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si legga PATRES, voce che vale parentes, spesso
adoperata nelle epigrafi del Reno (1). Le formole di
questi brevi e non ineleganti tiloletti sono quelle me-
desime , che regnano in tutta l'epigrafia cristiana
Trevirense : hic jacet, in pace, hic quiescit in pace,
ed in fine la menzione di chi pose la memoria colle
parole titulum posuerunt, o semplicemente posuenmt.
Questi caratteri proprii dello stile intermedio fra il
più antico e quello dell' ultima decadenza, e i quali
con rara uniformità e costanza tornano su quasi tutti
gli epitaffi di Treveri, hanno fornito al eh. Le Rlant
un ottimo argomento per stabilire, che concordemente
ad altri indizii quegli epitaffi debbono essere stimati
tutti non più recenti del secolo quarto e della prima
metà incirca del quinto.
Ora perchè mai, egli dimanda, l'epigrafìa cristiana
Trevirense cessa e scompare circa la metà del secolo
quinto? Come in Roma nell'anno 410 è subitamente
interrotta la serie degli epitaffi cristiani, che poi giam-
mai non ripiglia l'antico suo corso , ed io rie ho
chiesto ragione alla storia, e l'ho trovata nell'eccidio
dell'eterna città per le mani de' Goti (2), così il Le-
blant si volge alla medesima storia, e questa gli ri-
sponde, che la Roma delle Gallie quattro volte presa
d'assalto dai barbari, finalmente circa il 464 cadde
per sempre sotto il loro giogo. Essi erano i Ripuari,
idolatri e lungamente ostinati nella feroce loro idola-
tria. Il nostro autore raccoglie tutti gli indizi, che le
memorie scarse e tenebrose di que' miseri tempi a
mala pena ci forniscono, per farci intendere quanta
fu la rovina e la devastazione di Treveri, quanto -l'av-
vilimento , la fuga, l'eccidio de'cristiani. E questi
indizii saggiamente conferma e dichiara collo scom-
parire nella seconda metà del secolo quinto le cri-
stiane iscrizioni dal suolo di Treveri. Ma una recente
scoperta pone il sigillo a queste sagaci osservazioni.
A S. Germain-du-Plain nella provincia Lionese prima
è stalo testé rinvenuto il mutilo epitaffio d'un vesco-
vo, che dai fasti della Gallia cristiana è stato rico-
nosciuto straniero al luogo della sua sepoltura: ecco
il frammento supplito dal dotto editore.
(1) Cf. Le Blant, Inscr. thrét. de la Gaule T. I p. 359.
(2) Bullet. 1803 p. 71, 84, 93.
condituR HOC TVMVLo_ bonae
memorlkV IAMLYCHVS EPs in spe
mwrrecTIONIS V K • IAw...
....IICONS YIX1T ANnos....
Questo epitaffio ricorda un 1AMLYCHUS , cioè un
Giamblico, vescovo morto circa la fine del secolo quinto;
poiché questa è, a giudizio del Le Blant, manifesta-
mente l'età cui il marmo appartiene. E credo, che un
attenta ispezione del frammento là dove sono rimaste
le tracce della data, potrà ajutare a supplirla ed a
determinarne l'anno preciso. Or se nitro Giamblico
vescovo in que' tempi apparisce nella provincia Lionese
prima, appunto Giamblico si chiamò quello, che nel
464 sedeva in Treveri, e la vide preda de' barbari e
degli idolatri. Qui il Le Blant con pochi cenni illustra
il nome e la storia, ambedue oscurissimi, di cotesto
Giamblico; e dimostra come secondo ogni apparenza
egli è il vescovo di Treveri morto esule dalla sua
sede e sepolto in terra straniera.
