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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 1.1875

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https://doi.org/10.11588/diglit.11246#0012

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ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI

Nè la fortuna arrise a Torino, come ad altre città piemontesi:
dei suoi monumenti vetusti rimangono misere e sformate
reliquie; e delle sue memorie, consegnate ne'marmi romani,
poche sopravvissero, salvate dalla distruzione per cura di
uomini egregi, cui la critica lapidaria ne faceva intravedere
la importanza. Una ben consigliata e meglio compresa ne-
cessità di ricercare e conservare le antiche reliquie, e ogni
oggetto d'arte del medio evo sottrarre alla dispersione, fu
dappertutto sentita : le Commissioni di antichità e di belle
arti, o siano sorrette dal tesoro dello Stato, o dalle Depu-
tazioni provinciali, o dai Consigli dei comuni, portano i loro
frutti : importanti pubblicazioni veggono ora la luce. Gli
studi storici trovarono in Piemonte cultori illustri, che le
memorie dei passati tempi conservate negli archivii avida-
mente ricercassero, e le trascorse vicende, or prospere, ora
avverse, narrassero con civile intendimento; ma non ebbe
mai vita durevole ed operosa una società che si accingesse
a più lontane investigazioni e promovesse in ogni maniera
possibile e coll'esempio di molti la illustrazione delle anti-
chità patrie: molte opere d'arte andavano disperse o giace-
vano dimenticate.
Una Giunta di Antichità e Belle Arti era stata creata nel
finire dell'anno 1832 con lo scopo di proporre, sotto la di-
rezione della Segreteria di Stato per gli affari interni, i
provvedimenti proprii a promuovere ne'Regii Statila ricerca
e la conservazione dei monumenti. Furono chiamati a tale
ufficio, quali rappresentanti della R. Accademia delle Scienze,
dell'Accademia di Belle Arti e della Università, Cesare di
Saluzzo, Luigi Biondi, Giuseppe Manno, Costanzo Gazzera,
Roberto Tapparelli d'Azeglio, Gio. B. Biscarra, Angelo Bou-
cheron, e Ignazio Barucchi; ma dell'opera loro, non sus-
sidiata in alcuna maniera dall'erario pubblico, non rimase
vestigio nè ricordo. La Giunta fu impotente di adempiere
 
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