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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0520
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BIBLIOGRAFIA

MI

283. Calzini (Egidio), Di un affresco del secolo XV
recentemente scoperto in Urbino. (Ross, bibl. dell’arte
ital., a. IX, pag. 106-109; Ascoli Piceno, 1906).

L’affresco esiste nella chiesa di Santa Maria della Bella
e rappresenta la Crocifissione. L’A. accenna a un’attribu-
zione a fra Carnevale, che egli però non ammette, conside-
rando come superiore di gran lunga a quanto poteva fare
quel maestro l’opera ora venuta in luce; in essa, secondo
che il C. conclude, può soltanto riconoscersi l’influsso di
Piero della Francesca.

284. Colasanti (Arduino), Gli affreschi di Gen-
tile da Fabriano nella Basilica Lateranense. (Rivista
marchigiana illustrata, a. I, pag. 268-270; Roma, 1906).

Raccoglie interessanti notizie sugli affreschi di Gentile,
concludendo che essi debbono oggi ritenersi periti e che sono
vane quindi le speranze destate dal voto solenne emesso dal
Il Congresso internazionale di archeologia cristiana, per la
ricerca, sotto l’intonaco, degli avanzi delle pitture lateranensi.

285. Cristofani (Giustino), Nel S. Agostino di
Perugia. (Augusta Perusia, a. I, pag. 128-130; Pe-
rugia, 1906).

Segnala alcune dimenticate reliquie d’arte, rimaste nella
chiesa di Sant’Agostino, dopo la devastazione e il saccheggio
subito. Sono esse un affresco coi Ss. Giovanni Evangelista
e Bartolotneo (attribuito dall’A. a Pietro di Puccio), un de-
lizioso gruppo in legno con la Madonna e il Bambino (at-
tribuito dall’A. alla scuola di Nino), e un bancone intagliato
della prima metà del secolo xv.

286. De Mély (F.), La mise au sépulcre de Solesmes
et le signatures de Vasordy et Faberti. ( Gazette d. B.-A.,
t. XXXVI, pag. 315-322; Paris, 1906).

11 Seppellimento di Cristo dell’Abbazia di Solesmes, che
fu sinora attribuito a Michele Colombe, mostra evidenti in-
flussi italiani e una singolare parentela con i prodotti della
scultura popolare svoltasi nell’Alta Italia verso la fine del se-
colo xv. Ora l’A. ci dà la riprova e la dimostrazione mi-
gliore della italianità del significante monumento, rilevando
che in esso è la firma di uno scultore italiano. E se anche
potrà su questa firma nascer dubbio, due dettagli dell’opera,
che il De Mély opportunamente mette in rilievo, elimine-
ranno ogni opposizione alla tesi della italianità.

287. Friedlander (Max I.), Ein Madonnenbild Ge-
rard Davids im Kaiser Friedrich-Museum. (Jahr. d.
Kónigl. preuss. Kunstsammlvoi. XXVII, pag. 143-
148; Berlin, 1906).

Dipinto proveniente dalla Spagna : su fondo di paese, Ma-
donna, in mezza figura, col seno scoperto che il Bambino
sta per succhiare. Rappresentazione derivante dal San Luca
di Ruggero van der Weyden e molte volte replicata dai
pittori del xv secolo. Gerard David, che forse anche copiò
da un originale di Ugo von der Goes la sua Adorazione
dei Magi della Pinacoteca di Monaco, qui imita introducendo
varianti. Il dipinto, per confronto con la Madonna del Louvre,
è da assegnare al 1495 circa.

Questo studio potrà utilmente esser consultato da chi si
proponga l’illustrazione di alcune analoghe composizioni

davidiane che appartengono a collezioni italiane; come una
Madonna della collezione Bordonaro, un’altra della collezione
Malaspina, ecc.

288. Fry (Roger E.), The maitre de Moulins. {The
Buri. Mag.y voi. IX, pag. 329*331; London, 1906).

Segnala l’esistenza di un’opera inedita, e veramente d’im-
portanza capitale, dell’ interessante maestro: un’Annunciazione
che appartiene alla collezione Dowdeswell (ottima riprodu-
zione).

289. Geisenheimer (H.), Di alcuni arazzi nel Duomo
di Como su cartoni di Alessandro Allori. (Rivista d’arte,
a. IV, pag. 109-116; Firenze, 1906).

I grandi arazzi fiorentini del Duomo di Como, veri ca-
polavori dell’Arazzeria Medicea della fine del secolo xvi,
erano ammirati e noti ma anonimi. Il C. dimostra ora che
i cartoni sono dovuti ad Alessandro Allori e presenta op-
portuni riscontri degli arazzi con pitture e disegni alloriani.

290. Gottschewski (Adolf), Di una nuova opera
di Michelangelo. (Rivista d’arte, a. IV, pag. 73-88;
Firenze, 1906).

Un piccolo torso di tronco esistente nel Museo Nazionale
di Firenze venne già identificato dall’A. con il torso « ritratto
da un Fiume di mano di Michelangelo » che è segnalato
da un inventario mediceo (cfr. i nn. 97 e 179 del Bollet-
tino). Ora è stata rintracciata, nella Galleria dell’Accademia
di belle arti, anche l’opera originale di Michelangelo donde
deriva il bronzo del Bargello, e il G. la illustra diffusamente,
notando come questo modello in terra, condotto con una
potenza tale che esclude ogni autore possibile fuori di Mi-
chelangelo, abbia una particolarissima importanza in quanto
esso mostra il processo creativo del maestro, che finora potea
seguirsi solo sui disegni.

291. Lethaby (W. R), Majolica roundels of thè
months of thè year at thè Victoria and Albert Museum.
(The Buri. Mag., voi. IX, pag. 404-407; London, 1906).

I tondi di maiolica, colla rappresentazione dei mesi, pos-
seduti dal Victoria and Albert Museum, debbono, secondo
l’A., attribuirsi esclusivamente a Luca della Robbia, contro
l’opinione finora prevalente. Può inoltre pensarsi, afferma il
Lethaby, che questi tondi servissero di decorazione allo
« istudietto hornatissimo » del palazzo di Cosimo de’ Medici,
descritto dal Filarete nel 1464. La data dell’opera dovrebbe
quindi ritenersi intermedia fra il 1430 (anno in cui Michelozzo
costruì il palazzo) e il 1464, e potrebbe fissarsi intorno al 1450.

292. Rocca (Pietro Maria), Un’illustrazione degli
affreschi del Duomo di Alcamo scritta nel sec. XVIII
(Arte e storia, a. XXV, pag. 21-25, 42> 58-61, 71-73,
93-94, 105-106; Firenze, 1906).

Da un manoscritto conservato nell’Archivio del Duomo
di Alcamo, l’A. trae copiose notizie sugli affreschi compiuti
nel Duomo stesso da Guglielmo Borremans.

293. Sant’Ambrogio (Diego), Sui recenti rinveni-
menti del « Sancta Sanctorum » di San Giovanni in
Laterano. (Arte e storia, a. XXV, pag. 117-122; Fi-
renze, 1906).

II S. muove alcune obbiezioni ed appunti alla pubblica-
 
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