Quello che sulle tracce del dotto archeologo Fran-
cese ho accennato intorno ai limiti cronologici del-
l'antica epigrafia cristiana Trevirense, parmi che debba
verificarsi e si verifichi eziandio in Colonia. Ivi è un'in-
signe iscrizione trascurata fino a questi ultimi anni
dagli epigrafisti, rimessa in onore del eh. P. De
Buch Bollandista, e testò riconosciuta per antica nò
certamente posteriore al secolo (plinto dall'islesso ce-
lebre prof. Ritschl di Bornia (1). Quest'epigrafe è un
monumento capitale per la storia della famosa S. Or-
sola e delle sante vergini di Colonia; ed è di sommo
momento il poter stabilire, ch'essa è propriamente
anteriore alla seconda metà del secolo quinto. A me
sembra che le cose sopra ragionate cospirino insieme
ad altri indizi a dimostrare quest' anteriorità; e spero
che l'occasione e l'agio mi si offrirà di svolgere le
storiche conseguenze, che indi discendono, per la di-
chiarazione delle memorie spettanti a quella celeber-
rima schiera di vergini da molti imraeritamente e
impugnata e derisa.
(1) V. Kcssel, St. Ursula und ihrc Geselhchaft: eine Kritisch -
ìiistorische monographie, Kiiln 1803 p. 152.
Notizie
RIIIIVT Scoperta d'ina' antica Chiesa. H eh. si-
gnor Dott. Luigi Tonini ha divulgato negli Atti della depu-
tazione di storia patria per le provincie di Romagna, Anno
secondo, la relazione degli scavi fatti nel Marzo 1863 fuori
della porta s. Andrea di Rimini, che fruttarono la scoperta
d' una antica chiesa cristiana. Ristringerò in brevi parole
questa dotta narrazione. La chiesetta era lunga metri 14,
larga 10 configurata a croce greca, con una sala oblunga
dinanzi, ossia nartece. Dai rottami e dalle macerie, sotto
le quali era sepolta, appariva che era stata sormontala da
una cupola ornata di mosaici, de' quali numerose vestigia e
pietruzzc furono rinvenute. Il pavimento era stato tre volte
innalzato a tre livelli diversi per cagione delle alluvioni d'un
vicino torrente e del non lontano fiume Aprusa od Ausa.
si legga PATRES, voce che vale parentes, spesso
adoperata nelle epigrafi del Reno (1). Le formole di
questi brevi e non ineleganti tiloletti sono quelle me-
desime , che regnano in tutta l'epigrafia cristiana
Trevirense : hic jacet, in pace, hic quiescit in pace,
ed in fine la menzione di chi pose la memoria colle
parole titulum posuerunt, o semplicemente posuenmt.
Questi caratteri proprii dello stile intermedio fra il
più antico e quello dell' ultima decadenza, e i quali
con rara uniformità e costanza tornano su quasi tutti
gli epitaffi di Treveri, hanno fornito al eh. Le Rlant
un ottimo argomento per stabilire, che concordemente
ad altri indizii quegli epitaffi debbono essere stimati
tutti non più recenti del secolo quarto e della prima
metà incirca del quinto.
Ora perchè mai, egli dimanda, l'epigrafìa cristiana
Trevirense cessa e scompare circa la metà del secolo
quinto? Come in Roma nell'anno 410 è subitamente
interrotta la serie degli epitaffi cristiani, che poi giam-
mai non ripiglia l'antico suo corso , ed io rie ho
chiesto ragione alla storia, e l'ho trovata nell'eccidio
dell'eterna città per le mani de' Goti (2), così il Le-
blant si volge alla medesima storia, e questa gli ri-
sponde, che la Roma delle Gallie quattro volte presa
d'assalto dai barbari, finalmente circa il 464 cadde
per sempre sotto il loro giogo. Essi erano i Ripuari,
idolatri e lungamente ostinati nella feroce loro idola-
tria. Il nostro autore raccoglie tutti gli indizi, che le
memorie scarse e tenebrose di que' miseri tempi a
mala pena ci forniscono, per farci intendere quanta
fu la rovina e la devastazione di Treveri, quanto -l'av-
vilimento , la fuga, l'eccidio de'cristiani. E questi
indizii saggiamente conferma e dichiara collo scom-
parire nella seconda metà del secolo quinto le cri-
stiane iscrizioni dal suolo di Treveri. Ma una recente
scoperta pone il sigillo a queste sagaci osservazioni.
