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La controversia sul Pantheon
fortissima, non solo, ma è disposto a padiglione o a cono schiac-
ciato, con la pendenza dal centro verso la periferia, come è ap-
punto il piano sottoposto ali*arena del Colossèo. Dunque su questa
superficie doveva cadere la pioggia dall'occhio del tolo di una
cella rotonda.
Rimangono ancora due difficoltà : la prima concerne il modo
negligente col quale la cella rotonda di Adriano è innestata al
pronao di Agrippa : la seconda concerne il pavimento a padi-
glione, scoperto circa due metri più basso dell'attuale.
Quanto alla prima non c'è dubbio che la rotonda ed il por-
tico fanno quasi ciascuno da se, perchè il distacco essendo non
solo materiale, ma architettonico, le linee della prima poco o
nulla hanno di comune con le linee del secondo. Sembra dunque
che nel corso dei restauri di Adriano il portico solo sia stato lasciato
in piedi, assicurato da forti puntellature. La cella ricostruita
dai fondamenti è stata addossata al portico nel miglior modo
possibile, non così però esattamente, da non lasciare traccie del
distacco da cielo a terra. Quanto alla discordanza delle linee
architettoniche si ponga attenzione ad un punto fondamentale.
Il corpo rotondo del Pantheon non è stato più
visibile dal tempo di Adriano in poi. Basti gettar
l'occhio sulla pianta che accompagna le mie dissertazioni (No-
tizie 1882, tav. XXI), ovvero girare il Pantheon lungo il peri-
metro scavato in via della Minerva, ed in via della Palombella.
Dalla parte della Palombella è evidente anche ai meno espe.ti
in qual modo e quanto completamente la Rotonda fosse ma-
scherata ; dalla parte di via della Minerva basta considerare la
grossezza del muraglione con le nicchie, per determinarne
l'altezza, almeno sino al giro della cornice del pronao. Si
vegga la lettera del Falconieri a Carlo Dati. Questo muraglione
con le nicchie è lavoro di Adriano e precisamente dell'anno 127,
essendovi stato letto il bollo Marini n. 453.
Legge di simmetria richiede l'esistenza di altra simile
La controversia sul Pantheon
fortissima, non solo, ma è disposto a padiglione o a cono schiac-
ciato, con la pendenza dal centro verso la periferia, come è ap-
punto il piano sottoposto ali*arena del Colossèo. Dunque su questa
superficie doveva cadere la pioggia dall'occhio del tolo di una
cella rotonda.
Rimangono ancora due difficoltà : la prima concerne il modo
negligente col quale la cella rotonda di Adriano è innestata al
pronao di Agrippa : la seconda concerne il pavimento a padi-
glione, scoperto circa due metri più basso dell'attuale.
Quanto alla prima non c'è dubbio che la rotonda ed il por-
tico fanno quasi ciascuno da se, perchè il distacco essendo non
solo materiale, ma architettonico, le linee della prima poco o
nulla hanno di comune con le linee del secondo. Sembra dunque
che nel corso dei restauri di Adriano il portico solo sia stato lasciato
in piedi, assicurato da forti puntellature. La cella ricostruita
dai fondamenti è stata addossata al portico nel miglior modo
possibile, non così però esattamente, da non lasciare traccie del
distacco da cielo a terra. Quanto alla discordanza delle linee
architettoniche si ponga attenzione ad un punto fondamentale.
Il corpo rotondo del Pantheon non è stato più
visibile dal tempo di Adriano in poi. Basti gettar
l'occhio sulla pianta che accompagna le mie dissertazioni (No-
tizie 1882, tav. XXI), ovvero girare il Pantheon lungo il peri-
metro scavato in via della Minerva, ed in via della Palombella.
Dalla parte della Palombella è evidente anche ai meno espe.ti
in qual modo e quanto completamente la Rotonda fosse ma-
scherata ; dalla parte di via della Minerva basta considerare la
grossezza del muraglione con le nicchie, per determinarne
l'altezza, almeno sino al giro della cornice del pronao. Si
vegga la lettera del Falconieri a Carlo Dati. Questo muraglione
con le nicchie è lavoro di Adriano e precisamente dell'anno 127,
essendovi stato letto il bollo Marini n. 453.
Legge di simmetria richiede l'esistenza di altra simile