GLI AFFRESCHI DI MASER
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In questo particolare non vi è la velocità ese-
cutiva degli altri affreschi, qui il pennello si è
indugiato a rivelare in quella dolcezza e serena
tristezza uno stato d’animo meno superficiale del
solito, un attimo fuggente in cui alla letizia, alla
festosità abituale ed alla sfarzosità della sensa-
zione era subentrata una me’armonica visione nc-
sta’gica.
La massima intensità di energia la troviamo
nel Cacciatore (fig. 8) che pare si avanzi in mezzo
a’ia sa’a. Accentuato il movimento della figura
con un piede e la lancia completamente fuori
della porta, penetrante lo sguardo, vivace l’insieme
questo motivo al suo sentimento con l'infondervi
una particolare energia.
La donna della decorazione della finta porta
manifesta una limitazione di tinte e di linee ecce-
zionale.
La figura domina isolata, non vi è ricerca di mo-
vimento, nè di scorcio; la posizione è di stasi e di
una rigidezza quasi quattrocentesca; non vivacità
di colori: la gamma si limita al giallo arancione,
gialli sono i capelli, gialla la veste ed il velo che
le cinge il corsetto.
Se osserviamo da vicino questa figura vediamo
striature di colori dal bianco al marrone che sem-
Fig. 7. — Paolo Veronese: C’ Armonia.
(Particolare della Stanza della Musica).
come una visione improvvisa. La figura chiara
emerge dal fondo chiarissimo con una grandiosità
eccezionale. Qui la sintesi è perfettamente rag-
giunta.
Lo sguardo, generalmente vuoto per la legge-
rezza della cosa rappresentata, assume qui una
espressione più pensosa e profonda.
Il Veronese sentiva per lo più con energia ecce-
zionale le singole figure: la semplicità degli ele-
menti gii giovava a realizzare con vivacità sor-
prendente l’individualità di esse.
Nessun principio formale si osserva nel cane
dalla testa volentemente ripiegata, tale però da
conseguire un notevole effetto decorativo chiu-
dendo sullo spazio chiaro del fondo la massa dei
colori in armonico contrasto.
Paolo trasse l’ispirazione di questo lavoro da
una tela che il Tiziano dipinse nel 1552 raffigu-
rante il Duca d’Atri (ora a Kassel) adattando
brano non avere alcuna ragione d’essere, ma quel
guazzabuglio di linee ad una certa distanza si
trasforma in un velo leggerissimo che copre il
seno della donna. Effetti modernissimi ottenuti
dal Veronese in pieno sec. xvi.
Attorno alla figura fissa al suolo con una solidità
che si avvicina a quella di Piero della Francesca,
quanto vuoto atmosferico nelle vibrazioni dello
sfondo, nella trattazione dei capelli e nel leggero
velo che pare ondulare nell’aria!
Il fondo di assai basso orizzonte ha vaghi ab-
bozzi di siepi, il cielo grigio digrada lentamente
al roseo.
L’artista a Maser si sbizzarrisce a suo capriccio,
e ci appare sotto certi aspetti con una fisonomia
nuova, con una libertà di movimenti e di esecu-
zione tutta particolare.
Così decora le pareti nella parte superiore della
Sala dell’Olimpo in modo affatto nuovo ed originale
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In questo particolare non vi è la velocità ese-
cutiva degli altri affreschi, qui il pennello si è
indugiato a rivelare in quella dolcezza e serena
tristezza uno stato d’animo meno superficiale del
solito, un attimo fuggente in cui alla letizia, alla
festosità abituale ed alla sfarzosità della sensa-
zione era subentrata una me’armonica visione nc-
sta’gica.
La massima intensità di energia la troviamo
nel Cacciatore (fig. 8) che pare si avanzi in mezzo
a’ia sa’a. Accentuato il movimento della figura
con un piede e la lancia completamente fuori
della porta, penetrante lo sguardo, vivace l’insieme
questo motivo al suo sentimento con l'infondervi
una particolare energia.
La donna della decorazione della finta porta
manifesta una limitazione di tinte e di linee ecce-
zionale.
La figura domina isolata, non vi è ricerca di mo-
vimento, nè di scorcio; la posizione è di stasi e di
una rigidezza quasi quattrocentesca; non vivacità
di colori: la gamma si limita al giallo arancione,
gialli sono i capelli, gialla la veste ed il velo che
le cinge il corsetto.
Se osserviamo da vicino questa figura vediamo
striature di colori dal bianco al marrone che sem-
Fig. 7. — Paolo Veronese: C’ Armonia.
(Particolare della Stanza della Musica).
come una visione improvvisa. La figura chiara
emerge dal fondo chiarissimo con una grandiosità
eccezionale. Qui la sintesi è perfettamente rag-
giunta.
Lo sguardo, generalmente vuoto per la legge-
rezza della cosa rappresentata, assume qui una
espressione più pensosa e profonda.
Il Veronese sentiva per lo più con energia ecce-
zionale le singole figure: la semplicità degli ele-
menti gii giovava a realizzare con vivacità sor-
prendente l’individualità di esse.
Nessun principio formale si osserva nel cane
dalla testa volentemente ripiegata, tale però da
conseguire un notevole effetto decorativo chiu-
dendo sullo spazio chiaro del fondo la massa dei
colori in armonico contrasto.
Paolo trasse l’ispirazione di questo lavoro da
una tela che il Tiziano dipinse nel 1552 raffigu-
rante il Duca d’Atri (ora a Kassel) adattando
brano non avere alcuna ragione d’essere, ma quel
guazzabuglio di linee ad una certa distanza si
trasforma in un velo leggerissimo che copre il
seno della donna. Effetti modernissimi ottenuti
dal Veronese in pieno sec. xvi.
Attorno alla figura fissa al suolo con una solidità
che si avvicina a quella di Piero della Francesca,
quanto vuoto atmosferico nelle vibrazioni dello
sfondo, nella trattazione dei capelli e nel leggero
velo che pare ondulare nell’aria!
Il fondo di assai basso orizzonte ha vaghi ab-
bozzi di siepi, il cielo grigio digrada lentamente
al roseo.
L’artista a Maser si sbizzarrisce a suo capriccio,
e ci appare sotto certi aspetti con una fisonomia
nuova, con una libertà di movimenti e di esecu-
zione tutta particolare.
Così decora le pareti nella parte superiore della
Sala dell’Olimpo in modo affatto nuovo ed originale