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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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Corrieri
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Cronaca
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0430

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388

CORRIERI

mente ampie (larg. m. 2,80) da ingombrare la cappella
Bardi e coprire quasi interamente la luce della finestra.
Giova il paragone con la cappella Strozzi e con la
sua tavola dell’Orcagna per intendere la importanza
di questo fatto.

E quale fosse l’importanza dell’opera che nel 1285
la Confraternita di Santa Maria aveva commesso a
Duccio resulta dal prezzo di 150 lire di fiorini piccoli,
somma certamente non corrispondente alla importanza
della tavola della Madonna Rucellai. A proposito della
quale è da augurare che qualche studioso esamini le
34 piccole mezze figure di Santi e profeti che ne ador-
nano la cornice, e che, ancora inedite, in tanto fer-
vore di critica circa questa celebre tavola, potranno
definire intorno al suo autore.

— Nella medesima chiesa, in una delle ghiere delle
arcate, si è scoperta l’antica decorazione a liste bianche
e nere (i due colori simbolici pei Domenicani), che
sarebbe augurabile veder tutta ripristinata per resti-
tuire alla chiesa l’antico carattere.

— Nella chiesa di Santa Maria in Campo apparte-
nente all’Episcopio di Fiesole, nel rimuovere da un
altare una tela secentesca, è apparso un frammento
d’antico affresco, o meglio di due dipinti ; l’uno nella
parte inferiore, del sec. xtv, una Madonna col Bam-
bino, fra due Santi, di mediocre lavoro; l’altro del
sec. xv, che è una parte di una storia di San Giuliano,
circa la quale si è, come dicono, fatto il nome di Fi-
lippino o di Jacopo del Sellaio, a cui si potrebbe
aggiungere, forse con più ragione, Raffaellin del
Garbo.

Giova credere, ad ogni modo, che codesto dipinto
non verrà, come si annuncia, ricoperto ; nè verrà la-
sciato cadere in totale rovina un tabernacolo con entro
una Madonna e Santi, grazioso dipinto dei primi del
Quattrocento, che trovasi dimenticato e malconcio,
presso la l ieve di San Bartolomeo in Cintoia, nel Co-
mune suburbano del Galluzzo.

Alessandro Chiappklli.

CRONACA

Corrado Ricci è stato nominato direttore generale
delle Antichità e Belle arti ; e noi ce ne rallegriamo,
perchè egli rappresenterà gli studi dell'arte medioe-
vale e moderna, lasciati sin qui in abbandono dai
reggitori delia cosa pubblica. Ricordiamo all’amico
dell’arte italiana, che deve portare alta la nostra in-
segna, come il primo suo compito sia quello della
cultura intensiva storico-artistica, chè l’Italia è terreno
fertile ad ogni colpo di marra; ma senza formare il
terreno gli artisti non troveranno il pubblico che li
comprenda e li sproni, gli uffici artistici saranno inu-
tili o dannosi, il direttore generale sarà un capitano
senza soldati. Il secondo compito starà nel ricostruire
l’edificio della direzione generale delle Antichità e
Belle arti, oggi in rovina per le illecite intromissioni
di dilettanti, di giornalisti, di parlamentari; per la
debolezza de’ reggitori che lasciaron correre per via
diritta le idee insane, per via storta le buone. Corrado
Ricci riescirà a fare il bene, quando non curi le lodi
o i biasimi, le lusinghe e le adulazioni di potenti, le
onorificenze straniere; quando spezzi la sua lancia
contro i tanti nemici del bene che gli sono attorno
nella stessa Minerva, contro i tanti cercatori di pre-
bende e non di onesto lavoro. Adolfo Venturi.

,j? Un acquisto di eccezionale importanza ha fatto
recentemente la National Gallery di Londra, cui Miss
Mackintosh ha donato la Madonna della Torre, di Raf-
faello. La pittura appartenne alla collezione Orleans,
quindi al poeta Rogers (la denominazione più comune
è quella appunto di Madonna Rogers) ; dagli eredi del
quale fu venduta, per 480 ghinee, al sig. Mackintosh.
Non vi è motivo di dubitare dell’autenticità di questa
preziosa tela, ridotta per altro in tristissime condizioni
ed eccessivamente restaurata.

Ad Arezzo è venuta alla luce, in questi giorni,
un’altra pittura di grande importanza. In una cappel-
letta oscura contigua alla chiesa di San Pier Piccolo,
officiata dai Servi di Maria, costoro hanno rinvenuto
una tavola di fra’ Bartolomeo della Gatta, ove è ri-
tratto al naturale, in piedi, il Beato Jacopo Filippo
da Faenza. Secondo ogni probabilità la tavola sarebbe
quella stessa che il Vasari cita e che tutti i suoi com-
mentatori hanno ritenuta perduta.

Un’altra scoperta, pure interessante, è stata fatta
a Rieti. Nella cappella del Duomo dedicata a S. Ignazio,
tolto dal posto il quadro dell’altare, che è opera di Se-
bastiano Conca, è apparso un antico affresco, della fine
del Quattrocento, in discreto stato di conservazione.
 
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