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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Scrinzi, Alessandro: La scoperta di un tempietto Bizantino del VI secolo a Padova: l´oratorio di S. Prodocimo annesso alla chiesa di S. Giustina
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0099
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LA SCOPERTA DI UN TEMPIETTO BIZANTINO
DEL VI SECOLO A PADOVA
L’ORATORIO DI S. PROSDOCIMO ANNESSO ALLA CHIESA DI S. GIUSTINA

All’estremità del braccio destro del transetto
di S. Giustina un ampio portale a centina, ornato
di bassorilievi dal modesto scalpello del Sellano,
dà accesso ad uno spazioso corridoio cinquecen-
tesco che conduce alla soglia di una cappelletta.
È questo un piccolo oratorio che, nella penombra,
sembra di proporzioni anche minori a chi vi giunga
scendendo i pochi gradini che lo separano dalla
grandiosa basilica.
Le vecchie guide di Padova del Rossetti,1 del
Brandolese,2 3 4 del Meschini, 3 e, in tempo più pros-
simo, quella del Selvatico + e di altri, appena vi ac-
cennano, e, quasi tutti, solo per ricordare l’antica,
secondo la tradizione, immagine della Vergine re-
cata qui da Costantinopoli da S. Urio nel secolo vm.
Il Ronchi 5 ricorda giustamente anche la lapide
triangolare commemorativa di Opilione che è in-
fissa nella parete a destra, in basso, a pochi centi-
metri dal pavimento (fig. i).
Tuttavia questa modesta cappellina (fig. 2), che
è ora meta quasi esclusiva di fedeli, merita di
attirare l’attenzione degli studiosi per il suo ca-
rattere artistico.
È una costruzione centrale a cupola, con quattro
nicchioni, munita di un piccolo atrio al quale si
accede dal corridoio suindicato. Addossato alla
parete del nicchione meridionale sta l’altare mar-
moreo su cui domina, entro una larga cornice pure
di marmo, l’immagine della Vergine col Bambino.
La scarsa luce che penetra nell’interno da un’unica
finestra aperta nel nicchione sinistro, lascia scor-

1 Gio. Batta Rossetti, Il forastiere illuminato, ecc,,
IV edizione postuma, 1786, pag. 189-191.
2 Pietro Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed
altre cose notabili di Padova nuovamente descritte, Padova,
1795, Pag. 92-93.
3 Giov. Antonio Moschini, Guida per la città di Padova
all’amico delle belle arti, Venezia, 1817, pag. 127-128.
4 Pietro Selvatico, Guida di Padova e della sua Provincia,
Padova, 1842, pag. 239-240.
5 Oliviero Ronchi, Guida storico-artistica di Padova e
dintorni, 1923, pag. 173-174.

gere appena la scialba decorazione pittorica delle
pareti e dei sottarchi.
Proprio di fronte all’altare, entro due nicchie
laterali del piccolo atrio, s’innalzano due statuette
classicheggianti di S. Caterina e della Maddalena;
la nicchia centrale, ora vuota, ospitava per il pas-
sato il gruppo della Vergine col Figlio, opera non
del Minello,1 ma di Giovanni da Pisa, che ora adorna
l’antisagrestia della chiesa vicina. Quattro colon-
nine di marmo di semplice fattura, con fusto liscio
e sormontato da capitelli, simili a due a due, reg-
gono una sottile trabeazione, che s’incurva nel
centro ad arco in modo da seguire il contorno della
nicchia di mezzo.
* * *
Narra l’antica tradizione che Prosdocimo, in-
viato da S. Pietro a predicare la fede di Cristo,
allorché giunse a Padova, riuscì in breve a conver-
tire grandissimo numero di abitanti e perfino lo
stesso Vitaliano, capo della città, e Giustina la sua
giovanissima figlia. Questa, acclamata regina alla
morte del padre, dopo avere coraggiosamente af-
frontato il martirio in difesa della fede, ebbe fur-
tiva sepoltura per cura di Prosdocimo in una mo-
desta chiesetta da lui innalzata e dedicata alla
Vergine, proprio sul limitare dell’antico Campus
Martis, che mutò in seguito il suo nome pagano
in quello di Prato della Valle.
La pia consuetudine diffusa fra i primi cristiani
di prepararsi l’estrema dimora possibilmente vi-
cino alle tombe dei martiri, indusse Prosdocimo
a farsi seppellire in un piccolo oratorio, già pagano,
dedicato alla Concordia e da lui ridotto al nuovo
culto.
Abbiamo già accennato all’iscrizione di Opilione
infissa nel muro a destra dell’altare. Poco dobbiamo
aggiungere all’ottimo studio paleografico e critico
pubblicato dal Gloria.2 Ci limiteremo a brevi esser-

1 Leo Planiscig, Venezianische Bildhauer der Renaissance,
Wien, Schroll, 1921, pag. 159.
2 Andrea Gloria, Nuovo esame della donazione di Opi-
lione alla chiesa di S. Giustina, Padova, Tip. Gallina, 1891.
 
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