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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0492
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MISCELLANEA

449

delirissima parlo di un trittico, rappresentante la Ma-
donna col Bambino in trono fra San Pietro, Sant'An-
tonio, San Giovanni Battista e Santa Caterina,1 che è
attribuito al Foppa ed appartiene certamente alla
scuola di questo maestro.

Riesaminato il trittico, tenendo sotto gli occhi una
fotografìa del quadro di Alcamo, questa impressione
si è modificata : le due opere appartengono certamente
a mani diverse, e offrono differenze molto sensibili.
Ma penso tuttavia che non sia soverchio ardire affer-
mare che l’una e l’altra offrono elementi tali da per-
mettere di concludere sicuramente che gli autori di
esse hanno origine ed educazione comune. Ognuno
che confronti le due Madonne che seggono in trono
col putto, potrà, credo, convincersene; specie se stu-
dierà il quadro dell’Ambrosiana direttamente, e non
sulla mediocre fotografia dello stabilimento Montabone.

Il pittore dell’Ambrosiana è uno scolaro del Foppa
che ha debolmente sentito, quasi inconsciamente,
l’influsso di Leonardo. Questo influsso, per quanto
ancor più debolmente sentito e forse indiretto, non è
del tutto estraneo al pittore di Alcamo ; il quale, ar-
tista di maggior levatura e superiore all’altro tecni-
camente, giunge a dare un’impressione maggiore di
grandezza e di bellezza, pur serbandosi, e forse perchè
si è serbato più immune dallo spirito nuovo che per-
vadeva l’arte lombarda.

Si potrebbero indicare altri riscontri del quadro
nostro con quadri delle vecchie scuole di Milano, di
Brescia, di Cremona; ma questi riscontri non riusci-
rebbero molto significativi. Il pittore della Madonna
Greca non lasciò, credo, tracce di sè in Lombardia;
e forse emigrò, giovine ancora, in Sicilia. Che il quadro
sia stato compiuto in Sicilia, potrebbero provarlo le
tre figure che in esso hanno carattere di ritratto ;
tanto più se si tratta, come non è improbabile che
trattisi, di persone della famiglia Cabrerà. Nè forse è
questa la sola opera chè il maestro compisse nel-
l’isola: avrò altrove occasione di ricordare una pit-
tura non dissimile da questa, a Palermo.

Del resto in Sicilia opere e memorie di artisti lom-
bardi fanno tutt’altro che difetto. Dei Gagini e d’altri
scultori è superfluo il ricordo. Fra i pittori il mag-
giore che fiorisse, a Palermo nel secolo xvi, Vin-
cenzo de Pavia, dimostra chiaramente, in alcuni suoi
quadri, che la sua origine deve ricercarsi forse in
Lombardia, certamente nell’Italia settentrionale; e a
Palermo stessa, nello stesso suolo, vediamo operare,
due maestri Cremonesi, Pietro da Cremona e Giovali
Paolo Fondulli: 2 per Messina lavorò Cesare da Sesto,

1 II quadro era segnalo col ri. 454; non so se questa indica-
zione sia più esatta, dopo il riordinamento delta Pinacoteca Am-
brosiana.

2 Di Pietro da Cremona esiste un quadro su lavagna (con la
firma e la data 1520) nella scala della confraternita della Madonna
del Rosario di Santa Cita: del Fondulli sono parecchi quadri in

e lasciò la sua impronta nei dipinti di Salvo d’Antonio
e di Girolamo Alibrandi. Di un periodo precedente la
collezione Bordonaro possiede un quadro, che io (pur
accennandovi incidentalmente) credo utile riprodurre
qui, per il suo interesse storico e iconografico; esso
porta la firma V. CIVERCHIVS, e la data 1471.1

Non è in conclusione avventato affermare che avesse
dimora in Sicilia il pittore che potrebbe designarsi
come il maestro della Madonna Greca. Ma se v’ebbe
dimora, restò lombardo nei tipi, nel colore, nell’anima.

Enrico Brunelle

Giacomo Vivio dell’Aquila ed i suoi bassorilievi
in cera stuccata, a colori. — Giacomo Vivio del-
l’Aquila, fratello del celebre giureconsulto Francesco
e dottore in legge anche lui, visse alla fine del se-
colo xvi e coltivò con molta lode l’arte dell’intaglio
e della scultura. Egli rivelò la più grande maestria in
un genere di lavoro tutto proprio, ossia nella scul-
tura su pietra nera di lavagna plasmata di stucco e di
cera colorita, per riprodurre la carnagione al natu-
rale. Fu opera di lui veramente meravigliosa un bas-
sorilievo di proporzioni straordinarie, rappresentante
un’ordinata serie di fatti che dal vecchio e nuovo
Testamento, arrivano sino ai tempi di papa Sisto V.

Ad illustrarli, l'autore scrisse un libro che dedicò
al Papa, al quale fece pure omaggio dell’opera. Se
di quest’ultima tuttavia si è perduta disgraziatamente
ogni traccia, non così può dirsi del libro, di cui uno
splendido esemplare, rarissimo e finora sconosciuto a
tutti i bibliografi ed agli stessi scrittori patrii, è perve
nulo nelle mie mani. Da esso possono attingersi notizie
assai utili intorno al soggetto illustrato dall'autore,
sulla maniera ch’egli predilesse e che valse a procu-
rargli ammirazione ed onori straordinari. Il titolo del-
l’opera e la composizione del volume sono i seguenti:
Discorso | sopra la mirabil \ Opera di basso rilievo | di
cera stuccata con | colori scolpita in \ pietra negra | dal
dottor Iacomo Vivio | dell'Aquila- ] One brevemente si
dichiarano l’Historie dal princìpio del mondo \ del Vec-
chio, e Nuovo testamento, insino all'estremo èf unì-
versal \ Giuditio. \ E si narra la vita dì molti Illustri
huominì per dottrÌ7ia per valore, e per santità dal pri-

Palermo e in altri luoghi dell’ iso'a, come una copia dello Spasimo,
posseduto dalla chiesa di San Domenico di Castelvetrano.

Sempre a Palermo in quella cappella del Duomo ove è la tomba
del secondo Federico, noto un piccolo trittico, rappresentante la
Madonna col Bambino fra Angioletti adoranti, e da attribuirsi evi-
dentemente a un pittore lombardo, sebbene il Di Marzo lo dicliari
fiammingo. Ricorderò infine due vecchie copie della Sant’Anna di
Leonardo, nella chiesa di San Giuseppe (a Palermo) e nella par-
rocchiale della borgata di Settecannoli.

1 Rappresenta Sant’Ambrogio seduto su un trono, nella base
del quale è uno stemma visconteo. Ai lati del trono Sant’Agostino
e San Pietro Martire: in basso due gruppi di devoti. Tra le figure
femminili potrebbe riconoscersi quella di Bona di Savoia (?). Debbo
avvertire che non mi consta affatto se questa pittura sia d’antica
o recente importazione in Sicilia.

L'Arte. IX, 57.
 
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