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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0337
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296

MISCELLANEA

finemente con energica franchezza. A bulino sono in-
cisi —• anche qui troppo miserevolmente in vero —
l’arcangelo Gabriele, le mezze figure di San Paolo e
di San Pietro, e — sotto un cherubino — l’epigrafe
scorretta :

OPVS ANTON1I
QVI ROME B
ASILICE SANCTI1
PETRI PORTAS
EREAS FECIT
EVGENIO IIII
PONTIFICI
HCO FACTVM
SVB ANNO
DOMINI

M • CCCC • XLVIIII

Il pomo, lo abbiamo già detto, è opera del 1622 :
quale manifestamente si palesa non foss’altro nel ba-
rocchismo dei due stemmi della città. A basso del fusto
corre l’iscrizione:

RESTAVRATA
ANNO DNI
M • D • C • XXII

Tutto considerato, fra le poche opere di plastica
giunte fino a noi le quali con tutta certezza si pos-
sano attribuire al Filarete — la statuetta di Dresda,
le porte di San Pietro e la tomba del cardinale
de Chiaves in San Giovanni a Roma, e la medaglia
colla propria effigie 2 3 * — la croce di Bassano merita
speciale riflesso, in quanto che, se gli altri lavori del-
l’artista possono in qualche modo istruirci sulla sua
abilità tecnica nello scolpire i blocchi di marmo o nel
gettare opere in bronzo, questa ci svela quali fossero
le sue attitudini nei lavori fini e preziosi dell’oreficeria;
e ci dimostra al tempo stesso che, quand’anche le
opere architettoniche costruite a Milano, a Bergamo
ed a Cremona ed i precetti su tale arte divulgati al
pubblico nel suo trattato, abbiano propalata più facil-
mente la fama dell’Averiino nel campo maggiore del-
l’architettura, non per questo inonorato suonò tra gli
scultori e gli orafi del tempo il suo nome : degno
anche ai dì nostri di studio più ampio e di meno con-
trastata reputazione.

Giuseppe Geroi.a.

La Madonna del grappolo d’uva nella Pinaco»
teca di Sassari. — Tra non poche pregevoli pitture
(sconosciute in gran parte e trascurate) che sono ac-
colte nelle chiese e nei palazzi di Sassari,5 è delle

1 Le tre lettere NCT sono in nesso.

2 S. Ricci, Di una medaglia autoritratto di Antonio Averhno,
detto il Filarete in Rivieta italiana di numismatica, XV. Milano, 1902.

3 Colgo l’occasione per rammentare, di sfuggita, alcune delle più

notevoli pitture di Sassari. Nel Duomo, sull’altar maggiore, è l’im-

maggiormente interessanti una soave Madonna col
Bambino (la Madonna del grappolo d’uva), che dalla
chiesa di San Pietro fu trasportata, pochi mesi or
sono, nella Pinacoteca comunale. Trattasi di una pit-
tura in tavola di piccole dimensioni (0.35 X 0.28', dove
è facile riconoscere la mano di un artista fiammingo
dei primi anni del secolo xvi. L’importanza dell’opera
non sfuggì ad alcuni intelligenti,1 ma certo è che i
frati della chiesa di San Pietro che l’ebbero in custodia
la lasciarono in assoluto abbandono ; tanto che oggi
essa ci appare in uno stato di conservazione tutt’altro
che felice, e tale da determinare, a prima vista, una
impressione sgradevole. Traversano il quadro, in tutta
la sua altezza, due spaccature profonde, una tra le
quali deturpa i 1 neamenti gentili della Madonna; an-
che in altri punti il colore è abraso completamente;
e tutta la superficie esterna della tavola appare offu-
scata e velata dalla polvere e dalle macchie. Di ri-
tocchi invece non esistono che tracce lievi, quasi in-
significanti, nella parte inferiore; e una semplice pu-
litura potrebbe, parzialmente almeno, restituire al qua-
dretto la sua primitiva attraenza.

La riproduzione (che mi è dato unire a questo breve
cenno in grazia della cortesia squisita del signor Cle-
mente Gavino, il quale fece del quadro la migliore
fotografia che nelle presenti condizioni potesse ritrar-
sene) mi dispensa da una descrizione minuta. Il sog-
getto devoto è trattato come una scenetta intima
fra una madre e il suo nato ; scenetta aggraziata e
affettuosa, ma spoglia d’ogni carattere mistico. La
madre, seria e lievemente assorta, offre un bellissimo
grappolo d’uva bianca al suo bambino che, mentre

magine solenne della Madonna del Bosco, opera importantissima di
un contemporaneo di Cimabue; nella chiesa «del Latte Dolce»,
una Madonna allattante fra Santa Lucia e Santa Caterina, fram-
mento di affresco della prima metà del secolo xiv (scuola pisana?);
nella chiesa di Santa Maria di Betlemme, un’altra Madonna, toscana,
della fine del secolo xiv; nella chiesa dell’Apollinare, un Cristo alla
colonna, tizianesco; presso il pittore Enrico Murtula, una Deposi-
zione dalla croce (già appartenente alla chiesa della Trinità ove ne
resta copia), interessante pittura raffaellesca derivata dalla celebre
stampa di Marcantonio Raimondi ; nella chiesa di Santa Caterina,
un’altra grandiosa Deposizione, nella maniera di Domenico Theo-
tocopuli; nella chiesa del Carmine, una Madonna del Sassoferralo, ecc.
Della pittura locale primitiva, che ebbe un certo sviluppo nel se-
colo xv e nel principio del secolo xvi, possono vedersi opere ca-
ratteristiche soltanto nei paesi circonvicini (il duomo di Castelsardo,
ad esempio, possiede uno dei capolavori dell’antica pittura sarda);
a Sassari non rimangono che frammenti scarsissimi, come un pic-
colo San Pancrazio (?; nella chiesa dei Serviti (prima cappella a si-
nistrai che ricorda la maniera di Giovanni Muru, e due quadretti
(Madonna col Bambino, Cristo e la Veronica; principio del seq. xvi)
nell’archivio del duomo. Parecchi buoni quadri, dei quali sarebbe
troppo lungo dire, conserva infine la Pinacoteca comunale; con at-
tribuzioni più o meno stravaganti al Mantegna, al Diirer, a Paolo
Veronese, al Van Dyck, ecc.

1 Devesi al signor Stefano Vallerò, ispettore per i monumenti
del circondario di Sassari, se la Madonna del grappolo d'uva fu
tolta all’incuria dei frati di San Pietro e trasportata nella Pina-
coteca.

(
 
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