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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0239

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MISCELLANEA

Un ciclo di affreschi di Spinello Aretino, per-
duto. —• Il Vasari nella seconda edizione delle Vite1
dice che Giotto dipinse nella chiesa del Carmine,
nella cappella di San Giovanni Battista, la vita del
Santo in più scene. Tali istorie andarono distrutte
nell’incendio della chiesa del 1771 ed i pochi fram-
menti superstiti si conservano ora nella National Gal-
lery di Londra, a Liverpool e nel Campo Santo di
Pisa :2 della composizione ci è stato conservato il di-
segno soltanto nell'opera del Patch: Selections from
thè works of Masaccio, Fra Bartolomeo and Giotto,
1772.

Dallo stile dei frammenti il Cavalcasene riconosceva
che essi non potevano essere stati dipinti da Giotto,
bensì da un maestro della « seconda fase dell’epoca
giottesca ». E ciò è confermato dal testamento di
Vanni Manetti, il patrono della cappella di San Gio-
vanni, del 30 ottobre 1350, nel quale si dispone che
la cappella pingatur decoretur et adornetur quatn me-
lius fieri poterit. Ma noi possiamo andare di un passo
più innanzi che il Cavalcasene e, sulla base dei fram-
menti superstiti e delle stampe del Patch, affermare
che l’autore degli affreschi è Spinello Aretino.

Le due teste d’angioli del Battesimo di Cristo (Fot.
Moscioni 2074) concordano perfettamente con quelle
degli affreschi dì Santa Caterina in Antella (Fot. Ali-
nari 4488 e 4498) e nella posizione dei due profili
veduti l’uno vicino all’altro, e nell’acconciatura dei
capelli con il diadema appuntito, nei nimbi ed in tutte
le caratteristiche angeliche. Il capo della Santa Eli-
sabetta della Visitazione (Fot. Moscioni 2075) è tutto
simile a quello della balia nella prima istoria di An-
tella (Fot. Alinari 44S6), Zaccaria in atto di scrivere
(Fot. Moscioni 2072) sembra quasi dipinto sullo stesso
disegno che il «romito» di quell’affresco e del se-
guente (Fot. Alinari 4487): si confronti sopratutto il
disegno delle orecchie. E lo stesso poi presenta pre-
cisamente, come le due teste della Sepoltura di San
Giovanni esistenti a Londra (Fot. Hanfstaengel), gli

1 Edizione Milanesi, I, pag. 376.

2 Vedi : Cavalcaseli.^: e Crowe, Storia della pittura italiana,
I, pag. 526.

stessi lineamenti del vecchio San Benedetto degli af-
freschi di Spinello in San Miniato al Monte. La testa
in profilo di Londra si può inoltre paragonare con
l’ultimo apostolo a destra nella Sepoltura di Maria a
Siena del 1385, mentre la testa di Cristo x\e\VIncoro-
nazione di Maria pure a Siena si presta ottimamente
al confronto con la testa di San Giovanni Battista a
Pisa (Fot. Moscioni 2073). La testa di giovinetto (Fot.
Moscioni 2076) è molto vicina al capo inclinato del
monaco in una storia di San Benedetto (Alinari 4521).
In generale lo stile di Spinello è riconoscibile sopra-
tutto nelle fronti basse, nelle sopracciglia e nasi a
linea retta, nelle piccole bocche atteggiate quasi a
brontolare, nelle orecchie e nei capelli.

Le riproduzioni del Patch rafforzano poi la .nostra
opinione. L’architettura nell’affresco della Nascita di
San Giovanni ed in quello di Zaccaria che scrive il
nome del figlio (Patch, tav. Ili) corrisponde nelle
forme dello spazio, nelle membrature architettoniche
e nella prospettiva del porticato della Cacciata dello
spirito maligno in San Miniato (Alinari 4512), lad-
dove le particolarità del tempio nel quale ha luogo
l’annunzio a Zaccaria (tav. IV), le cuspidi con statue
agli angoli, stanno vicino a quelle di Antella (Ali-
nari 4491). La scala della casa di Elisabetta (tav. II)
ricorda le costruzioni del Martirio di Santo Efeso
a Pisa (Alinari 11.419). La proporzione delle figure
rispetto allo spazio è pure secondo la maniera di
Spinello, in modo che o le figure non stanno nello
spazio che dovrebbero occupare, ovvero, affinchè questo
difetto sia tolto, esse appaiono collocate dietro a pi-
lastri dove non vi è posto per loro : si confronti la
tav. Ili e gli affreschi di Siena (Fot. Lombardi 613,
614). Per l'uso di una falsa scanalatura a separare due
scene, si confronti la tav. V eia scena dell’avvelena-
mento di San Benedetto (Alinari 4515).

Le figure non sono naturalmente copiate fedel-
mente nelle stampe del Patch: nondimeno io non
saprei che cosa in esse vi sia di contrario al fare di
Spinello sia nel trattamento delle vesti, che nei mo-
vimenti e nell’aggrupparsi delle figure. Al contrario
le leggi della composizione sono sotto tutti i rispetti
 
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