A S. Germain-du-Plain nella provincia Lionese prima
è stalo testé rinvenuto il mutilo epitaffio d'un vesco-
vo, che dai fasti della Gallia cristiana è stato rico-
nosciuto straniero al luogo della sua sepoltura: ecco
il frammento supplito dal dotto editore.
(1) Cf. Le Blant, Inscr. thrét. de la Gaule T. I p. 359.
(2) Bullet. 1803 p. 71, 84, 93.
condituR HOC TVMVLo_ bonae
memorlkV IAMLYCHVS EPs in spe
mwrrecTIONIS V K • IAw...
....IICONS YIX1T ANnos....
Questo epitaffio ricorda un 1AMLYCHUS , cioè un
Giamblico, vescovo morto circa la fine del secolo quinto;
poiché questa è, a giudizio del Le Blant, manifesta-
mente l'età cui il marmo appartiene. E credo, che un
attenta ispezione del frammento là dove sono rimaste
le tracce della data, potrà ajutare a supplirla ed a
determinarne l'anno preciso. Or se nitro Giamblico
vescovo in que' tempi apparisce nella provincia Lionese
prima, appunto Giamblico si chiamò quello, che nel
464 sedeva in Treveri, e la vide preda de' barbari e
degli idolatri. Qui il Le Blant con pochi cenni illustra
il nome e la storia, ambedue oscurissimi, di cotesto
Giamblico; e dimostra come secondo ogni apparenza
egli è il vescovo di Treveri morto esule dalla sua
sede e sepolto in terra straniera.
Quello che sulle tracce del dotto archeologo Fran-
cese ho accennato intorno ai limiti cronologici del-
l'antica epigrafia cristiana Trevirense, parmi che debba
verificarsi e si verifichi eziandio in Colonia. Ivi è un'in-
signe iscrizione trascurata fino a questi ultimi anni
dagli epigrafisti, rimessa in onore del eh. P. De
Buch Bollandista, e testò riconosciuta per antica nò
certamente posteriore al secolo (plinto dall'islesso ce-
lebre prof. Ritschl di Bornia (1). Quest'epigrafe è un
monumento capitale per la storia della famosa S. Or-
sola e delle sante vergini di Colonia; ed è di sommo
momento il poter stabilire, ch'essa è propriamente
anteriore alla seconda metà del secolo quinto. A me
sembra che le cose sopra ragionate cospirino insieme
ad altri indizi a dimostrare quest' anteriorità; e spero
che l'occasione e l'agio mi si offrirà di svolgere le
storiche conseguenze, che indi discendono, per la di-
chiarazione delle memorie spettanti a quella celeber-
rima schiera di vergini da molti imraeritamente e
impugnata e derisa.
(1) V. Kcssel, St. Ursula und ihrc Geselhchaft: eine Kritisch -
ìiistorische monographie, Kiiln 1803 p. 152.
Notizie
RIIIIVT Scoperta d'ina' antica Chiesa. H eh. si-
gnor Dott. Luigi Tonini ha divulgato negli Atti della depu-
tazione di storia patria per le provincie di Romagna, Anno
secondo, la relazione degli scavi fatti nel Marzo 1863 fuori
della porta s. Andrea di Rimini, che fruttarono la scoperta
d' una antica chiesa cristiana. Ristringerò in brevi parole
questa dotta narrazione. La chiesetta era lunga metri 14,
larga 10 configurata a croce greca, con una sala oblunga
dinanzi, ossia nartece. Dai rottami e dalle macerie, sotto
le quali era sepolta, appariva che era stata sormontala da
una cupola ornata di mosaici, de' quali numerose vestigia e
pietruzzc furono rinvenute. Il pavimento era stato tre volte
innalzato a tre livelli diversi per cagione delle alluvioni d'un
vicino torrente e del non lontano fiume Aprusa od Ausa.