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ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
Del resto, in grazia delle due diverse tendenze di Cristina,
le arti fra noi si avvantaggiarono non poco, inquantochè colei
che talor facevasi dipingere vestita da monaca od a similitu-
dine delle sante, di cui aveva il nome o che specialmente
ossequiava, ovvero qual amazzone nell'atto di recarsi colla
Corte alla caccia, dimostrossi assai propensa ad innalzare
villeggiature, casini di ricreazione, chiese, monasteri ed ora-
torii splendidi, avuto riguardo al nostro paese, ed alle con-
dizioni finanziarie del nostro piccolo Piemonte. E per ve-
nire direttamente all'argomento, sino dal 1625 in cui eransi
introdotti fra noi i Carmelitani scalzi di S. Teresa, Madama
Reale Cristina aveva avuto disegno di far venire da Pont
a Mousson nella Lorena alcune monache della stessa regola
che provvisionalmente furono allogate nella casa dello spe-
dale dei Cavalieri Mauriziani.
Nel 1639 poi riuscendo quell'ospizio troppo angusto, ed
anche per secondare un voto del defunto Duca prese a far
edificare per quelle monache un convento con chiesa sulla
piazza allora detta Reale, poi di S. Carlo.
E fatto acquisto di due case dal conte Carlo di Castella-
monte e da Fiorenzo Forno, le converti in chiesa e mo-
nistero, più tardi ampliato mercè altri acquisti. E si fu ap-
punto in quel monastero suo omonimo e di sua creazione
che Madama Reale soleva, più che in altri, scorrere deter-
minati giorni dell'anno, dedicandosi a pratiche esterne di
pietà, tali che non comprenderebbero i profani non iniziati
nell'ascetica de' chiostri.
Dicono poi le cronache che avesse persino fatto allogare
sul campanile della chiesa una campanella fusa con lega
copiosa d'argento, e di suono così squillante, che dal Va-
lentino, luogo suo di delizia, poteva essere avvisata delle
funzioni che compievansi in quel sacro asilo.
ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
Del resto, in grazia delle due diverse tendenze di Cristina,
le arti fra noi si avvantaggiarono non poco, inquantochè colei
che talor facevasi dipingere vestita da monaca od a similitu-
dine delle sante, di cui aveva il nome o che specialmente
ossequiava, ovvero qual amazzone nell'atto di recarsi colla
Corte alla caccia, dimostrossi assai propensa ad innalzare
villeggiature, casini di ricreazione, chiese, monasteri ed ora-
torii splendidi, avuto riguardo al nostro paese, ed alle con-
dizioni finanziarie del nostro piccolo Piemonte. E per ve-
nire direttamente all'argomento, sino dal 1625 in cui eransi
introdotti fra noi i Carmelitani scalzi di S. Teresa, Madama
Reale Cristina aveva avuto disegno di far venire da Pont
a Mousson nella Lorena alcune monache della stessa regola
che provvisionalmente furono allogate nella casa dello spe-
dale dei Cavalieri Mauriziani.
Nel 1639 poi riuscendo quell'ospizio troppo angusto, ed
anche per secondare un voto del defunto Duca prese a far
edificare per quelle monache un convento con chiesa sulla
piazza allora detta Reale, poi di S. Carlo.
E fatto acquisto di due case dal conte Carlo di Castella-
monte e da Fiorenzo Forno, le converti in chiesa e mo-
nistero, più tardi ampliato mercè altri acquisti. E si fu ap-
punto in quel monastero suo omonimo e di sua creazione
che Madama Reale soleva, più che in altri, scorrere deter-
minati giorni dell'anno, dedicandosi a pratiche esterne di
pietà, tali che non comprenderebbero i profani non iniziati
nell'ascetica de' chiostri.
Dicono poi le cronache che avesse persino fatto allogare
sul campanile della chiesa una campanella fusa con lega
copiosa d'argento, e di suono così squillante, che dal Va-
lentino, luogo suo di delizia, poteva essere avvisata delle
funzioni che compievansi in quel sacro asilo.