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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0491

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44-8

MISCELLANEA

costituzione già robusta, più che l’impronta della
grazia infantile. Sotto la fronte ampia e prominente
s’aprono due grandi occhi tondeggianti, con iride
scura; le gote sono molto sviluppate e piene, quasi
gonfie; e sotto il piccolo mento fuggente si ripiega,
grassoccia, la gola. Questo putto potrebbe rammen-
tarci quelli del miniatore, incisore e forse pittore fra’
Antonio da Monza: sebbene il nostro si mostri più
calmo nell’ attitudine e più gradevole nell’aspetto.

trionale; mentre le robuste, quasi poderose forme
muliebri possono già richiamare le figure del Luini.

L’origine dell’autore e la sua natura artistica si
manifestano schiettamente anche nel chiaroscuro e nel
colore. L’impasto delle carni tende al bruno, e in
tutta la superficie del quadro dominano tinte scure e
profonde ma bene fuse ed armoniche. L’intonazione
generale riesce quindi grave, calma ; sebbene qua e
là ravvivata da accenti luminosi come il rosso forte

Vincenzo Civerchio : Sant’Ambrogio, Sant’Agostino e San Pietro Martire
Palermo, Collezione Bordonaro - (Fotografia Alinari)

Del pari mostrano tipi e forme prevalentemente
lombarde, richiamando in modo speciale opere di
preleonardeschi, le altre figure. Nei due gruppi di
devoti vediamo figure solidamente, talora alquanto
pesantemente modellate, con fisonomie non belle ma
caratteristiche, dai tratti pronunciati, dagli occhi molto
grandi e aperti, dalle bocche strettamente chiuse, al-
quanto dure. Sono grossi i capelli, forti i muscoli;
le mani hanno dita lunghe, sottili, nodose. Il panneg-
giamento è largo e bene in armonia col forte model-
lato delle figure, ma le pieghe sono segnate non senza
rigidità, con un sistema che rammenta il Foppa. Nella
maschia e burbera figura, alla sinistra del commit-
tente, si manifesta tutta la primitiva rudezza setten-

della tunica della Madonna, le ricche e svariate note
dell’abbigliamento della committente.

Tutto in sostanza conferma che, secondo l’ipotesi
già più volte accennata, siamo di fronte all’opera di
un maestro educato alla scuola di un vecchio lom-
bardo (Foppa?) e ligio prevalentemente alla prima
educazione ricevuta, sebbene vissuto quando Leonardo
aveva dato all’arte lombarda un nuovo impulso e un
indirizzo nuovo. E giunto a questo punto, io debbo
però confessare che sarei francamente imbarazzato a
indicare, fra opere autenticamente lombarde, una che
offra un riscontro sicuro con la Madonna di Alcamo. Un
quadro della Pinacoteca Ambrosiana mi diede, a un
primo e rapido esame, un’impressione di affinità evi-
 
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