotto l’architrave. Pare allora che il frammento eterogeneo al monumento
di San Salvatore in Lauro sia la statua funeraria, come già ci faceva supporre lo stile diverso
con cui è lavorata ed anche il marmo un po’ più grigiastro del rimanente. Inoltre se noi
consideriamo attentamente tutte le parti del monumento, esclusa la statua giacente, vi no-
tiamo particolarità artistiche che c’inducono a ritenerlo eseguito in tempo abbastanza tardo
rispetto alla morte di papa Eugenio IV (1447); il sepolcro infatti offre le maggiori affinità
con monumenti del pontificato di Paolo II (1464-1471), quali quello del cardinale Domenico
Capranica nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva e l’altro del cardinale d’Albret (f 1465)
in Aracceli (fig. 11); 3 mentre d’altra parte esso si presenta così goffo e scorretto di fattura,
ma di forme tutt’altro che primitive (anche nell’epigrafe della targa, composta con caratteri
certamente più evoluti e tardi di altre iscrizioni già posteriori alla metà del secolo XV, come
quella della tomba di Nicolò V (i 1455) nelle Grotte vaticane e l’altra del beato Angelico (f 1455)
alla Minerva), da non potersi credere assolutamente, come fin qui si è ripetuto, il prototipo
della maggior parte dei monumenti romani della seconda metà del secolo xv. Esso ha per
contrario tutti i caratteri di un esemplare tardo di una forma d’arte già famigliare alla scul-

1 Che in questo avesse lavorato Isaia da Pisa ce

10 dice Porcellio Pandone, nato a Napoli (fra il 1410
e il 1415), ma vissuto a lungo alla Corte pontificia,

11 quale nel suo carme, Ad immorialitatem Isaie pi-
sani marmorum celatoris, afferma che dell’eccellenza
di costui nell’arte:

Testis et Eugenii mirabilis urna sepulchri
Testis et Alphonsi regius arcus erit

Miraque sunt testes Monachae monumenta beatae.

(Muntz, Les arts à la Cour des Papes, Paris, 1S78,
voi. I, pag. 256).

1 Che tale aggiunta non abbia nulla a che fare con

la statua dimostrano e la qualità del marmo diverso e
il trattamento della frangia del drappo.

3 Si noti sopratutto la forma e la decorazione del
sarcofago in ambedue i monumenti diviso in due zone
con foglie d’acanto che s’attaccano ai piedi a zampe
di leone nella zona inferiore, con festoni di frutta
nella superiore; il tipo della targa sospesa all'orlo del
sarcofago con nastri svolazzanti che si distendono in
posizione orizzontale; quello delle cornici ad ovuli e
delle nicchie poco incavate, senza pilastrini laterali,
con leggeri ornamenti nei pennacchi a lato della con-
chiglia e fornite in basso di una specie di plinto rial-
zato sul quale sorgono le figure.
 
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