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DI D. FRANCESCHINI, DETTO IL VOLTERRANO
Quadri in Affresco alti Piedi 1. pollici 11. linee 1
larghi » 1. » 5. » 9
Dice il Baldi micci nella Vita del Volterrano che fra le ottime
qualità di questo pittore vuoisi notare la intatta pudicizia del suo
pennello, essendoché non fu mai chi vedesse di sua mano pittura lasciva.
E veramente sotto tale qualità i più non vorranno comprendere la
pittura che qui vediamo notata col titolo di Amore venale (N.° i ),
siccome quella che non aperto ma figurato ci rappresenti il disonesto
concetto che guidava la mano dell’artista: ma bene io il voglio,
avvegnaché di leggieri anzi imperiosamente corra il pensiero l’ultima
conseguenza di quel comìnciamento. Che se il pittore non a trionfo
dell’idea rappresentata, ma solo ad espressione di un fatto pur troppo
largamente esistente condusse questa pittura, piacemi a lui, e sotto la
di lui occasione a quanti sien governati dal pensiero di questa illecita
libertà, ricordare, che se tanto giustamente fu detto di alcune umane
miserie essere bello il tacere, questa esser bene del numero, avvegnaché
all’umana dignità io non conosca maggiore spregio di questo vile mercato.
E tu gentile osservatore, partecipe di questo mio sentimento, volgi
e riposa lo sguardo in questa cara sembianza (N.° 2), ove il pittore
ritemperando il suo spirito in un celeste concetto, ha nell’angelico
volto di questo Amore dormiente ritratta quella pura soavità di cui
solo dovrebbe questo Nume agli uomini essere ministro.
DI D. FRANCESCHINI, DETTO IL VOLTERRANO
Quadri in Affresco alti Piedi 1. pollici 11. linee 1
larghi » 1. » 5. » 9
Dice il Baldi micci nella Vita del Volterrano che fra le ottime
qualità di questo pittore vuoisi notare la intatta pudicizia del suo
pennello, essendoché non fu mai chi vedesse di sua mano pittura lasciva.
E veramente sotto tale qualità i più non vorranno comprendere la
pittura che qui vediamo notata col titolo di Amore venale (N.° i ),
siccome quella che non aperto ma figurato ci rappresenti il disonesto
concetto che guidava la mano dell’artista: ma bene io il voglio,
avvegnaché di leggieri anzi imperiosamente corra il pensiero l’ultima
conseguenza di quel comìnciamento. Che se il pittore non a trionfo
dell’idea rappresentata, ma solo ad espressione di un fatto pur troppo
largamente esistente condusse questa pittura, piacemi a lui, e sotto la
di lui occasione a quanti sien governati dal pensiero di questa illecita
libertà, ricordare, che se tanto giustamente fu detto di alcune umane
miserie essere bello il tacere, questa esser bene del numero, avvegnaché
all’umana dignità io non conosca maggiore spregio di questo vile mercato.
E tu gentile osservatore, partecipe di questo mio sentimento, volgi
e riposa lo sguardo in questa cara sembianza (N.° 2), ove il pittore
ritemperando il suo spirito in un celeste concetto, ha nell’angelico
volto di questo Amore dormiente ritratta quella pura soavità di cui
solo dovrebbe questo Nume agli uomini essere ministro.