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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Frizzoni, Gustavo: Opere di maestri antichi a proposito della pubblicazione dei disegni di Oxford
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0293
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252

GUSTAVO FRIZIONI

foggiate con elementi diversi tratti dalla natura umana e dalla animalesca promiscuamente.
— Un esempio di simil genere ce lo porgono alcuni quadri segnati del suo nome nella
galleria imperiale di Vienna. Uno dei medesimi si dà qui riprodotto.1 Esso contiene appunto
parecchie di dette umoristiche creazioni analoghe a quelle del foglio di Oxford.

Il vecchio pittore olandese non per nulla viene oggidì apprezzato e studiato, come tale
che palesa una natura eminentemente personale, spiritosa e caustica nella sua interpreta-
zione di tutto quanto gli accadde di osservare nel mondo reale, interpretandolo e trasfor-
mandolo a seconda dei suggerimenti della sua singolare fantasia.

Notevole è lo studio che di lui fece l’illustre Prof. Carlo Justi, di Bonn, in un articolo
intitolato : Die IVerke des Hieronymus Bosch in Spanien.2

Da esso ci piace estrarre traducendolo il seguente passo contenente una arguta defi-
nizione del suo ingegno : « Quello che conferisce al Bosch il suo posto nella storia dell’arte
è l’essere egli nato per la pittura. Quali si fossero le sue intenzioni, quando dipingeva egli
seguiva la libera spinta dell’artista a dare forma sensibile alle cose e il suo compiacimento
dell’evidenza. Uomo della più acuta percezione, tanto per le cose piccole quanto per le
grandi: osservatore del mondo della natura e dell’uomo, a incominciare dalle variopinte par-
venze della natura plastica, nella Flora e nella Fauna, per venire fino alla espressione delle
fisonomie e del gesto dei caratteri e delle passioni umane. I ripostigli del suo spirito e pre-
sumibilmente i suoi libri di schizzi devono essere stati una meravigliosa enciclopedia; gli
servirono da tavolozza pei suoi sogni, poesie non mai scritte, delle quali non ebbe che a
trasmetterci le consentanee illustrazioni.

Sotto la punta della sua matita, che non si ottundeva mai, sino anco le cose intese come
semplici sembianze del vero, prendono un aspetto affatto singolare; in ogni oggetto per lui
si concentrano delle combinazioni di pensieri, da generare uno spontaneo sorriso. A sua
volontà invece, possedeva tanto impero di se stesso, da sapersene astenere. Nullameno c’è
da deplorare non si sia tenuto più spesso entro i confini dei generi consueti. I sogni del
Bosch si potrebbero chiamare l’album del diavolo. Il diavolo, soleva dire Jean Paul (noto
scrittore tedesco), come vero mondo a rovescio del regno di Dio, come la grande ombra del
mondo, io me lo posso facilmente imaginare come il più grande umorista, ! essere il più
bizzarro ».

Dei rimanenti disegni pubblicati nel 40 fascicolo quello che indubbiamente dovrebbe
attirare maggiormente l’interesse dell’amatore si è uno studio, a penna e sepia, di una parte
di Roma quale dovette essere apparsa a Nicola Poussin durante il suo soggiórno colà fra
il 1624 e il 40. Semplice schizzo a chiaro scuro, vi è una distribuzione di luce ed ombra
mirabile, un sentimento di quel fascino che suole esercitare sugli animi sensibili la grandezza
della Città eterna nei vetusti suoi monumenti e nella vegetazione che li circonda, che l’artista
condivise a modo suo coi suoi compatrioti Gaspare Dughet e Claudio di Lorena.

Il punto di vista preso dal Poussin non è indicato forse con tutta esattezza dal Colvin.
La chiesa che si presenta nel mezzo del piano anteriore corrisponderebbe a S. Giorgio in
Velabro, anziché a quella di S. Maria in Cosmedin, dal campanile medioevale tarchiato,
dietro il quale s’innalza da lungi in giusta direzione quello del Campidoglio. Rimarrebbe da
spiegare da parte degli archeologi l’edificio della antichità classica che l’artista introdusse
nella parte intermedia, di cui oggi non si serba traccia nel posto corrispondente e che
potrebbe d’altronde essere una semplice creazione della sua fantasia.

Questo disegno ci rileva una mente tutta imbevuta dell’idealità dell’ambiente che dalla
Francia era venuto a cercare l’artista poeta e fa pensare al passo ispirato che a lui dedica
Anatole Gruyer nella sua bella opera illustrata del Museo Condé di Chantilly, dove sono

1 Le Tentazioni di S. Antonio per verità non sono della freccia e del daino,

rappresentate se non nello scomparto a sinistra. Nel- 2 Vedi il periodico : Jahrbuch der K. preuss. Kunstsam-
l’altro è raffigurato S. Egidio, qualificato cogli emblemi mlungen, 1889, Heft III.
 
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