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Bardi, Luigi; Palazzo Pitti [Mitarb.]
L' Imperiale e reale Galleria Pitti (2. Volume) — Firenze: Tipi della Galileiana, 1839

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Cav. Francesco Currado
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https://doi.org/10.11588/diglit.63081#0139

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SAMA GAWOKA
DEL CAV. FRANCESCO CURRADO

Quadro in Tela alto Piedi 1. pollici 7. linee 8
largo » 1. » 5. » JO

1Fra la schiera di quei valorosi che tentarono di ristorare la gloria
pericolante della pittura toscana già volta all’epoca terza, che è quanto
dire al cominciamento della sua decadenza, vuoisi annoverare il Currado:
il quale, benché d’illustre prosapia non vergognò consacrarsi allo studio
del pennello: anzi se ne pregiava, e lui vide Firenze intrinsecato nel
dipingere e nell’ammaestrare fino al novantunesimo anno di vita: altro
segnalato esempio, dopo quello di Michelangelo, che dee confortare i
nobili e i ricchi a farsi delle lettere e delle arti un retaggio ed un
patrimonio più decoroso che la pompa decitoli e il fasto dell’opulenza.
In tanta lunghezza di tempo e con tanto amore per Farte, le tele che
il Cavalier Fiorentino dipinse furono molte: ma tutte qua e là sono
sparse, od ornamento delle chiese, o proprietà dei privati, eccettone
due, entrambe di sommo pregio, che ammiransi nella Galleria Palatina:
d’una, Narciso al fonte, già si fece parola, ed ora moverem discorso
delFaltra, che rappresenta in una mezza figura la celebre Caterina fra
le martiri egregia per rassegnazione e fermezza d’animo invitto. Nata
di una famiglia patrizia, o come alcuni pretendono di stirpe regia
(il Currado era di questo avviso, dacché le imponeva sulla fronte il
diadema, e sugli omeri il manto) , la giovinetta avea da natura una
incomparabile bellezza, ed un incomparabile ingegno: sin dall’infanzia
 
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