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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 3
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Labò, Mario: Studi di architettura genovese: Palazzo Rosso
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0173
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STUDI DI ARCHITETTURA GENOVESE: PALAZZO ROSSO

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rotte, che in Palazzo Rosso apparisce non soltanto
a un piano, ma a tre, e nel portale. Tanto da farci
pensare che l'architetto di Palazzo Rosso si sia
innamorato di quella finestra, e particolarmente
della sua cornice bugnata; e l'abbia presa per nota
fondamentale, quasi per elemento essenziale, di
tutta la sua facciata.

Anche per questo riguardo, la derivazione è
evidente.

È probabile che le finestre di Palazzo Tursi,
come già dicemmo per la sua pianta, e come si
potrebbe dire per le sue logge laterali, abbiano
impressionato Bartolomeo Bianco. E dunque è
vero che in ultima analisi una relazione esiste fra
Palazzo D'Oria-Tursi e Palazzo Rosso. Senonchè,
per trovare il loro nesso bisogna fare un giro piut-
tosto lungo; e cioè spingersi fino in Via Balbi, al
Palazzo del l'1 ' ni versità...

IV.

Queste conclusioni, che la diretta osservazione
del monumento basterebbe di per sé a far rite-
nere inconfutabili, trovano il più ampio suffragio
nei documenti.

Anzitutto, abbiamo prove certissime che alla
metà del '600 Palazzo Rosso non esisteva ancora.
Non solamente esso non figura nella pianta di
Strada Nuova veduta dall'Alizeri, come dicemmo,
e da lui attribuita alla fine del '500. Ma non lo
troviamo neppure nella pianta generale di Genova
delineata nel 1656 da una commissione di otto
architetti; e nel 1785 copiata colla maggior pre-
cisila dal capitano ingegnere Giacomo Brusco. 1
Anzi, dal confronto Ira le due planimetrie si ar-
gomenta che la località dove Palazzo Rosso fu
poi edificato rimase intatta durante la prima metà
del '600 - Nè occorre che ci accontentiamo di queste
prove negative. I.e origini di Palazzo Rosso sono
connesse con una questione fidecommessaria con-
forme al costume delle fortune patrizie; per cui
tutta la sua storia è contrassegnata da cautele
legali, da decreti del Governo, ed ha ini fonda-
mento copiosissimo di documenti. E con mera-
viglia si constata che ciò si verifichi per il pa-
lazzo, che sotto gli occhi di tanti studiosi ha pro-
vocato le sentenze più contradditorie e gratuite.

Quel Gio. Francesco Brignole, cui l'Ali zeri tu
tentato di attribuire l'erezione di Palazzo Rosso,
istituì a favore dei suoi discendenti un fidtcommesso

1 Questa copia del Brusco trovasi nell'Archivio dello
Ufficio delle Belle Arti al Municipio di Genova.

2 Devo alla cortesia di L. A. Cervetto l'informazione
che in quei pressi, nel 1656, esisteva ancora il giuoco della
Pallacorda (v. Stato d'anime del 1656, nell'Archivio di N.
S. delle Vigne).

di 80.000 scudi, a capitale naturalmente inalie-
nabile. Non pensò a toccarlo suo figlio Anton
Giulio, famoso nella storia dell'arte per lo stu-
pendo ritratto che ne lasciò Van Dyck. Egli,
poeta ed ameno scrittore in gioventù, finì gesuita;
e nel suo disprezzo per le cose del mondo non pensò
a correggere nè tanto poco nè poco le disposizioni
de] padre. Ma i due figli suoi, Ridolfo Maria e (do.
Francesco, quando ormai tutta l'aristocrazia aveva
lasciato le viuzze strette della Genova vecchia

Fig. 7 — Finestra dell'Università.

per trasferirsi nelle strade più moderne aperte
da Galeazzo Alessi e da Bartolomeo Bianco, do-
vettero a un tratto noiarsi della loro casa sull'al-
tura di Santa Maria di Castello. E Vollero venire
ad abitare anch'essi coi loro pari in più sontuosi
quartieri.

E così, nel 1671 essi chiedono al Senato l'auto-
rizzazione ad alienare una parte del capitale fi-
decommessaric, ed a vendere una possessione detta
la Farabiana, nel capitanato della Spezia, per com-
perare o far fabbricare nella presente città una casa
per loro habitatione, sulla quale si trasferiranno

L'Arie. XXIV, 19.
 
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