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Il « Campus salinarum romanarum »
poi « Campus salinarius » e finalmente * Campus salinus maior ».
Della fabbricazione del sale fino alla prima metà del secolo de-
cimosesto rimane memoria, e nella « fossa papale » canale, pel
quale l'acqua marina giungeva al bacino, attraversando le dune
litoranee : e nei documenti citati dal Fea alla p. 82 della sua
Storia delle saline di Ostia stampata in Koma nel 1831. Sono
due lettere del cardinale Kaffaele Kiario, camerlengo di s. Chiesa
sotto Giulio II, recanti la data del 24 maggio 1504 e del 15
dicembre 1507. Con la prima, si deputa commissario sopra le
saline di Ostia e di Porto « apud Ostiam Tiberis et Campum
salinum « un tal Giuliano di Pietro, cittadino romano, della
regione Arenula: con la seconda si destina, sopraintendente a
vita delle medesime Antonio del Monte, laico della diocesi di
Novara. Ignoro l'anno preciso del loro abbandono. Nella pianta
del latifondo di Maccarese e Camposalino incisa in rame nel-
l'anno 1781 da Andrea Vici e Domenico Sardi, non se ne scorge
più traccia. Quelle di Ostia hanno avuto migliore ventura, ed
è stato loro concesso di prolungare stentatamente la vita, sino
all'anno 1873 o 1874. Il ferreo braccio della finanza, la quale
è costretta a trattare ogni più delicata questione dal solo punto
di vista del dare e dell'avere, gliela ha troncata, a dispetto dei
ventisei secoli di onorata esistenza. A quell'ampia distesa di
acque marine, sature di cloruro di sodio, oasi salubre nel deserto
della malaria, la finanza ha sostituito un pantano più pestifero
e più esiziale dello stesso stagno di levante. E vero che ci si offre
come compenso la bonifica idraulica di tutta la plaga marina,
di tutto il delta del Tevere. E se la memoria delle isteriche
saline andrà perduta per sempre (*), noi otterremo in cambio
(!) Anche le salinae urbane, o magazzini della regia, descritte o men-
tovate da Livio e da Frontino, sopravvissute attraverso tante vicende e tante
trasformazioni e riedificamenti fino a noi, sono state distrutte alcune setti-
mane or sono per l'allargamento della via di Marmórata che conduce al
quartiere di Testacelo.
Il « Campus salinarum romanarum »
poi « Campus salinarius » e finalmente * Campus salinus maior ».
Della fabbricazione del sale fino alla prima metà del secolo de-
cimosesto rimane memoria, e nella « fossa papale » canale, pel
quale l'acqua marina giungeva al bacino, attraversando le dune
litoranee : e nei documenti citati dal Fea alla p. 82 della sua
Storia delle saline di Ostia stampata in Koma nel 1831. Sono
due lettere del cardinale Kaffaele Kiario, camerlengo di s. Chiesa
sotto Giulio II, recanti la data del 24 maggio 1504 e del 15
dicembre 1507. Con la prima, si deputa commissario sopra le
saline di Ostia e di Porto « apud Ostiam Tiberis et Campum
salinum « un tal Giuliano di Pietro, cittadino romano, della
regione Arenula: con la seconda si destina, sopraintendente a
vita delle medesime Antonio del Monte, laico della diocesi di
Novara. Ignoro l'anno preciso del loro abbandono. Nella pianta
del latifondo di Maccarese e Camposalino incisa in rame nel-
l'anno 1781 da Andrea Vici e Domenico Sardi, non se ne scorge
più traccia. Quelle di Ostia hanno avuto migliore ventura, ed
è stato loro concesso di prolungare stentatamente la vita, sino
all'anno 1873 o 1874. Il ferreo braccio della finanza, la quale
è costretta a trattare ogni più delicata questione dal solo punto
di vista del dare e dell'avere, gliela ha troncata, a dispetto dei
ventisei secoli di onorata esistenza. A quell'ampia distesa di
acque marine, sature di cloruro di sodio, oasi salubre nel deserto
della malaria, la finanza ha sostituito un pantano più pestifero
e più esiziale dello stesso stagno di levante. E vero che ci si offre
come compenso la bonifica idraulica di tutta la plaga marina,
di tutto il delta del Tevere. E se la memoria delle isteriche
saline andrà perduta per sempre (*), noi otterremo in cambio
(!) Anche le salinae urbane, o magazzini della regia, descritte o men-
tovate da Livio e da Frontino, sopravvissute attraverso tante vicende e tante
trasformazioni e riedificamenti fino a noi, sono state distrutte alcune setti-
mane or sono per l'allargamento della via di Marmórata che conduce al
quartiere di Testacelo.