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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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Frizzoni, Gustavo: Appunti critici intorno alle opere di pittura delle scuole italiane nella galleria del Louvre
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0465
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422

GUSTAVO FRI ZZO NI

quando si ponga mente alla circostanza che fra le provincie d’Italia più direttamente a
contatto coll’estero sonvi quelle del Piemonte, e che fra i suoi antichi pittori più di uno,
sia per indole propria, sia per influenze subite, forse inconsapevolmente, da fuori, reca nelle
opere una certa impronta esotica — il fenomeno si spiega e non deve trarre in inganno il
nostro giudizio.

Quando questa generica avvertenza verrà alla luce della stampa i signori direttori già
saranno stati probabilmente illuminati da altra parte circa la vera provenienza pittorica dei
due dipinti accennati, i quali verranno quindi indubbiamente classificati sotto il nome del
loro vero autore, Defendente De Ferrari da Chivasso. Il Piemonte, come si sa, abbonda
di opere sue, dalla fine del XV secolo sino ad anni inoltrati del seguente, nelle quali egli
non si smentisce mai, per quanto si vada lentamente modificando in relazione allo sviluppo
generale dell’arte. Lo riconosciamo facilmente nei suoi tipi dalle tinte delicate, dai tratti
affilati, le mani scarne e rigide, il colorito liquido e di chiara intonazione. Una sua specia-
lità notevole poi è quella del suo gusto di ornare costantemente, non solo le vesti, ma anche
altre parti accessorie, con orli, tempestati di perle e di pietre preziose. Tratti codesti che
si avvertono chiaramente nei nuovi acquisti del Louvre, da ritenersi eseguiti in epoca non
lontana dal mille e cinquecento.

E poiché di lui si ragiona non sembra fuori di proposito il rammentare qui un’opera
dello stesso autore, di viemmaggiore importanza, dallo scrivente osservata l’estate scorsa
presso l’antiquario signor Spiridion a Parigi. Trattasi di una ragguardevole pala d’altare
centinata, nella quale il pittore medesimo ebbe a rappresentare con grande solennità il sog-
getto, qualificato per la Madonna del popolo, dalla iscrizione posta nel centro, fra due schiere
di devoti, che fanno omaggio alla Madonna e ai Santi raccolti nelle sfere celesti (fig. 22).
In codesta opera il pittore potè fare sfoggio di drappi e di ornati preziosi, avendovi intro-
dotto nei piani anteriori, designati con corone speciali, il papa, l’imperatore, il re e le rispet-
tive consorti, non che altri dignitari d’ambo i sessi; figure che si direbbero altrettanti
ritratti, benché non si ravvisino nelle loro fattezze le sembianze dei sovrani dell’epoca.

Dove si trovassero in origine tanto i quadri del Louvre quanto quello del signor Spi-
ridion non si è potuto sapere finora. Consta bensì, com’ebbe a verificare il conte Alessandro
Baudi di Vestne che in una chiesa di Ciriè, presso Torino, si trova una ripetizione della
pala della Madonna del popolo, con molte varianti, meno bella tuttavia, e a quanto pare
meno bene conservata dell’esemplare di Parigi. Quest’ultimo a giudicare dall’importanza del
soggetto dovette certamente avere occupato un cospicuo altare. Agli studiosi dell’arte
dell’antico Piemonte dunque sia devoluto il compito di precisarne ulteriormente la storia.

Gustavo Frizzoni.
 
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