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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Bollettino Bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0190
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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

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Bernardo Buontalenti che nel convento di San Marco, a
Firenze, dopo lunghe esperienze, produssero saggi riusciti
assai simili alla porcellana asiatica.
Dopo avere accennato alle principali fabbriche • europee
viene a parlare dell’origine di quella di Capodimonte dovuta
all’amore che re Carlo III di Borbone portò sempre a questo
genere di oggetti d’arte e al suo desiderio orgoglioso d’avere,
come erano presso le corti di Francia e di Sassonia, una
fabbrica reale. E i lavori della reale fabbrica furono iniziati
nel 1743 e costituiiono morivo di assidua e personale cura
da parte del re.
L’autore, che non manca di esaminare minutamente i
problemi tecnici di colorazione, del materiale primo, di cot-
tura, ecc., scrive poi un diligente capitolo in tre paragrafi
dedicati ai tre periodi della fabbrica delineandone la storia
fino alla decadenza del 1836. Chiude la monografia un ap-
pello augurale per la ripresa, appello ed augurio che non
condivido, dubbioso, per non dir altro, come sono, del valore
di certe riprese che portano alle imitazioni. La monografia
è corredata di 45 nitidissime tavole.
G. Delogu.
Van Berchem Marguerite et Clouzot Etienne,
Mosaìque s chrétiennes du lime au Xme siècle,
Genève, 1924.
Il volume che abbiamo qui sotto mano contiene uno studio
diligente e accurato, che giungerà certamente gradito a
quanti vogliano avere sobrie notizie e informazioni sulle
opere che i mosaicisti cristiani produssero nel periodo che
va dal iv al x secolo. La chiarezza tutta propria delle trat-
tazioni francesi costituisce uno dei meriti maggiori dell’opera
e la rende ancora più utile e meritevole di diffusione.
In una lunga introduzione gli autori parlano delle diffe-
renti specie di mosaici, della loro funzione decorativa in
rapporto agli edifici per cui furono composti, del loro valore
di esposizione figurata dei sacri testi. Trattano anche dei
diversi modi di raffigurare i personaggi e dei differenti at-
teggiamenti che essi prendono nelle varie scene: degli og-
getti rappresentati dei simboli, delle sigle: infine di molte
particolarità iconografiche. Qualche pagina è dedicata alla
tecnica. Segue la rassegna e l’illustrazione dei vari mosaici,
che comincia da quelli di Santa Costanza in Roma del iv se-
colo e termina con quello di S. Marco anche in Roma, del
ix secolo. Oltre che dei mosaici che si trovano in Italia, si

parla anche di quelli di Salonicco (iv e v secolo), di quelli de
convento di S. Caterina del Sinai (vi secolo) di quelli di
Germigny-des-Pres (ix secolo). Le numerosissime e nette
illustrazioni, utilissime a tutti per conoscere opere non fa-
cilmente accessibili e per ricordare le note, costituiscono un
altro pregio del libro.
Da quanto abbiam detto ci sembra poter concludere, e il
lettore di queste note concluderà, crediamo, con noi, che il
lavoro abbia essenzialmente un valore genericamente in-
formativo, possa servire cioè bene come prontuario di no-
tizie, come punto di partenza per chi voglia dedicarsi a
ricerche più ampie e profonde, svolgendo quella parte che in
questo libro manca, cioè lo studio del significato tutto spe-
ciale di questa forma d’arte singolare, in rapporto ai tempi
nei quali essa si svolse e si formò (un mosaico del xiv o del
xv secolo, e tanto meno uno dei nostri giorni, non è più
una forma d’espressione artistica particolare, ma è un’imi-
tazione della pittura), che è poi quanto dire la sua valuta-
zione estetica.
Gli autori del presente lavoro si mantengono invece sem-
pie freddi e impassibili di fronte alle opere d’arte, come da-
vanti a cose morte da notomizzare. Le poche valutazioni
di indole estetica sono di scarso significato; qualcuna è
completamente erronea, perchè da un punto di vista falso.
A proposito del mosaico della chiesa dei SS. Nereo e Achil-
leo si legge: La maladresse des attitudes, la pauvreté des cou-
leurs, et la grossièreté de la technique, trahissent l'extrème dé-
cadence de cette mosaìque, ciò che dimostra come non sia stato
affatto inteso il carattere di questo mosaico, dove anziché
di povertà di colori si dovrebbe parlare di cromatismo puro.
Cosi pure il valore espressivo del colore nei mosaici di
S. Maria in Domnica non è per nulla sentito: si dice di que-
st’opera che « la tonalité generale de la mosaìque est peu
plaisante » e se ne fa consistere il pregio solo nell’armonia
della composizione dove les masses compactes des anges font
équilibre aux silhouettes bien détachées des douze apòtres.
Se a riscontro di queste pagine si mettono quelle scritte
dai Venturi sugli stessi mosaici si vedrà subito la profonda
differenza delle due trattazioni: mentre nella prima non si
dànno che cenni informativi e valutazioni sommarie, nella
seconda quelle opere sono perfettamente intese nel loro si-
gnificato storico e estetico, e in questo duplice significato
fatte rivivere nella fantasia del lettore.
Vincenzo Golzio

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