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Bullettino di archeologia cristiana — 2.1864

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Nr. 4 (Aprile 1864)
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Dei sepolcreti cristiani non sotterranei durante l'èra delle persecuzioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.17351#0034

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— 26 —

fìcio era un orto ( pomario, ), alla cui coltivazione
il testatore provvede. Che giardini, orti e vigne fos-
sero sovente assegnati al sepolcro come parte della
sua area consacrala e religiosa o come area adjecta,
la quale cedit monumento, è cosa tanto manifesta nelle
antiche iscrizioni, che non abbisogna di esempi (1) :
e se m'accingessi a spiegare in particolare gli usi e le
leggi sepolcrali spettanti a coteste aree ed orti o pomarii,
farei una digressione non necessaria e lunghissima.
Segue l'ordine di porre l'iscrizione: scrìbantur in aedi-
ficio exlrinsecus nomina magistraluum, quibus coeptum
erit id aedificium et guotannis vixero. Vengono po-
scia le pene agli eredi se permetterauno, che qual-
sivoglia cadavere sia bruciato, sepolto, inumato o in
qualsivoglia altro modo introdotto nell' orto sacro alla
predetta cella memoriae, eccetto quelli, cui il testatore
lo aveva concesso. E il luogo è dichiarato inalienabile;
anzi il dominio medesimo ed il possesso degli ere-
di è vincolato e ristretto all' onere di coltivarlo e di
risarcirlo. Infine è stabilito, che i liberti e le liberte
del defonto debbano ogni anno pagare la loro stipe
perii convito funebre nel giorno anniversario; e no-
minare ogni anno i curatori, che esiggano la stipe,
provvedano al convito e facciano sacrifici sull' ara
posta dinanzi alla cella ai primi d'ogni mese dall' apri-
le all' ottobre.

Le disposizioni, che seguono , della nomina dei
curatori del funere, e del doversi bruciare sul rogo
gli strumenti da caccia non spettano al sepolcro, del
quale soltanto a me importa di ragionare. Ma per
appagare la curiosità di chi desiderasse alcuno schia-
rimento di quest' ultimo capo, ripeterò le parole
di Servio opportunamente citate dal Kiessling : for-
tiuirl virorum cum ipsis funeribus arma apud veteres
consumebantur: nec solimi haec, sed et celerà, quae
habuissent carissima (2). Gli strumenti della caccia,
della pesca ed il vestiario prezioso, che il testatore
ordina sieno consummati sul rogo col suo cadavere,
sono nominati con vocaboli già noti o di facile in-
telligenza ; eccetto le voci balnearibus lecticis, la qua-
le spettando all' instrumentum non de' bagni, ma studii
venandi et aucupandi pajono strane. Un mio dotto
amico propone di correggere balearibus, separando
balearibm da lecticis. Baleor, balearis è verbo regi-
strato negli antichi glossarii per significare l'azione
di lanciare colla fionda (3) ; perciò balearia signifi-
cherebbe alcuna specie di missili. La voce studium poi
applicata alla caccia ha il suo riscontro in una cristiana
iscrizione, un cui frammento ho visto nella sagrestia di
s. Nicola in carcere, dove è scritto LVCIANVS ISTV-
DIOSVS e V' è delineata una scena di aucupium ; e
VENANDI STVDIOSO si legge in lapide di Palestra»
edita dal Muratori 519, 4. Ma questo crudizioni nulla

(1) V. Fabretti, t. c. p. 223, Marini, Iscr. Albano p. US, 119;
Aiv. p. 229, 230.

(2) Ad Aeneid. VI, 317.

(3) V. De Vit, Lexicon totius latinit. v. Baleor.

hanno di commune col punto, cui io miro ; perciò la-
sciatele da banda, vengo al mio tema.

Orio domando, delle disposizioni testamentarie spet-
tanti al monumento sepolcrale, le quali sopra ho epi-
logato, la massima parte non sarebbero slate quelle
appunto, che si convenivano ai bisogni ed ai riti della
sepoltura cristiana ed alla sua tutela in faccia alle leggi,
quante volte mancava l'opportunità di scavarla nelle
viscere della terra? Le celle con l'essedre, ossia con
uno o più emicicli, chiamate anche cubiculo,, sono pre-
cisamente il genere d'edifici, che con ogni certezza
sappiamo i Cristiani e in Roma e fuori aver fatto nei
loro sepolcreti ai dì della pace. Niuno ignora celle ed
essedre sepolcrali essere state costruite tutt'allorno alle
maggiori basiliche (1). In questi giorni medesimi si
è scoperto in Palestrina, che il preteso emiciclo di
Verrio Fiacco, era in vece un emiciclo cristiano, cioè
un'essedra contigua ad una cristiana basilica (2). E co-
leste celle presero esse stesse il nome di basiliche (3);
come vice versa le minori basilichette de'martiri furono
con più proprio nome chiamate cellae (4). Ora quale
legge durante l'età delle persecuzioni impediva ai Cri-
stiani di costruire siffatte celle sepolcrali e farle ri-
spettare come cellae memoriae, cioè come monumenti e
sepolcri? E chi può dire, che le cellae de' martiri furono
tutte costruite nel secolo IV, e che niuna d'esse risale
ai primi tre secoli? Ma in luogo di arrestarmi a questo
primo punto, e dimostrare qui senz'altro indugio, che
i cristiani eressero celle e memorie sulle tombe dei
martiri e de' fedeli anco prima di Costantino, è meglio
ch'io proceda innanzi nel mio confronto tra il testa-
mento predetto e la sepoltura cristiana. La cella e l'es-
sedra erano destinate all'anniversario del defonto, ai
menstrui sacrificii sull'ara delle sue ossa ed ai funebri
conviti, per i quali di tutto il necessario apparato e
perfino delle vesti e delle tuniche doveva essere for-
nito il monumento. Or i cristiani, eccetto il sacrificio
sull'ara, eccetto il ridurre a poche ossa aduste il ca-
davere, tutto il rimanente facevano nei lor cemeteri
e presso le tombe dei loro cari. Le agapi, prima che
degenerassero in quelle ubbriachezze e in quelle su-
perstizioni, che i padri del secolo V condannarono, era-
no sovente conviti quasi funebri alle tombe dei martiri
e de' fedeli ; e l'arca della chiesa come provvedeva
ai suoi poveri il vitto, così provvedeva anche il vestito.
Nell'inventario legale della suppellettile confiscata sotto
Diocleziano in Cirla in domo, in qua Christiana conve-
niebant, leggiamo oltre i calici d'oro e d'argento e le
lucerne, essere state trovate tunicae muliebres LXXXII,
tunicae viriles XVI, caligae viriles paria XIII, caligae
muliebres paria XLVII eie. (5). Il rogo e il rito di sep-
pellire le ossa bruciate non poteva dare veruna noja

(1) V. Muratori ad S. Paulini op. ed. Veronac 1736 p. 838 e segg.

(2) V. Bullett. di Marzo p. 24.

(3) V. Minervini nel Bull. arch. Nap. 2 Sor. T. I p. 15 , ed ivi
Carnicci p. 36.

(4) V. Bullett. di Giugno 1863 p. 43.

(5) Ada purgai, Caeciliani, post Optati opera ed. Dupin p. 168.
 
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