Il iì Campus salinarum romanarum »
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terato sino a noi attraverso tanti secoli, di Campo salino. La istoria
del luogo è tutta lacunosa. Ho detto di sopra che il solo docu-
mento, che potrebbe servire di anello di collegamento fra i tempi
classici e quei della decadenza e della barbarie, è la base del
« corpus salariorum » scoperta a S. Michele a ripa nel 1793,
e che appartiene alla metà del secolo quarto dell'era volgare.
Ma io credo che questa corporazione non sia quella dei fab-
bricatori o venditori di sale, o di appaltatori delle saline, ma
bensì quella dei pizzicagnoli o salsamentari. Infatti la vera e
propria sede dei primi sarebbe stata sulla sponda sinistra del
fiume, presso i magazzini demaniali « ad Salinas », giammai la
sponda destra o transtiberina. Del resto, il termine « salarius »
per pizzicagnolo, è usato da Marziale nell'epigramma 87° del
quarto libro : e della residenza di cotesta classe di bottegai nel
Trastevere rimane ancora indizio nei nomi di talune strade del
quartiere.
Le saline di Ostia e di Porto devono essere state involte
nelle tristi vicende che ridussero agli estremi quelle due città
già così esuberanti di vita. Le alluvioni del Tevere, colmando
costantemente i bassi fondi litoranei coll'annuo tributo di 4,114,253
metri cubi di arena (Boll. naut. e geogr. 6, 3), e costringendo
il mare ad allontanarsi dal porto claudio-traiano e dalla foce
dei canali delle saline a ragione di 6 metri all'anno, compierono
l'opera incominciata dalla violenza dell'uomo. E probabile che,
caduto l'impero, cessasse per qualche tempo la produzione del sale.
Giovanni XIII nel 992 confermava alla sede suburbicaria di Porto
il possedimento di quattro oncie « quae est tertia pars de toto
stagno maiore portuensi » (Ughelli I, 117). Gregorio IX nel 1236
(Ivi, 31) parla, non più del terzo, ma della « integra medietas » del
bacino palustre. Il Nibby 1. c. p. 368 cita dal Muratori, dal Ne-
rini, dal bollano vaticano, dal Coppi, altri documenti dei secoli
X-XYI, nei quali il tenimento è chiamato prima « Campus maior »
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terato sino a noi attraverso tanti secoli, di Campo salino. La istoria
del luogo è tutta lacunosa. Ho detto di sopra che il solo docu-
mento, che potrebbe servire di anello di collegamento fra i tempi
classici e quei della decadenza e della barbarie, è la base del
« corpus salariorum » scoperta a S. Michele a ripa nel 1793,
e che appartiene alla metà del secolo quarto dell'era volgare.
Ma io credo che questa corporazione non sia quella dei fab-
bricatori o venditori di sale, o di appaltatori delle saline, ma
bensì quella dei pizzicagnoli o salsamentari. Infatti la vera e
propria sede dei primi sarebbe stata sulla sponda sinistra del
fiume, presso i magazzini demaniali « ad Salinas », giammai la
sponda destra o transtiberina. Del resto, il termine « salarius »
per pizzicagnolo, è usato da Marziale nell'epigramma 87° del
quarto libro : e della residenza di cotesta classe di bottegai nel
Trastevere rimane ancora indizio nei nomi di talune strade del
quartiere.
Le saline di Ostia e di Porto devono essere state involte
nelle tristi vicende che ridussero agli estremi quelle due città
già così esuberanti di vita. Le alluvioni del Tevere, colmando
costantemente i bassi fondi litoranei coll'annuo tributo di 4,114,253
metri cubi di arena (Boll. naut. e geogr. 6, 3), e costringendo
il mare ad allontanarsi dal porto claudio-traiano e dalla foce
dei canali delle saline a ragione di 6 metri all'anno, compierono
l'opera incominciata dalla violenza dell'uomo. E probabile che,
caduto l'impero, cessasse per qualche tempo la produzione del sale.
Giovanni XIII nel 992 confermava alla sede suburbicaria di Porto
il possedimento di quattro oncie « quae est tertia pars de toto
stagno maiore portuensi » (Ughelli I, 117). Gregorio IX nel 1236
(Ivi, 31) parla, non più del terzo, ma della « integra medietas » del
bacino palustre. Il Nibby 1. c. p. 368 cita dal Muratori, dal Ne-
rini, dal bollano vaticano, dal Coppi, altri documenti dei secoli
X-XYI, nei quali il tenimento è chiamato prima « Campus maior »