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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Nicco Fasola, Giusta: Ravenna e i principi compositivi dell'arte bizantina, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0242
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214

GIUSTA NICCO

striscia mediana, la più ampia e in vista, è divisa
a rettangoli, quasi sempre in numero dispari, in
modo che uno stia in mezzo portando un motivo
unico, e di fianco si dispongano simmetricamente
motivi diversi. Interpretazione questa che, dando
preminenza ad una parte, impediva d'abbracciare
indifferentemente il giro decorato. Oppure, dove
non c'è zona isolata centrale, si avranno due campi
ornati sull'una e sull'altra faccia, fra le due anse.
L'interruzione, isolando i motivi, in parte rinun-
ziava all'effetto ornamentale, complessivo. Si
può perciò notare nell'ornato geometrico greco,
piuttosto una persistente ricerca, d'invenzione
d'accordi, specialmente tra linee e cerchi, variando,
le misure e la disposizione, invece di quella calma
decorativa, che si compiace di stendere un motivo,
dilettandosi nella ripetizione, amando più dei sin-
goli accenti l'inno intiero spiegato in una parete
o in un vaso ornato.

Tendenza costante dell'arte greca appare dunque
l'organizzazione della veduta in sistema di parti,
la tendenza costruttiva cioè, che mira alla forma
ed a rendersene ragione.

' L'idea di visione - costruttiva - include quella
di subordinazione, di isolamento dall'ambiente,
di ricerca dell'essenziale e del logicamente chiaro
Senza incertezze e senza pietà si esclude dal mondo
dell'arte non solo tutto ciò che è vile, ma, ogni
distrazione ed ogni debolezza. Le cose graziose
del creato che allettano l'uomo, l'aria e le con-
dizioni per cui egli vive, sono abolite. In questo
Olimpo di dei pienamente perfetti, ed isolati uno
dall'altro dalla loro perfezione, perciò un po' ma-
linconici, non crescono fiori.

L'indagine fatta traverso l'arte greca ci ha
permesso di distinguere la decorazione come atto
pratico da una « decorazione » che non è il sem-
plice compito di ornare, ma che indica un valore
stilistico, implicante già scelta ed attività spiri-
tuale. Abbiamo veduto, infatti, come è possi-
bile sentir trapelare nella disposizione dei fregi d'un
vaso un intento verso la costruzione, un effetto
centralistico cioè unificante.

Alla visione organizzatrice, sistematica della
realtà opponiamo ora una visione meno elaborata,
più semplice, nata da un più calmo abbandono
alla fantasia pura. Deriveremo questa volta i ri-
ferimenti dall'Oriente antico, anche qui non cer-
cando fonti storiche, ma principi di stile, esempi
illustrativi.

La decorazione in senso comune suppone un
qualche cosa che aspetta di esser decorato, cui
essa si applica. Non si può cioè scompagnarne
l'idea dal pensiero di una specie di subordinazione;
e si pensa pure che l'oggetto, vaso, stoffa o parete,
ha una sua esistenza che deve esser mantenuta e

fatta più preziosa; vale a dire: la decorazione non
deve sovrapporsi per importanza all'oggetto a cui
è dedicata.

Perciò la decorazione entra nella categoria delle
così dette « arti minori ■ e, scambiando subordi-
nazione con inferiorità, si parla di arte decorativa
con minor rispetto che dell'arte formale.

Ma quando trovare un insieme ornamentale sia
sentito non come compito ma come gusto; quando
l'artista si proponga, non l'individuazione di questa
o ([nella forma, ma una connessione armonica di
elementi semplici, la decorazione diventa stile, e
non solo se si tratta di decorare secondo il senso
comune Una cosa, ma quando questo si fa cri-
terio d'invenzione.

Quale sarà la veduta che permette tale risultato ?
Non la veduta in profondità, perchè questa subito
spezza l'unità della parete offerta all'artista com-
plicando il calcolo dello spazio: non quindi trat-
tazione plastica di forma, nè forme chiuse e com-
plete in sè, perchè incapaci di uscire da sè stesse.
Sarà dunque la visione sul piano, e tale che nei
rapporti tra le parti si realizzi a un tempo e l'unità
del tutto e il carattere di bellezza dell'opera.

Arti del piano sono appunto le arti dell'Oriente
antico, escluso in parte l'Egitto.

Nella visione del mondo esterno non si porta
più mente sistematica, che negli oggetti scelga i
rapporti di forma e l'articolazione organica delle
parti; ma una sensibilità più semplice che-si ferma
alle superfici colorate, alla disposizione armo-
niosa e ritmica che queste possono avere, con ori-
ginale e genuino pensiero artistico. In questo
caso non avviene una scelta tra le parti del piano,
quelle che esprimono una forma; ma tutto il piano
è elaborato, anche le pause che non sono corpo:
si tratta di ricavare dal piano, variandone e com-
ponendone le parti, un insieme ben equilibrato ed
armonico.

Le forme, allora, tracciate in esso, saranno sem-
plici; e perciò quelle continuate, più complesse,
si distribuiranno in particelle per diventar ca-
paci di questa trasfigurazione, per lasciare la loro
realtà di organismo vivente autonomicamente ed
acquistarne un'altra nel continuo riferimento di
quello che non si può più dire « fondo » che per
consuetudine. Esso infatti non è più zona neutra,
negativa, dell'opera; ma ha la medesima funzione
degli elementi posti su di esso.

Ora, le parti giustapposte sul piano non pos-
sono distinguersi ed affermarsi con altro mezzo
che il colore; quindi l'altro aspetto della decora-
zione è l'effetto cromatico. La bellezza cromatica
richiede una sensibilità propria, e l'importanza
della visione coloristica dell'Asia è troppo nota per
insistervi ancora. Chiediamo invece di non dimen-
 
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